Scrittori

Civiltà Contadina

SAVERIO DE BARTOLO
CIVILTA’ CONTADINA
Nel territorio di Cirò nel primo ‘900
CopyArt Ferrara 2016


Prefazione

Il libro dell’amico Saverio De Bartolo, frutto di uno sviscerato amore per il suo paese natale, Cirò, in cui ha vissuto e a cui tanto deve, si legge con piacere perché pochi scrittori sono in grado di dare un’anima sensibile e aperta alla realtà quotidiana del mondo contadino, fatto anche di vita grama, di fermarla e di trasformarla in una visione che suggestiona e incanta, facendoci respirare quella boccata d’aria paesana, che dà tanto sollievo, soprattutto a chi è figlio della diaspora calabrese ed è costretto, come lui, a vivere lontano dalla sua terra.
E’ un libro molto importante che dà spessore culturale al nostro paese, un lavoro che con il suo periodare semplice e chiaro, piuttosto non comune nei nostri tempi, rende piacevole la lettura di questa storia di gente “senza storia”, le cui vicende sono passate alla griglia di una ricerca meticolosa e assai lodevole, che Saverio ha saputo leggere nei segreti di pieghe storiche.
Di questa Cirò contadina che finora non ha avuto il giusto e legittimo riconoscimento e merita di essere riscoperta, valorizzata e riportata alla memoria di tutti i calabresi.
Auguro a questo libro di Saverio un successo lusinghiero, con l’auspicio che, a poco a poco, la gente di questa nostra epoca si renda conto che la televisione non può sostituirsi alla lettura di un buon libro.
E sono anche convinto che, da buon calabrese “capatosta”, Saverio non rinuncerà certo in futuro a scrivere altre lodevoli opere sul suo paese natale.

Egidio Mezzi

RECENSIONE

(Pubblicata sul quotidiano on – line il Cirotano in data 27 maggio 2016)

CIRO’ E IL SUO MONDO CONTADINO NEL CUORE E NELLA PENNA DI SAVERIO DE BARTOLO

(Per non perdere la nostra identità, la nostra storia, il nostro passato, il nostro essere, il nostro nome, i nostri genitori, la nostra terra natia.)
Cirò, venerdì 27 maggio 2016
Quella dell’amico Saverio De Bartolo è una produzione fertile, tanto fertile ma mai effimera, che si snoda nel tempo sempre percorrendo una propria individuale visione della realtà che sprona a capire meglio il valore del rapporto con la tradizione che non è disgiungibile dalla geografia esistenziale dello scrittore, dalla sua Cirò vissuta.
Mi par di poter dire, conoscendolo, che l’opera di De Bartolo è essenzialmente unione tra l’urgenza dell’attualità, l’esigenza di rinnovamento e la tradizione; una tradizione non intesa come staticità di situazioni piuttosto un continuo dinamismo di eventi, azioni e sensazioni.
Tutto il lavoro editoriale del cirotano manifesta il tormento e il timore visto che noi della civiltà postmoderna stiamo mettendo una pietra su quel che fu.

LIBRI DELLA MEMORIA

Ma, piace ripetermi, non è così, non può essere così e De Bartolo ce lo ricorda, amaramente ce lo ricorda nei versi di una delle sue poesie “Tre campanelle” laddove scrive:

“Mi giungono i rintocchi di lontano/di tre campanelle di una chiesa./Lontano mi riporta al mio paese/ alla mia casa della Cacovia,/la casa dei miei nonni al crocevia/delle campane di San Menna/e della chiesa di Santa Maria./Quanti ricordi quanta nostalgia/degli anni verdi della scuola mia/del lavoro dei campi/delle feste dei Santi/Santa Lucia, Natale e Capodanno/’agurii e bonannu/fammi a strina ch’è Capudannu’,/i bambini dietro l’uscio/delle case della festa/San Giuseppe coi fuochi i canti e i balli/nella piazzetta angusta eppur gremita/San Cataldo che scende alla Marina/San Nicodemo il Santo cirotano/San Francesco patrono con la fiera./Le campane e i dì di festa/i rintocchi al mattino e a mezzogiorno/a sera i rintocchi dell’Avemaria./E’ lontano quel tempo/vive nel sogno quel ricordo.”

Negli anni ci ha donato libri della riflessione e della memoria come Il Cerusico di Mizzana del 1997; I temi politici della sinistra extraparlamentare negli anni ’70; Il Caso del Manifesto (1998); dello stesso anno, Il Manifesto anni ’70: ”una rifondazione politica” a sinistra del PCI. Analisi dei contenuti delle tesi del Manifesto; Amaramente, miscellanea di versi del 2003; Kakovia del 2004; Famiglia De Bartolo, via Cacovia n. 6 Cirò (2006) e ancora in questo stesso anno: se La buona Marta….; e poi nel 2007, dedicate al suo famoso conterraneo Le Cinque Novelle, con autobiografia di Luigi Siciliani e Carissimo Gigi, Lettere di Giovanni Pascoli a Luigi Siciliani; A froggia e Mastu Lorenzu del 2010 e Si sa che…. Montedison, le ricerche, le persone.. del 2012 con prefazione di chi scrive questa nota.

DIARIO RICCO DI EMOZIONI

Quest’ultimo libro, mi piace ribadirlo, è il rinnovato racconto di una vita che l’amico scrittore ha voluto testimoniare alle giovani generazioni perché sappiano e non dimentichino; un racconto esemplare, ricco di buoni sentimenti e spiritualità anche, dove il tempo e il passato non assumono un aspetto evanescente, ma risonanza di umanità ed esperienza; una sorta di diario ricco di sensazioni, emozioni, sentimenti. Su questa traccia è la pubblicazione fresca di stampa (maggio 2016) per i tipi di CopyArt di Ferrara dal titolo essenziale “Civiltà contadina nel territorio di Cirò nel primo ‘900”.

Solo a leggere il titolo potrebbe sembrare un libro anacronistico e comunque lontano dagli interessi culturali e dalle problematiche sociali della nostra quotidianità. E invece non è così. E’ essenziale non perdere la nostra identità, la nostra storia, il nostro passato, il nostro essere, il nostro nome, i nostri genitori, la nostra terra natia.

Ed è questo che vuole evitare l’Autore di questo libro che ho avuto il gusto di leggere in questi giorni. E si rivolge soprattutto alle giovani generazioni, non solo di Cirò, troppo distratte da consumismo, materialismo e facile edonismo. Insomma ricordare, fare memoria.
 
VIAGGIO ATTRAVERSO LA STORIA
Per lo stesso nobile scopo, ci ha lasciato opere speculari, assieme a questa, che meritano di essere rilette, approfondite e perché no aggiornate da ulteriori studi e documenti. Forse vado ripetendomi, ma non posso esimermi dal dire che siamo davanti ad un viaggio nel tempo che accarezza la memoria. Un viaggio che attraversa la storia, sospesa nel passato, in quel tempo che ancora sa incantare, che racconta la storia di Cirò, del Cirotano, della gente di Calabria insomma.
Pagina dopo pagina, ogni angolo assume un volto familiare; emoziona e appassiona e diviene memoria e identità. Scorci di una strada animata, fra giardini ed orti, fra uliveti e stalle, fra vecchie case, luci e tanta vivacità, quasi un dipinto di quello che è stato e che purtroppo va scomparendo se non già è scomparso in alcuni tratti.
Una vera miniera di dati, corredata anche da una ricca bibliografia, un interessante itinerario storico – antropologico che, nei trentaquattro capitoli che lo compongono, ruota tutto attorno alla fierezza di un popolo, tribolato ma mai sconfitto e sorretto da tanta Fede seppur corretta da pregiudizi; figure, luoghi, personaggi, giochi, chiese, feste e i vari e tanti lavori del contadino; gli animali come pregiudizio e tanto altro ancora. Al postutto Saverio De Bartolo risulta essere interprete di un linguaggio artistico, tra poesia e scrittura, da definirsi propedeutico alla riappropriazione di una identità storica, forse smarrita, ormai, nella babele di una civiltà, se così si può dire, delle immagini e dei disvalori troppo sovrastante e devastante.
 
Mimmo Stirparo