Uomini Illustri

Bollettino della vittoria

Bollettino della vittoria
 
“ Compilare il Bollettino, il 4 novembre, fu facile poiché al fronte tutti sentimmo subito che Vittorio Veneto era stata la battaglia decisiva di tutta la guerra. Ordinariamente il Bollettino é una presa fotografica di ventiquattro ore di una battaglia. Ma l' ultimo doveva rappresentare la presa fotografica dell'intera guerra.
Quei reparti alleati che presero  parte alla battaglia fecero il loro dovere, fecero tutto quello che era stato loro ordinato e che la resistenza nemica consentì loro di compiere, ma come già il destino vigile e protettore aveva voluto che nel novembre del 19I7 la saldatura della nuova linea del Piave fosse fatta unicamente da truppe italiane, poiché nei tratti ove in un secondo tempo giunsero in linea i contingenti alleati la saldatura o era già avvenuta o poté farsi senza contrasto nemico, così nella grande battaglia di rottura  dell’Ottobre del 1918 le due azioni formidabili ed essenziali, quella dimostrativa cruenta sul Grappa e quella risolutiva contrastatissima nel Piave di fronte al Montello, furono affidate a truppe italiane.
La decima armata, che il generale Diaz aveva costituita per il generale Lord Cavan e di cui le tre divisioni britanniche formavano il nucleo principale, passò il Piave alle Grave di Papadopoli senza incontrare resistenza. La dodicesima armata, rannodata intorno alle due divisioni del generale francese Graziani,fece del suo meglio per passare il Piave, risalire rapidamente da Valdobbiadene il Monte Cesen, scendere a Feltre; ma quando giunse nell’eroica cittadina trovò già sulla piazza gli ufficiali del 30° corpo d’armata riuniti a Gran Rapporto intorno al generale Montanari, loro comandante.
Nel Bollettino del 4 novembre il Comando Supremo volle dare a tutti pari riconoscimento e gratitudine, esaltando sullo stesso piano meriti, azioni e intenzioni. Naturalmente però, pur rendendo onore a tutti i contingenti, il Bollettino precisò in modo doverosamente inequivocabile le proporzioni numeriche dei combattenti. Questo fu necessario perché il modo come la battaglia si era svolta consentiva di adeguare le proporzioni del merito a quello numerico. Era naturale che ogni nazione seguisse il proprio esercito ovunque combattesse e desse a preferenza le notizie che riguardavano i propri reparti. Umano quindi che in quei giorni si parlasse nei rispettivi paesi della battaglia francese, della battaglia inglese e perfino della battaglia americana in Italia. Bisognava perciò che l` Italia affermasse che tali battaglie non erano che azioni singole o secondarie dell' unica grande complessiva battaglia, la battaglia italiana, ed una tale affermazione non si poteva sanzionare che col dare un nome alla battaglia stessa, nome che avrebbe dovuto evitare indicazioni di meriti parziali.
Questo nome era necessario, perché in quella parte del Bollettino della Vittoria che riguarda la battaglia, iniziata il 24 ottobre e conclusa il 4 novembre, essa non fosse chiamata né delle Grave di Papadopoli, né di Valdobbiadene, come non sarebbe stato giusto che fosse chiamata del Grappa o della Sernaglia,   malgrado che questi due episodi avessero avuto carattere e formidabile importanza di decisione. Vi fu chi propose di chiamarla battaglia d’Italia, ma al generale Diaz non piacque perché troppo generico.
Fu allora deciso di chiamarla di Vittorio, a cui venne aggiunto per ragioni di eufonia ed anche per considerazioni sentimentali l'appellativo di Veneto, perché Vittorio Veneto, collocato al di là della linea avversaria spezzata, trovavasi nel punto delicato ove le armate nemiche della montagna si saldavano con quelle della pianura.
Con la scelta di tale nome, veniva insieme riconosciuto il merito di tutti ed evitato il pericolo di invadenze o di esagerate interpretazioni a vantaggio di azioni di limitata importanza.
ll generale Diaz volle inoltre che tutte le armate, che avevano contribuito alla vittoria finale figurassero  nel documento ufficiale che la consacrava. Per effetto di tale suo ordine, il terzo periodo che inizialmente suonava "la fulminea, arditissima avanzata del ventinovesimo corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria", venne, seduta stante, ampliato quale è attualmente: “la fulminea, arditissima avanzata del ventinovesimo corpo della prima armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche, travolte ad accidente dalle truppe della 7“ armata e ad oriente da quelle della 1^, 6^ e 4^, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria".
Questa fu l’ unica modificazione apportata nella revisione del documento, preparato per la firma.
Nella trasmissione telefonica iniziale a Roma, o nella trascrizione, vi fu però una omissione. Dove si parla della 3^ armata il periodo  era arrestato alle parole "sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate"; erano state soppresse quelle che seguivano "e mai perdute" che, collegate alle precedenti , contengono nel modo più laconico, ma più esplicito possibile, tutta la storia di gloria e di dolore della 3^ armata.
Segnalata a Roma l' omissione, l’aggiunta venne apportata, ma non ho mai capito il perché anche questa volta vi fu una modificazione di parole, cosicché la frase del Bollettino, che originariamente era “sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate e mai perdute", é passata alla storia "vittoriosamente conquistate, che mai aveva perduto".
Il resto del documento rimase tale e quale venne compilato di getto in quella mattina nella quale i fatti dettavano alto, i cuori battevano forte, la commozione era fierezza, l'avvenire certezza.
Ma anche oggi, dopo che altre grandi prove sono state date, altre difficoltà superate, altre vittorie conseguite, noi possiamo rievocare il 4 novembre 1918 con la sicurezza di avere mantenuto fede agli impegni; possiamo fare dei risultati di allora, di oggi e degli immancabili di domani, l’altare della nostra fede sul quale elevare il pensiero al Re Imperatore e al Duce, che rappresentano la continuità e la grandezza della Patria.»
Gen. Domenico Siciliani
Le notizie e gli scritti sul Generale Domenico Siciliani sono stati tratti dal libro “ CIRO’ DOTTA – Figli illustri di Cirò e Cirò Marina, edito da Studio Immagine Futura, Belvedere Spinello, Luglio 1992
 
Da "Storia", anno I, n. l, p. 4.