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La Storia di Tano - parte nona

Parte nona
 
. . .  Continua
E’ una canzone struggente d’amore tramandata oralmente e non scritta, di generazione in generazione.
TANO chiede perché stesse cantando proprio quella canzone.
Di rimando quell’ombra, con estrema calma, come se stesse squadrando da capo a piede i nuovi arrivati, dopo una lunga pausa senza per nulla essere meravigliata dall’aspetto strano di TANO e TARCONIO, dice: “nel castello di Cirò è racchiusa una ragazza dal vostro stesso aspetto ed il cuore mi dice che sta aspettando proprio voi, anzi - e alzando la mano, con l’indice puntato verso TANO - proprio te. Io sono considerata strega dai miei compaesani e vivo qui lontano dai miei affetti. Con le mie erbe ho guarito delle persone che erano state avvelenate da TAX-O e questi, che ha grande influenza sul principe, mi ha fatto esiliare. Vivo qui ormai da anni, però sono informata di quanto succede a Cirò. Spesso mi viene a trovare una mia nipotina”.
TANO e TARCONIO stupiti per le conoscenze dell’ombra, ma ormai a proprio agio, raccontano la loro storia e da dove arrivano.
L’ombra, sentita la loro storia, senza muoversi dalla sua posizione, prosegue: ”seguite il mio consiglio, per liberare la vostra ZIRA dovrete prima andare in tre località: la prima chiamata POL’CAVUNU, la seconda chiamata RAGAPEDE, la terza u VOSC’C ‘E LAOS. Esse formano un triangolo sul territorio di CIRO’ e sono a tre altezze diverse. Se capirete il loro significato potrete andare ancora avanti. Ma attenzione però ad una persona di nome TAX-O: è infida, cattiva. Cercherà di disorientarvi. Ha una sorella bella ma cattiva quanto se non più di lui”
E TANO: “ombra, perché non ti fai vedere?”.
E l’ombra: “se capirete avrete modo di vedermi, ma significherà anche che io potrò vedere la luce”.
TANO e TARCONIO escono dalla grotta. La luce del giorno, fuori, li abbaglia; a stento riescono ad aprire gli occhi per abituarli al sole. Già perché  intanto il temporale è finito e tutto, intorno a loro, ritorna ad essere armonioso. La natura si manifesta con mille e più colori, mille e più profumi, mille e più forme.
TANO rivolto verso TARCONIO: “chissà cosa avrà voluto dire l’ombra, comunque senti: vedo se OTIM ci può aiutare a decifrare le località di cui ha parlato l’ombra”.
E TARCONIO: “non troverai su OTIM il vero significato che cerchiamo; dobbiamo solo metterci in cammino verso quei posti. Solo lì avremo le risposte che cerchiamo. A proposito qui hanno un detto: "Dammi tempu ca ti cupu - dicia u suriciu ara nucia) (dammi tempo che ti buco - disse il topo alla noce) – ed il tempo è dalla nostra parte.
Detto questo i due si avviano verso la prima località: POL’CAVUNU. Non senza difficoltà riescono a raggiungere una zona con tanti ulivi, ma anche con tanti covoni di grano; spighe di grano raccolte ed ammucchiate.
Su un lato dei contadini sono intenti a battere le spighe di grano mentre un venticello gradevole provvede a far volare le pagliuzze. Queste seguono in grandi volute il vento,  formando strani disegni in aria. C’è anche aria di grande festa: si produce il grano, frutto di tanto lavoro e sudore. E’ la conclusione di un ciclo di produzione importante che permette la vita. (E’ la conclusione, ma anche l’inizio).  Le donne si danno da fare per cucinare ed organizzare la festa che si sarebbe svolta da lì a poco.
Le pagliuzze più leggere volano sempre più in alto, formando delle lettere. TANO si ferma a guardare, anzi si sdraia per terra. Benché ben saldo alla terra gli sembra di volare  e tutto preso da quella strana cosa archivia nella sua mente tutte quelle lettere che alla fine formano una frase:
Continua