Personaggi

Il Casato – dei Torchia

Il Casato – dei Torchia
 
Capostipite dei Torchia vissuti in passato a  Cirò e Cirò Marina ed i cui discendenti sono tutt’ora viventi, per buona parte nei due comuni,  è stato TORCHIA FRANCESCO, proveniente da un paese pre silano, che nella seconda metà dell’0ttocento si stabilisce a Cirò dove sposa , in prime nozze certa Fazio di Umbriatico, ed in seconde nozze Angela Sculco.
Dal primo matrimonio nascono i figli Raffaele e Giovanni, dal secondo, Antonio, Giuseppe, Caterina e Nicodemo
Torchia Francesco commerciava lana, che acquistava dai pastori della zona e , dopo averla lavorata, colorata e confezionata in matasse, la vendeva ai commercianti di tessuti. Dal tipo di lana veniva ottenuto un tessuto chiamato “ Frandina”  utilizzato per confezionare capi di abbigliamento, ma soprattutto mantelli militari per ufficiali.
Grazie a questa sua attività  era riuscito, nel tempo,  ad accumulare un discreto capitale che aveva investito in terreni e fabbricati siti in agro di Cirò. Di sua proprietà risultavano terreni siti in contrada Sant’Andrea, Campana , Cappellieri  ed il Palazzo Casoppero, nel rione Portello, appartenuto alla famiglia Susanna. Il  palazzo è  un palazzo storico perché era la casa natale del poeta G.T. Casoppero, latinista insigne. Della costruzione, interessante per il suo intaglio , è  l’arcata del portale.
I terreni siti in contrada Sant'Andrea , originariamente coltivati a seminativo, erano  stati, successivamente all’acquisto, trasformati in gran parte a vigneto in società[1] con De Franco Antonio. E’ ancora leggibile sul frontale del casino  la scritta : Torchia Francesco e De Franco Antonio - anno 1897.( Foto di seguito )
Alla sua morte i terreni ed il fabbricato sono stati ereditati dai figli di primo e di secondo letto.
Ad Antonio, personaggio, di cui ci occuperemo , sono rimasti  assegnati, parte dei fondi siti in contrada  Sant’Andrea, Cappellieri e Campana, nonché parte del palazzo Casoppero.
[1] La società, informale, prevedeva l’accordo tra i due nominativi la messa a disposizione da parte del Torchia del terreno e l’impianto del vigneto da parte del De Franco. A trasformazione avvenuta il terreno sarebbe stato diviso in parti uguali
 
NOTE
L’ipotesi delle origini pre silane del Capostipite è supportata dal fatto che l’attività da lui esercitata , era una attività tipica di alcuni paesi silani del Cosentino.
A Colosimi come in altri paesi silani , la lavorazione della lana era attività diffusa e veniva svolta con gli stessi sistemi utilizzati da Torchia Francesco, per cui il prodotto finito passava attraverso le seguenti fasi prevedevano i seguenti passaggi, tutti effettuati manualmente:
Dopo la tosatura degli ovini, che avveniva normalmente nel mese di giugno, la lana raccolta veniva bollita in grandi pentole o caldaie e poi successivamente lavata, spesso nei fiumi. Per eliminare l’acqua la lana si sistemava in delle ceste dove si lasciava sgocciolare. Una volta sgocciolata veniva posta su coperte di stoffa e lasciata asciugare al sole.
La lana andava successivamente cardata con un utensile caratterizzato da una tavola con chiodi che permetteva di renderla più morbida.
A questo punto il nostro soggetto provvedeva anche alla colorazione con sostanze naturali il più delle volte di natura vegetale.
Tra le materie utilizzate vi era il guscio delle noci frantumato finemente che conferiva una colorazione marrone, l’0lmo 0 il salice per il verde, la ginestra per il giallo ed il melograno per il rosso.
Per tale ultima attività, nell’ambito parentale, T.G., noto commerciante di Cirò Marina, scomparso da pochi anni, veniva nomato il tintore “ U Tinturi” .
Tale vocabolo , usato come sinonimo di persona abile nel trattare con il cliente descrivendo pregi che il prodotto venduto a volte non aveva, voleva sottolineare la relazione con l’avo per l’abilità commerciale del soggetto.
La Redazione