Faccende Liliane

RINGRAZIAMENTO

RINGRAZIAMENTO
 
A distanza di qualche settimana dalla pubblicazione del mio articolo sul sito ciroaltra.it, Maria Francesca Carnea/Francesco Vizza, devo constatare, con mia grande meraviglia, che i visitatori interessati alla diatriba sono molti di più dei miei soliti ventiquattro.
Sono soddisfatto non tanto per il successo dell’articolo, ma perché molte persone interessate a quanto sta succedendo a Cirò in merito, hanno potuto ascoltare una voce neutrale, preoccupata soprattutto dallo scadimento dei ragionamenti e dall’oramai quasi perenne ricorso all’uso nelle discussioni dell’”Argomentum ad hominem”, più che alle confutazioni sui contenuti.
Beninteso la Professoressa non ha bisogno della mia difesa, e il mio intervento ha voluto essere una condanna di tutte quelle situazioni che si ripetono ormai da oltre un decennio, da quando il nome di Luigi Lilio (grazie al merito di storici locali che hanno dedicato la loro vita allo studio dei personaggi illustri del passato nati a Cirò, ma poco conosciuti dai loro stessi concittadini), è divenuto appetito da interessi che troppo spesso danno l’impressione di avere poco a che fare con la Cultura.
Mi è capitato altre volte di intervenire in difesa di persone ingiustamente attaccate da certi personaggi, che con la pretesa di una presunta superiorità intellettuale, non esitano e non hanno esitato a sminuire l’altrui lavoro; a questi ripeto (ora come allora) che seppur quanto riescono a fare anche in campi che non riguardano la loro professione sia ammirevole, ciò non li autorizza al costante e immotivato ricorso all’offesa.
Detto ciò, e considerato l’insperato successo di visualizzazioni dell’articolo, voglio sottoporre a chi avrà cinque minuti da perdere (Tempo consigliato), alcune osservazioni che ho maturato rileggendo tutto il materiale prodotto e pubblicato sul sito.
Lo faccio con la speranza di aiutare chi legge ad affrontare con più serenità e con più consapevolezza le questioni che hanno avvelenato ed avvelenano il vivere civile della nostra comunità.
Eccomi a Voi:
A mio modesto avviso, oggi viviamo in un mondo dove si percepisce, negli accadimenti di tutti i giorni, una dissonante e fastidiosa tendenza generale al rovesciamento di ciò che invece normalmente si dovrebbe percepire come sentire comune, come logico e razionale.
Un mondo in cui tutto è permesso perché dovuto, e niente è dovuto perché nessuno ne chiede conto. Un mondo che in nome di un livellamento di valori, dove uno vale uno e dove i meriti vengono ignorati (quando non sono i propri), per dar spazio ad una affannosa ricerca dell’IO SONO, calpesta valori come il rispetto delle idee altrui, l’amicizia, la solidarietà, l’ALTRO.
E cosa peggiore, quelli che a torto o a ragione dovrebbero dare l’esempio, quelli che si ergono al di sopra degli altri per vera o presunta superiorità morale ed intellettuale, sono spesso i primi a manifestare intolleranza e ad aizzare gli animi contro chi la pensa in modo diverso, e a niente valgono gli insegnamenti dei pensatori più illustri dell’umanità. Quanto appreso vale solo per fare sfoggio di sapere (o di presunto tale, specie quando si scelgono accuratamente gli interlocutori tra quelli che si possono magari rimproverare di poco frequentare archivi e biblioteche, ed evitando invece accuratamente confronti senza claque) senza accorgersi che rimproverando ad altri “saccenteria e narcisismo spasmodico di apparire” non fanno altro che riflettere i propri limiti.
Oggi gli alunni pretendono di giudicare i loro professori indipendentemente dai contesti in cui ci si misura e si discute.
La situazione potrebbe essere anche accettabile se la disputa avvenisse tra alunno e maestro che hanno nella loro vita studiato le stesse cose, ma non è accettabile, a mio modesto parere, quando chi non ha mai letto nella sua vita un libro di storia pretende di dare giudizi nel merito a chi la storia la studia da sempre.
E quand’anche l’alunno, che con sacrificio, con tenacia, con passione abbia acquisito conoscenza sulle questioni che si vogliono disputare, bisogna sempre tenere presente che il professore è sempre il professore, il soggetto cioè che nella vita ha studiato per fare quel mestiere ed è quello che ha fornito all’alunno le basi della conoscenza e, a meno che non ci si trovi di fronte ad un novello Giotto, quanto meno la costanza di frequentazione del maestro con l’argomento imporrebbe all’alunno maggiore prudenza nel giudicare se non maggior rispetto nel confronto.
I protagonisti sono sempre gli stessi, da una parte qualcuno che si auto proclama depositario di verità assolute, anche se mai accertate come tali, e tuttavia ne pretende il rispetto e le difende come fossero territori di conquista sui quali solo lui può imporre le sue leggi. Un pubblico, per lo più ignorante (dell’argomento), chiamato solo a rispondere al minimo squillo di tromba con un “presentat arm”. Dall’altra chi quei territori li ha sempre abitati, percorsi in lungo e in largo, ne conosce ogni segreto e quindi può a pieno titolo esprimersi in modo critico su quelle presunte verità, e formulare in piena libertà, ipotesi, teorie che richiedono approfondimenti e ricerca per potere essere dimostrate o confutate.
E purtuttavia, nelle legittime e possibili discordanze di opinioni, non si trova altro modo di rispondere e di far valere le proprie ragioni, se non con beceri e offensivi attacchi alla persona.
Mi vergogno io per loro!
Per questa pretesa superiorità di conoscenza che deve essere difesa contro chiunque ne metta in dubbio la veridicità, vengono schierati eserciti composti da porta bandiera, fanteria, attendenti, e graduati (moderni eserciti dei “Like”, agguerriti e “competenti” a modo loro negli alti gradi, scarsi di conoscenze del contendere nei gradi minori – la truppa si sa deve solo rispondere agli ordini, e se ripresa chiedere scusa ripetendo credo e giuramento alla bandiera[1]) contro  chiunque, armato solamente del suo sapere, appreso con sacrificio e applicazione, osi invadere il territorio appositamente marcato sul perimetro e per tale motivo non disputabile nonostante ritenuto da tutti gli studiosi ancora inesplorato[2].
E la guerra, dichiarata senza alcun preavviso e senza violazioni di diritti esclusivi se non quelli ritenuti tali da chi pensa che il sapere sia fatto privato, viene combattuta dall’aggressore senza esclusione di colpi, con confutazioni che seppur di argomentazione scientifica ammantate, dovrebbero essere poste come convincimento personale per una discussione qualificante e non come verità assolute e con atteggiamento intimidatorio che attraverso l’utilizzo di una fraseologia violenta e non accettabile, indigna (ahimè, o dovrebbe indignare) anche chi assiste da semplice interessato alla disputa di argomenti molto interessanti
I graduati dell’esercito, i più agguerriti e violenti, bramosi delle grazie del Generale e di venire ammessi da questi nell’Olimpo dei sapienti, facendo sfoggio di saperne più degli altri, usano lo stesso linguaggio, saccente, cattedratico e minaccioso del Sacerdote.
Qualche militare che tenta di disertare viene immediatamente ripreso e riportato nei ranghi e dopo una bella lezione chiarificatrice, viene invitato allo studio ed alla ricerca prima di poter essere autorizzato ad aprire bocca. (Vedi nota 1 pag. precedente)
 Alle persone che osservano stupefatte questa diatriba social, opportunamente tenuta lontana dalle sedi opportune ed dalla presenza di studiosi terzi neutrali, vien da chiedersi: Ma a che pro tutto questo? A chi giova?
Il paese certamente ne ricava notorietà, il marketing aumenta, i convegni, le sagre oramai calenderizzate diventano più attrattive, gli organizzatori più famosi, tutti ne traggono enormi benefici ….. tranne la cultura ….. e la verità ….. come quella che i quesiti formulati dalla professoressa Carnea sembrerebbero (ripeto: sembrerebbero) mettere in dubbio.
Dalla nascita di Lilio ad oggi non esistono elementi nuovi (anche per voce dello stesso Generale), eppure nascono tante pubblicazioni, si fanno tante conferenze, tanti convegni e un bel rumore di fondo che vengono mostrati alla gente. Vedete quante pubblicazioni, quanta produttività c’è, ma nessuno si vuole mettere in discussione e “quando si incomincia a fare più fuffa che ricerca seria e non ci si mette mai in discussione si pensa di sfangarla sempre, e riuscire a cavarsela facendo tante conferenze recitando sempre lo stesso ritornello”. E nel momento in cui non esistono elementi nuovi, e la ricerca di nuovi documenti (nuovi per gli ingenui) non ha proposto alcuna novità, c’è tutto un proliferare di articoli, si organizzano convegni, patrocinati e finanziati da Enti locali e Nazionali per ripetere sempre le stesse cose. E allora c’è da domandarsi: è   incredibile! ci sarà qualcosa sotto! ci sarà qualcuno che si fa questa domanda? è troppo comodo andare avanti, sistemarsi, trovare un posto, aumentare la propria visibilità e continuare a recitare la parte.
E questa assillante divulgazione, che viene propagandata in giro per il mondo attraverso pubblicazioni, convegni, manifestazioni, che hanno lo scopo di aumentare notorietà dei personaggi illustri del nostro passato quali benefici porta ad una squadra ben affiatata che pretende di giocare senza avversari ed è paragonabile ad un complesso musicale che porta in giro sempre lo stesso ritornello del loro repertorio (Maestro che suoniamo? La stessa), a chi giova?
Ho il dubbio, per averlo letto da qualche parte, che tutta questa attività divulgativa, che come abbiamo detto riteniamo venga offerta quale ricompensa al paese natio, abbia altri scopi …….
Lasciando da parte il lato economico perché non mi interessa andare a sindacare come vengono utilizzate le risorse di un Comune (anche se sono un cittadino che paga regolarmente le tasse), e ipotizzando per un attimo che lo scopo possa essere di natura prettamente culturale, non restano che le sacrosante, meritate motivazioni personali di chi queste attività le cura.
Nel campo scientifico l’attività divulgativa, articoli, convegni, manifestazioni, vengono valutati ai fini bibliografici da un misuratore, detto appunto “Misuratore bibliografico” che consiste nell’attribuire agli autori degli articoli, convegni, conferenze, manifestazioni performances individuali o di gruppo validi per avanzamenti di carriera, finanziamenti agli atenei ed altri svariati scopi che non sto ad elencare.
Per quanto riguarda le attività extra curriculari, queste non attribuiscono agli autori performances validi per la carriera, ma sicuramente, ne accrescono la notorietà e in mancanza di avversari che ne possono insidiare il primato, perché eliminati e non per meriti sportivi, la partita viene giocata da soli su tutti i campi in Italia e all’estero accrescendo il loro rating di “Fama” da cui dipende l’apprezzamento degli investitori culturali o pseudo tali.
Certe faccende Liliane, anche se un caro e stimato amico, che nell’occasione non si è dimostrato né caro né stimato, mi ha ammonito che sono faccende che non mi riguardano (penso si riferisse alla diatriba e non ai suoi contenuti, almeno voglio crederlo) non potevano però essere ignorate; avrei finito con il diventare complice di comportamenti che offendono la morale delle persone non avvezze al pettegolezzo, alle offese gratuite e al rispondere: ”Sissignore!” al primo fiato.
 
Concludo concedendomi solo altre due brevi osservazioni: la prima riguarda la constatazione che nessuna voce a difesa della persona (non delle idee) e di condanna dei modi utilizzati per attaccarla, sia stata sollevata dalle sue compaesane donne della persona offesa…..anzi!!! quanta ipocrisia in quanto viene continuamente sbandierato oramai ovunque sulla violenza di genere. 
La seconda riguarda invece una frase che la tradizione popolare Cirotana attribuisce al suo Santo Protettore: “San Nicodemo vuole bene ai forestieri”. Frase che come logica deduzione porta ad affermare che San Nicodemo non ama i Cirotani. Ed io che non sono nato a Cirò, ma vi vivo per scelta da oltre sessanta anni, oggi capisco appieno il suo significato. A Cirò sono stato accolto benissimo, i Cirotani di un tempo e quelli di oggi mi hanno sempre riservato amore e rispetto ed a Cirò ho trovato moglie ed ho cresciuto i miei figli, e allora, mi domando, perché San Nicodemo non dovrebbe amare i Cirotani? Perché, a mio modesto avviso, sono loro stessi che non si amano e che si odiano facendosi la lotta, non riuscendo a riconoscere i reciproci meriti, anzi facendo di tutto per denigrare chi gli sta accanto (magari appena dopo averlo blandito di complimenti) e la persona e l’operato di chi può anche pensarla diversamente.
Non mi meraviglia il fatto che in più di una occasione, io e solo io, che Cirotano di nascita non sono, ho dovuto difendere delle persone di Cirò dagli attacchi ingiustificati e gratuiti di altri Cirotani.
Vi ringrazio per il tempo dedicatomi.
Lecce 10 Dicembre 2023
Giuseppe Gaudino
 
[1] Rimprovero del Generale al Sergente che poneva alcune domande esprimendo le sue convinzioni su alcune questioni:
Caro SERGENTE ho scritto sei pagine di risposte e non ne vorrei scrivere altre dodici. Onestamente mi sono stufato; comincia a frequentare pure tu archivi e biblioteche, trova dei documenti inediti e poi ne parliamo.”
Scuse al Generale e giuramento alla bandiera del Sergente:
 
“Caro GENERALE, non era mia intenzione intaccare o sminuire l’eccellentissimo lavoro che stai conducendo e del quale tutti noi cirotani dobbiamo essertene grati e riconoscenti, né tantomeno ho mai messo in discussione i natali di Luigi Lilio nella nostra Cirò, confermati anche da Giovanni Fiore da Cropani in “Della Calabria illustrata”, opera pubblicata nel 1691 ma soprattutto dal Casoppero per le sue missive inviate a Lilio e delle quali, grazie a te, ne siamo a conoscenza..........” (NEI SECOLI DEI SECOLI AMEN [NdR])
[2] “il mistero meglio conservato nella storia dell’umanità”.