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Terremoto Calabro 28 Dicembre 1908
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TERREMOTO CALABRO – SICULO 28 DICEMBRE 1908 –
Prima di riportare il contenuto del “ QUADERNO STORICO” trascriviamo, di seguito la relazione al Senato del Regno d’Italia, datata 1909, che sul terremoto di Reggio e Messina testimoniava:
“Un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province, nobilissime e care, abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana, è una vera sventura dell’umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. E’ la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell’umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancora completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancora siamo in grado di misurare le proporzioni dell’abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso e che grandi ed immediate provvidenze sono necessarie”( da Wikipedia)
e quanto scriveva il Corriere della Sera nel numero 3 dell’anno 1909:
« Si è assodato che Reggio rimase per due giorni in quasi completo abbandono. I primi ad accorrere il giorno 28 in suo soccorso vennero a piedi da Lazzaro – insieme al generale Mazzitelli e a poche centinaia di soldati: furono i dottori Annetta e Bellizzi in unione ai componenti la squadra agricola operaia di Cirò, forte di 150 uomini accompagnati dall’avv. Berardelli di Cosenza. Questa squadra ebbe contegno mirabile e diede aiuto alle migliaia di feriti giacenti presso la stazione. Gli stessi operai provvidero allo sgombero della linea ferroviaria favorendo la riattivazione delle comunicazioni ferroviarie. Appena giunti furono circondati da una turba di affamati e il pane da essi portato veniva loro strappato letteralmente dalle mani. Sicché essi dovettero patire la fame fino al giorno 30 quando cominciò l’arrivo delle navi. »
PREFAZIONE
Il 28 Dicembre 1908 alle ore 5,20, violente scosse di terremoto seguite da un apocalittico maremoto con onde alte fino a 10 m. distruggevano le fiorenti città di Reggio C. e Messina.
Migliaia le vittime (non meno di 70.000 secondo le cifre più contenute); ingenti i danni di natura non solo economica.
L’entità e la vastità della distruzione impressionarono le coscienze; commossero l’intera opinione pubblica mondiale.
Gli effetti anche psicologici prodotti sulla nazione furono tali che il maresciallo Conrad Von Hoentzendorf, capo dello stato maggiore austriaco, aveva proposto e sollecitato "particolarmente all’imperatore la guerra preventiva al nostro travagliato paese", che pur aderiva di fatto alla Triplice.
Il ritrovamento a Cirò Marina, nell’ archivio della famiglia Dottore - Morisciano, della originale relazione fatta stampare, nei mesi successivi all’immane catastrofe, dal presidente della lega agricola operaia di Cirò (fondata dal cav. Mario Dottore il 22/11/1908) che per prima si portò sui luoghi del disastro, costituisce perciò un ulteriore contributo storico per la ricostruzione dei fatti ma anche un vitale momento nella ricerca delle nostre radici ed identità culturali.
L’Amministrazione Comunale di Cirò, con il suo centro studi sociali, ha ritenuto, riproponendo la relazione nel testo originale ed integrale, dare testimonianza, ad onta del lungo oblio, dell’opera umile , generosa, umana svolta durante il tragico evento dai più di cento suoi concittadini, molti dei quali hanno lasciato eredi a Cirò.
L’esperienza trasmessaci dagli uomini della lega agricola operaia,offre,proprio a fine secolo,I’opportunità di riflettere su grandi valori, i quali nei riscontri oggettivi non si conciliano con le mode delle strumentalizzazioni e delle artificiose amplificazioni.
Nel silenzioso rispetto di quei valori, oggi apparentemente sbiaditi più che cancellati; depressi più che dispersi, la presente pubblicazione trova una più profonda ragione d’essere costituendo sincronicamente e quasi fisiologicamente, un significativo messaggio per richiamare l’attenzione di tutti su quella "via di vita" da sempre percorsa dall’intelligente e laboriosa comunità di Cirò.
Su questo cammino ideale, che ci lega indissolubilmente a quel fatidico 28 Dicembre 1908, l’Amministrazione Comunale di Cirò ha inteso, infine, far risaltare i concreti e solidi legami d’amicizia e d’affetto, creati 91 anni fa dal presidente e dai soci della lega agricola operaia di Cirò, con le popolazioni cosi duramente colpite dal sisma, le quali, indiscutibilmente, ebbero modo di apprezzare i benefici apportati dall’efficiente organizzazione logistica della nostra squadra di soccorso.
Cirò li, 28/12/1999
IL SINDACO
(Sculco dr. Antonio)
TEMPO E MEMORIA
Non appena vaghe notizie sul disastro di Palmi giunsero a Cosenza nella sera del 28 dicembre, Mario Dottore e l’avv. Adolfo Borardelli, che dovevano giungere a Cirò il giorno seguente, ebbero la idea di venire in soccorso delle vittime del terremoto, e telegrafarono che la lega operaia agricola di Cirò organizzasse una squadra di soccorso, composta almeno di 100 bravi operai e munita di tutto il materiale necessario per una efficace opera di aiuto.
E nelle ore pomeridiane del 29 dicembre, con slancio e con abnegazione i dirigenti l’organizzazione operaia di Ciro, non curando fatiche e sacrifici finanziari, formarono la squadra, che parti subito per Reggio a cui presero parte i seguenti soci:
Dottore Mario, Presidente; Annetta Giuseppe, Direttore Sanità;· Bellizza Raffaele, vice Presidente; Terranova Antonio, Medico assistente; Bellizza Vincenzo, Medico; Guerrera Francesco, Segretario Lega; Godano Domenico fu Giuseppe; Russo Salvatore fu Antonio; Janni Donato di Cataldo; Maiolo Domenico; Mazzei Franco di Luigi; Mazzei Santo; La Gamba Gius.; Dell’Aquila Raffaele di Salvatore; Dell’Aquila Francesco di Domenico; Cavallaro Luigi fu Salvatore; Malena Antonio fu Pasquale; Janni Leonardo di Cataldo; Aggiorno Francesco di Pasquale: Aggiorno Michele di Pasquale; Critelli Francesco di Vincenzo; Narciso Maiolo di Antonio; Lerose Nicodemo di Alfonso; Alagna Luigi di Francesco; Aggiorno Giuseppe di Pasquale; Brunetto Francesco di Leonardo; Cosentino Vincenzo di Pasquale; Colucci Giuseppe di Antonio; De Matteis Luigi fu Pasquale; Potestino Antonio fu Giuseppe; Veraldi Luigi fu Francesco; Stasi Antonio fu Vincenzo; Malena Gaetano di Francesco; Mungo Vincenzo fu Luigi; Mastroianni Filippo fu Michele; Perito Giuseppe fu Gaetano; Stasi Bruno fu Vincenzo; Mastromarco Vincenzo di Vincenzo; Caminiti Carmine; Stasi Antonio fu Vincenzo; Parisi Nicodemo fu Antonio; Pizzuto Francesco di Giuseppe; De Nardi Domenico; Volante Nicodemo; Naccari Nicodemo di Francesco; Fuscaldo Francesco di Nicodemo; Paletta Salvatore di Caterina; Parise Santo di Lucrezio; Carone Vincenzo di Raffaele; Fuscaldo Giuseppe di Salvatore; Bemardo Nicodemo fu Antonio; Colucci Francesco di Antonio; Manfredi Nicodemo fu Antonio; Montagnose Giuseppe di Francesco; Cironi Vincenzo di Salvatore; Allevato Achille; Prantera Salvatore di Vincenzo; Grisafi Gaetano di Francesco; Lombardi Luigi fu Giuseppe; Volante Amedeo di Cataldo; Carone Leonardo di Raffaele; Jaccavento Cataldo fu Giuseppe; La Marra Francesco di Arcangelo; Vasami Vincenzo fu Nicodemo; Cosentino Francesco fu Gaetano; Amadeo Cataldo; Le Rosa Nicola fu Raffaele; Stasi Giuseppe fu Nicodemo; Negro Vito fu Giuseppe, Monelli Francesco fu Nicodemo, Basile Salvatore di Giovanni; Malena Giuseppe di Giovanni; Cilidone Francesco di Giuseppe; Malena Vincenzo di Francesco; Chiriaco Francesco fu Nicodemo; Martino Gennaro fu Francesco; Jauni Giovanni fu Antonio; Mazzei Luigi di Santo; Cavallaro Francesco fu Salvatore; Cosentino Gaetano fu Tommaso; Vetere Giuseppe di Isabella; Vasami Salvatore di Vincenzo; Stumpo Giovanni fu Nicola; Colucci Giuseppe di Antonio; Croce Nicola; Chimenti Saverio fu Giuseppe; Juzzolino Raffaele fu Vincenzo; Garritano Giovanni di Domenico: Potesti Cataldo fu Giuseppe; Jannone Orlando fu Saverio; Marcello Santo; Pantisani Lorenzo; Sansone Saverio; Laudanio Pasquale; Riole Francesco, Russo Antonio di Salvatore; Pirillo Francesco; Fuscaldo Fedele; Lerose Francesco di Alfonso; Serra Nicodemo di Antonio; Lerose Francesco di Giuseppe ; Vinci Stefano di Ralfaele; Romano Francesco di Ercole; Pirito Gaetano; Janni Nicodemo di Cataldo; Viola Giuseppe di Salvatore; Bisignano Giuseppe; Godano Raffaele; La Mazza Antonio; Lettieri Giovanni. Accompagnò la squadra l`avv. Adolfo Berardelli sui luoghi del disastro.
Dell ’opera compiuta dalla squadra di Cirò a Reggio e nei paesi vicini l’avvocato Adolfo Berardelli ha dato conto nell`assemblea generale della lega agricola con la seguente relazione ;
Compagni, amici,
a voi tutti grazie per l’onorifico incarico di farvi una relazione sull’opera generosa della vostra squadra di soccorso a favore dei fratelli sofferenti di Reggio. E mi é grato di potere, con animo commosso, rivolgere una parola di vivo encomio al vostro fiorente sodalizio operaio, del quale io sono estraneo, perché lontano, ma a cui mi sento sinceramente legato da vincoli di fraternità indissolubili, specie dopo gli atti di abnegazione e di valore compiuti con un disinteresse che é commovente.
Non appena giunse la notizia che il terremoto del 28 dicembre aveva nuovamente portato il lutto nella famiglia calabrese, e s’ignoravano i particolari del disastro e la sua gravità, la vostra fiorente lega agricola fu subito vinta dal desiderio di recarsi sui luoghi della sventura a lenire il dolore e la miseria, a soccorrere le vittime abbandonate senza pane e senza tetto.
E in poche ore dalla notizia, che gli animi tutti rese dolenti, la vostra lega organizzò una forte squadra di cento operai, muniti tutti degli attrezzi necessari per lo sgombero delle macerie, dei medicinali per la cura dei feriti e delle vettovaglie sufficienti per la dimora nel luoghi della sventura almeno per 25 giorni.
E lasciate che io rievochi quelle poche ere indimenticabili passate in mezzo a Voi: che gara nobilissima di solidarietà la vostra, che spontaneità meravigliosa non offriste per soccorrere i fratelli colpiti! Nessuno fra voi, si sappia, si rifiutò all’ appello: ed erano i giovani, spensierati e liberi, ed erano i poveri padri di famiglia, e i vecchi tutti affascinati dal dovere. Nessuno volle mancare all’opera di soccorso, anche quando questa, si sapeva, che era piena di disagi e costava non lievi sacrifici finanziari e morali ai lavoratori, che lasciavano sole le loro famiglie nella tormenta di un` ansia indescrivibile.
E così per l’attività infaticabile del vostro presidente Mario Dottore, il cui altruismo non conosce pericoli, e per la meravigliosa abnegazione di Raffaele Bellezza e di Francesco Guerrera e Mansueto Arcuri della vostra lega, che non vollero perdere un sole minuto di tempo per la formazione della squadra, che costò ad essi non lievi fatiche, si poterono in poche ore avere cento e più uomini, generosi e pieni di fervore ammirevole.
Ad essi vollero unirsi con sincero entusiasmo il Dott. Giuseppe Annetta, lo studente in medicina Vincenzo Bellizzi e il signor Antonio Terranova, che rappresentarono il corpo sanitario per la cura dei feriti.
E senza avere avuto l’ ordine del viaggio gratuito, invano chiesto col telegrafo alle autorità, la squadra, alle due del mattino del 30 dicembre, dopo che molti avevano durante la notte lavorato e molti non erano riusciti a riposare, parti da Cirò accompagnata dalla pioggia e dal freddo,
E alla stazione nessuno sentiva la stanchezza del viaggio: il desiderio di arrivare presto sui luoghi del disastro animava gli spiriti e rendeva tutti fortemente generosi.
E col diretto delle 5, sul quale viaggiava S. E. il Generale Mazzitelli, dopo una vivace disputa col capo treno, incominciò il nostro pellegrinaggio doloroso.
Alla stazione di Catanzaro Marina un telegramma annunziò che bisognava recarsi a Reggio e si proseguì il viaggio fra l’ansia e lo spavento che arrecavano le notizie orrende lungo la linea ferrata.
E prima di giungere alla stazione di Saline, una folla di donne affamate cercò di fermare il treno per avere soccorsi; e gli operai della squadra, che sapevano di dover rimanere per non pochi giorni a Reggio, dove certo sarebbero mancati i viveri, non seppero resistere e con slancio ammirevole alla povera e lacera, folla delle donne piangenti gettarono pane, iniziando cosi la loro opera di conforto, di soccorso, di pietà.
A Lazzaro, ed era già notte, il treno non poté proseguire, ed allora s’inizio a piedi il cammino fino a Reggio e per ben 18 chilometri, tra la pioggia che non accennava mai a finire e per la strada ferrata ingombra, di macerie e talvolta di cadaveri.
Il generale Mazzitelli ottenne un carrello ferroviario, ma a pochi chilometri da Lazzaro fu costretto a fermarsi, ed allora i bravi operai della squadra, mentre la pioggia veniva giù senza riguardi, con tutto il peso delle vettovaglie che ciascuno portava, aiutarono per vari kilom. a spingere il carrello, che poi non potè proseguire più oltre per la via impossibile al transito.
E si continuò da una parte sempre a piedi la strada, con a capo il Generale Mazzitelli, mentre altri operai rimasero in guardia, delle valigie del Generale e dei suoi ufficiali, valigie che essi, con ogni stento e davvero fra mille sacrifici, riuscirono a portare a Reggio dopo la mezzanotte.
E prima di arrivare a Reggio il Dott. Annetta e lo studente in Medicina Bellezza iniziarono la loro opera di soccorso, medicando alcuni feriti, ricoverati nei tuguri, senza pane e senza aiuti,
E a Reggio si giunse a mezzanotte; si sperava di poter riposare non certo su letti soffici, ma almeno nei carri ferroviari, dove si trasportano le bestie. Fu impossibile. Si fu costretti a rimanere all’aperto, accanto al fuoco del carbon fossile, mentre imperversava la pioggia.
E non appena si annunziò l’Alba, dopo due notti insonni, il Dott. Annetta, lo studente Bellezza, il sig. Terranova, con tutto il materiale medico, incominciarono la loro assistenza ai feriti, ricoverati nei carri ferroviari. E quanti ne visitarono, e quanti ne medicarono, quanti non benedirono l’opera cosi nobile dei nostri medici! Bisognava essere presenti in quei momenti di dolore; tutti invocavano aiuto sollecito dei medici, e i nostri si moltiplicavano, dappertutto coraggiosamente accorrevano, e fecero opera davvero degna della pubblica ammirazione.
E al Dott. Annetta, allo studente Bellizza, al Sig. Terranova, che rimasero fino al giorno 6 medicando più di 2000 persone con una abnegazione ammirevole, va data la lode più incondizionata, il plauso nostro, più sincero come già meritatamente lo ebbero dai sofferenti e dalle autorità, di Reggio.
E non appena si fece giorno, ed era il 1 gennaio, una parte della squadra si reco’ in piazza Garibaldi a compiere opera di salvataggio, chiamata dalla gente esterrefatta; e affrontando pericoli, giacche’ le scosse erano forti e frequenti, si recò’ fra le macerie per vedere se si trovasse qualche vittima. E va, segnalato l’atto di valore del povero Domenico Godano, che estrasse dalle macerie un bambino di pochi mesi ancor vivo, accanto alla madre morta.
Alla memoria di questo eroe umile, del nostro Godano, che fu sempre coraggioso, e che colpito dopo il ritorno da Reggio da malattia che lo trasse giovane al sepolcro, mandiamo il nostro saluto e deponiamo sulla sua tomba il fiore della ricordanza.
Un’altra parte della squadra, con a capo l’ infaticabile Mario Dottore, iniziò’ i lavori di sgombro della linea ferrata ionica, da Reggio alla fiumarella di Pellaro.
E si deve alla nostra squadra, se in pochi giorni si poté sentire nuovamente il fischio delta vaporiera a Reggio.
Nel pomeriggio poi un’altra parte della squadra, assistendo feriti per le vie, e soccorrendo con denaro alcuni infelici ritornò a Lazzaro e prosegui accompagnando ammalati fino a Cosenza, soccorrendoli lungo il viaggio con affetto fraterno.
Altri operai infine rimasero a Reggio sotto il comando del tenente Rizzelli Negri del 47° fanteria, compiendo opera di vero valore, dissotterrando dalle macerie morti e feriti e col pericolo della propria vita, conquistando l’ammirazione del colonnello Gilardi.
E si rimase fino all’ 8 gennaio a Reggio sempre a lavorare con un fervore ammirevole, che deve suscitare la vostra ammirazione ed e titolo di vero orgoglio per la vostra lega.
In questa relazione io non vorrò’ ricordare ora tutte le sofferenze dei componenti la squadra: dal primo giorno mancarono i viveri, perché si volle dare prova di un eroico altruismo, soccorrendo gli affamati, o costretti a subire l’assalto dei poveri superstiti che morivano di fame. E va ricordata, pure lungo il viaggio, assistendo i feriti, l’opera della squadra, che fu utilissima, ora scaricando dai carri ferroviari materiale che doveva servire per i danneggiati, ora portando acqua alle macchine ferroviarie, ed ora raccogliendo carbone per i treni dal Barone Paparo.
Compiacetevi, adunque e tutti, dell’ opera compiuta dalla vostra squadra, che se riuscì a conquistare l’ammirazione pubblica, lo deve soltanto alla vostra organizzazione e alla fede vostra e di lavoratori desiderosi di battaglie civili, anelanti a destini migliori per un avvenire più libero e più umano.
Non appena l’avv. Berardelli, acclamatissimo dall’assemblea numerosa dei soci, termina la sua relazione, approvata all’unanimità, il Presidente Mario Dottore invita l’Assemblea a mostrare tutto il suo affetto a chi ideò la squadra, a chi volle ch’essa si rendesse benemerita in un’opera di vera carità umana, nominando socio onorario della lega l’avv. Adolfo Berardelli, e sia dato, dice il Presidente, anche plauso al Dottor Giuseppe Annetta, ai giovani Bellezza e Terranova, che per la loro abnegazione meritano dalla lega questo pubblico attestato e la nomina a soci onorari.
L’assemblea, ad unanimità, e fra applausi vivissimi, approva la proposta del Presidente Dottore e la pubblicazione della relazione fatta dall’avv. Adolfo Berardelli.
La stampa e i privati per la squadra di Cirò
Tutta la stampa italiana, e di ogni colore politico, si è occupata con frasi benevoli dell’opera umanitaria compiuta dalla squadra di Cirò, e molti cittadini su di essa hanno detto la loro parola di riconoscenza.
RASSEGNA STAMPA
IL CORRIERE DELLA SERA nel numero 3 del 1909:
Si é assodato che Reggio rimase per due giorni in quasi completa abbandono. I primi, ad accorrere il giorno 29 in suo soccorso e che vennero a piedi da Lazzaro insieme al generale Mazzitelli ed a poche centinaia di soldati, furono i dottori Annetta e Bellizzi in unione ai componenti la squadra agricola operaia di Cirò, forte di 150 uomini accompagnati dall’avv. Berardelli di Cosenza.
Questa squadra ebbe contegno mirabile e diede aiuto alle migliaia di feriti giacenti pressa la stazione. Gli stessi operai provvidero anche alla sgombero della linea ferroviaria,favorendo la riattivazione delle comunicazioni ferroviarie. Appena giunti furono circondati da una turba di affamati ed il pane da essi portato venne loro strappato letteralmente dalle mani, sicché essi dovettero patire la fame fino al giorno 30, quando incominciò l ’arrivo delle navi.
LA TRIBUNA, L’AVANTI, IL ROMA ed altri giornali d’Italia ebbero parole di vivo plauso per I’ opera compiuta dalla squadra di Cirò. E l’on. Morgari, che visitò Reggio, scrisse che fu ammirevole il contegno dei lavoratori di Cirò per portare aiuto ai fratelli colpiti dal terremoto.
Dei giornali calabresi tutti si occuparono della squadra di Cirò. Ecco fra i tanti alcuni giudizi:
LA PAROLA REPUBBLICANA:
Gli umili operai della lega di Cirò hanno dato un bell ’esempio dinanzi alla sventura, che ha colpito la sventura, che ha colpito la nostra Calabria, han dimostrato coi fatti come i lavoratori, specie quando sono bene organizzati, sanno essere i primi in ogni manifestazione di solidarietà umana.
E di ciò ne siamo lieti, e alla lega di Cirò mandiamo il nostro plauso per l ’opera coraggiosa e di abnegazione prestata a lenire le miserie di tanti fratelli nostri.
L’AURORA:
Eroi modesti sono gli umili operai della Lega di Cirò, che han saputo dare a tutto il mondo civile un ammirevole esempio di solidarietà, di fratellanza, di abnegazione.
Essi furono fra i primi a correre là ove il grido straziante di dolore di migliaia di sventurati li chiamava, essi seppero senza chiasso, senza pompa, senza reclamo, recare il loro soccorso, l’opera loro disinteressata, seppero farsi ammirare e plaudire.
Non ci fermiamo a dire quanti e quali benefici effetti apportò l ’opera di quel manipolo di umili eroi. Il loro slancio di abnegazione, di fratellanza é degno di tutto il plauso, di tutta l’ammirazione di gente che ha cuore.
LA CRONACA DI CALABBIA, dopo aver pubblicato una lunga corrispondenza da Reggio, con la quale si elogiava la squadra di Cirò, che compiva opera d’eroismo ammirevole, cosi commentava:
“ Non una sola parola di plauso vogliamo rivolgere in questo momento di angoscia ai valorosi che, lasciando le loro famiglie e dimenticandosi dei loro bisogni, vollero portare un serio aiuto ai fratelli colpiti dal terremoto, perché l’ammirazione nostra é sincera per tutti quelli che oggi si sacrificano per sollevare gli infelici che un flagello orribile rese più miseri”.
Però col cuore ci associamo alle nobili parole che l’avvocato Niccoli da Catanzaro scrive alla TRIBUNA, facendo notare i miracoli d’eroismo che la squadra di Cirò va compiendo; e con soddisfazione grande di calabresi riproduciamo quel che scrive l’AVANTI nel N. 3: “Merita lode vivissima la squadra di Cirò, alla quale si deve la riattazione della linea ionica, oltre alla cura più ammirevole di circa 1500 feriti, che occupano 400 carri ferroviari; dirige il sevizio sanitario il dottor Giuseppe Annetta”.
Ecco fra tanti, alcuni telegrammi e lettere sull’opera della squadra di Cirò:
Reggio Calabria 4/1.
Dottore Mario - Cirò
Ringrazio vostra signoria dell’opera che ha potuto prestare.
Generale MAZZITELLI
Il capitano di Stato maggiore Cav. Rossi scriveva cosi nel 9 gennaio 1909:
II latore della presente con altri due compagni, appartenenti alla squadra di Cirò, che tanto si distinse nell’opera di salvataggio dei primi giorni, debbono rientrare al proprio paese.
Il Sig. Saverio Liotti da Catanzaro telegrafò :
LEGA AGRICOLA - Cirò
Mario Dottore accompagna feriti ospedale Crotone. Domattina celere sarà costà . Accoglietelo col plauso che merita chi nei sacrifici e nei disagi seppe fra pericoli continui guidare compagni lega, portando eroicamente aiuto ai fratelli della sventura e riscuotendo lodi ed ammirazioni generali.