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Note biografiche su Astorino Salvatore

Note biografiche su Astorino Salvatore
 a cura del Figlio Francesco:
 
Nasce a Cirò il 21 Novembre 1907 secondo dei tre figli di Francesco e Margherita Arcuri.
Ben presto segue le orme del padre appassionandosi alla meccanica ed ai motori in particolare.
L'officina in cui lavorano è simile a quelle che si vedono in alcune stampe d'epoca, con le grandi pulegge e le cinghie che trasmettono il moto ai torni ed alle altre macchine utensili, con una particolarità, su un trave all'ingresso campeggia la scritta “BACI E ROSE SULLE MANI CALLOSE”,. Questo dà l'idea della filosofia di vita che ispirava l'intera famiglia.
Nel 1927 quando già lavora con il padre consegue la patente di guida in modo abbastanza curioso.
Un ingegnere di un ufficio ministeriale di Catanzaro era venuto a Cirò per collaudare l'acquedotto o la modifica delle opere di presa dello stesso in località Canali, (sulla strada verso Torretta 400, 500 metri dopo il bivio per Umbriatico) dove si utilizzava un salto d'acqua sorgente per far funzionare le pompe che alimentavano l'acquedotto del paese. Finito il lavoro bisognava riportare il funzionario a Catanzaro, ma l'autista dell'unica automobile disponibile quel giorno era impegnato dal matrimonio della figlia. Fu gioco forza far fare da autista al giovane Salvatore. Lungo il tragitto l'ingegnere dopo essersi complimentato per la guida, chiede da quanto tempo ha la patente. Salvatore è costretto ad ammettere che non ha la patente. L'ingegner fa fermare l' auto, grande ramanzina e poi conclude, quando arriviamo venga in ufficio da me che le do la patente.
Nel 1936 a seguito della guerra coloniale di Etiopia la SdN ( Società delle Nazioni) proclama le “inique sanzioni” e le prime merci ad essere carenti sono benzina, la lana e il caffè. Da qui la spinta a trovare sostituti.
Su sollecitazione del cav. Dottore, Salvatore Astorino fu spinto a trovare il sistema di far andare le automobili ad alcool, “la macchinetta a spirito” come amava dire scherzando.
Il tentativo di usare l'alcool cozzava con un problema di fondo: a basse temperature l'alcool bruciava anziché scoppiare, e, pertanto,  per avere avvii regolari si sarebbe dovuto poter variare l'angolo di anticipo col motore in moto. Cosa difficilissima da attuarsi senza ricorre all'elettronica di oggi.
La trovata di Salvatore fu quella di tenere separati alcool e benzina tramite un doppio serbatoio e doppio carburatore, la miscela dei due carburanti avveniva solo nel condotto di aspirazione.
Ciò permetteva l'avvio a benzina e poi il passaggio ad alcool ed anche una miscela a piacere dei due carburanti.
Grazie all'aiuto del cav. Mario Dottore il brevetto fu assunto dal CNR e fatto proprio.
Qualche tempo dopo fu chiamato al CNR, non per sviluppare il suo brevetto come sarebbe stato logico attendersi, ma per progettare macchine che riuscissero a filare fibre vegetali non tradizionali dalla ginestra all'ortica.
In questo periodo si divideva tra Cirò e Roma. A Roma scopre che la fronda al regime arriva molto in alto, ed i contatti sopratutto con gli inglesi sono ampi ed estesi.
Nel '42 lo zio materno, notaio Arcuri, che aveva sposato una Agostini Novello di Padova, gli propose di andare a trovare i parenti della moglie e di portare loro dell'olio che al nord già scarseggiava.
Mentre si trovava presso questi parenti, gli alleati sbarcarono a Salerno, l' Italia era divisa in due dal fronte (proprio come vorrebbe fare ora qualcuno) ed a lui era precluso il rientro a casa .
Per sfuggire al pericolo dei bombardamenti gli Agostini Novello da Padova sfollarono a Costozza, paesino in provincia di Vicenza, dove avevano dei parenti tra cui c'era quella Bruna Carli che poi sposerà nel 44.
Costozza è un piccolo centro ai piedi dei colli Berici ed è caratterizzato da alcune classiche ville Venete e sovrastato da un colle con delle gigantesche grotte, frutto della continua estrazione di pietra tenera da lavorazione fin dall'epoca romana.
Queste grotte sono state usate per secoli come deposito di derrate alimentari. Con lo scoppio della guerra e l'inizio dei bombardamenti alleati, vi furono trasferiti, reparti dell'Isotta - Fraschini, dell'Alfa Romeo e della Ducati.
Con la caduta del fascismo (25 luglio del 43) e con l'8 settembre le truppe tedesche assunsero il controllo di queste fabbriche, protette dal colle: E' l'inizio della famosa organizzazione TODT di lavoro forzato, alla quale erano obbligati tutti gli uomini che non venivano deportati in Germania. Salvatore dovette acconciarsi a fare il magazziniere in tale fabbrica.
Gli alleati informati che li si producevano  tra l'altro munizioni volevano bombardare le grotte. Ciò avrebbe comportato la distruzione del paese senza garanzie sul risultato militare.
A questo punto Salvatore entra in contatto con la resistenza e garantisce assieme al farmacista Dominiddiato (che verrà ucciso da un colpo vagante proprio quando andavano a festeggiare l'arrivo degli americani a Vicenza) che nessun pezzo funzionante sarebbe mai uscito da Costozza. Si organizza il sabotaggio ognuno per la sua parte, stando ben attenti che i tedeschi non se ne accorgessero. Piccole cose erano sufficienti ad inceppare armi sofisticate. Per esempio vengono scambiati i proiettili 7,62 con 7,65 ed operazioni consimili. Oppure venivano segnalate le uscite dei pezzi che poi quando erano allo scoperto venivano attaccati o bombardati.
Tutta la famiglia di Salvatore Astorino sembrava in quel periodo molto ammalata, infatti per le comunicazioni, usavano un codice basato sui medicinali.
Spesso capitava di organizzare riunioni del CLN a due stanze dal comando tedesco.
Pur in questa situazione Salvatore nel febbraio del ‘44 sposa Bruna Carli. ed a dicembre avranno il primo dei tre figli.
Al momento della ritirata, i tedeschi vogliono far saltare tutto l'esplosivo che si trova nelle grotte per non lasciarlo in mano al nemico. Una azione del genere avrebbe sicuramente fatto franare il colle e seppellire l'intero paese, andarono in tre soli ,tra cui Salvatore a parlare col comandante delle SS per farlo desistere,  ma lui ripeteva di avere l'ordine di distruggere l'esplosivo. Facendogli credere di avere tutta la brigata partigiana che li aspettava all'uscita, riuscirono a concordare che loro tre avrebbero portato fuori il materiale da far saltare all'esterno, in cambio non sarebbero stati attaccati appena allo scoperto.
Ed è così che Costozza esiste ancora.
Ora c'era da organizzare il ritorno a Cirò. Impresa non facile visto che oltre alle tragedie note i tedeschi in ritirata facevano sistematicamente saltare tutti i ponti. Comunque imbarcati moglie e figlio su una balilla a tre marce in un viaggio pieno di peripezie Salvatore torna a casa ed alla sua beneamata Cirò.
Dall' officina spariscono piano piano le pulegge e le cinghie ma la scritta sulla trave resta.
Arrivano anche da distante i giovani per imparare, ed alcuni vengono ospitati in casa. Salvatore li chiama discepoli e loro lo chiamano maestro. Dopo un pò chiedeva ai nuovi arrivati : secondo voi qual'è l'attrezzo principale per un motorista ?. Riceveva ovviamente le risposte più disparate, lui lasciava tutti di stucco dicendo: “l'orecchio”, se non hai orecchio non puoi fare nè il suonatore nè il meccanico.
Capitava di vedere tutti i ragazzi  riuniti in circolo che osservavano ed ascoltavano attenti come si salda un monoblocco in ghisa o una camicia di alluminio.
Negli anni '50 i pezzi bisognava ripararli perchè per avere i pezzi di ricambio significava attendere settimane e settimane.
Ma non solo auto, si ricorreva a Salvatore anche per adattare macchinari enologici studiati per uve leggere del settentrione e  per le uve ad alta gradazione zuccherine di Cirò.
In pieno periodo di guerra fredda e di forti tensioni soleva dire: “due più due fa quattro sia che lo dica un fascista, un comunista o un democristiano.
Nel ‘59 per una serie di circostanze, non ultimo l'inizio dei problemi all'orecchio, si trasferì a Costozza trasformandosi in agricoltore, anzi in viticoltore. Ed anche in questo campo, riuscì in breve tempo a produrre, a detta di tutti, il miglior vino della zona, aiutato certo dalla posizione dei vigneti, ma anche dall'aver ripristinato il metodo selettivo della vendemmia e la cosiddetta lavorazione in bianco, molto adatta alle uve del posto.
Nel 1990 all'età di 92 anni passava a miglior vita.