Pagine di Storia locale

Quando la Banda Passò

QUANDO LA BANDA PASSO...

La data di nascita della banda musicale di Ciro non è certa, ma, approssimativamente, si può far risalire al decennio compreso tra il 1870 è il 1880.
I più antichi documenti che attestano l'esistenza della banda risalgono agli ultimi anni del secolo scorso e si riferiscono all'attività di una formazione di un certo rilievo numerico diretta e organizzata da Michele Cavallaro, maestro di musica e fabbro di talento. Nel "Corriere Calabrese" del settembre 1895 si legge: "Ciro, 26 settembre 1895.
Giusta la precedente mia premessa, mi affretto a comunicarvi che l'annunziata festa dell'Addolorata riuscì, nel 22 volgente, oltremodo splendida e superiore ad ogni altra aspettativa... Al primo entrare in chiesa, si restava estatici ed affascinati nel vedere ogni cosa in bell'ordine. Il magnifico parato, tutto proprietà dell'immagine, fatto eseguire sotto la cura del procuratore signor Michele Cavallaro [...] venne cantala una Salve Regina a coro, da tutto il popolo presente, e musicata dal procuratore medesimo, che, come dissi, è anche capo musica. Poscia in piazza si incendiarono bellissimi fuochi artificiali, dopo di che la musica eseguì uno svariato programma riscuotendo applausi più specialmente nella cavatina della Sonnambula.
[Domenica], durante la elevazione della messa, la musica eseguì, ancora, un altro pezzo melodioso, ed indi la processione procedette ben disposta, imponente... Alle 17 poi, la banda, sempre sotto la direzione del professor Cavallaro, suonò diversi pezzi in piazza, fra cui la bellissima melodia "Omaggio a Garibaldi", che venne molto applaudita... Nella fausta circostanza su descritta, il Cavallaro ha voluto far regalo al duomo di una bellissima croce, che mancava alla sua prospettiva, e sopra una freccia girante ha inoltre situato, per segnare la direzione dei venti, un superbo gallo... Siffatta opera artistica dimostra la valentia e l'ingegno di costui, anche per l'ottimo disegno, con cui l'ha adornata".
In un altro numero del "Corriere Calabrese" (giugno 1898) è riportato il necrologio per la morte di Giuseppe Cavallaro, padre di Michele. Vi si legge tra l'altro: "E non da meno è l'altro figlio a nome Michele, che, avendo testé composta appositamente per la morte del padre, un'ottima Marcia funebre, veniva fatto segno alla generale ammirazione".
La fervida attività della banda diretta dal maestro Cavallaro è anche testimoniata da altri documenti come la menzione d'onore per il concorso musicale del Carnevale di Catanzaro del 1897.
Michele Cavallaro morì nel 1914, come si legge sull'effigie funebre forgiata dal figlio Fedele.
Su di essa sono riprodotti gli attrezzi propri del mestiere artigiano intrecciati alla lira simbolo dell'arte musicale.
Secondo la testimonianza di Giovanni Giordano (nato a Ciro nel 1906), componente della banda con ruolo di trombone e di sax basso, dopo la morte di Cavallaro la direzione fu assunta dal maestro Salvatore Caminiti che la mantenne fino al proprio trasferimento a Catanzaro. Cosa avvenne della banda in questo periodo di tempo non è chiaro nella memoria delle persone intervistate. Sappiamo però che nel 1925 il complesso strumentale si venne a trovare senza direzione. Per questo motivo il parroco Liotti, avvicinandosi la festa della Madonna del Rosario (7 ottobre), fece pubblicare sul "Giornale d'Italia" un'inserzione in cui si offriva il posto di direttore della banda di Ciro. All'annuncio rispose il maestro Giovanni Manente, siciliano, in quel periodo direttore della banda di Diamante (Cosenza). Racconta la figlia Giuseppina: "Papà, dopo aver consultato la moglie e la commissione della musica di Diamante, decise di rispondere all'annuncio del parroco di Ciro". Con l'arrivo di Manente si riformò la commissione (in dialetto congrea) per l'organizzazione dell'attività artistica della banda. Essa era formata da notabili locali appassionati di musica tra cui Domennico Casabona, Emilio Iuzzolini, Antonio e Guglielmo Liotti, Alberto Scalfaro ed anche musicisti, come ad esempio Venturino Iuzzolini che, insieme al maestro Caminiti, scrisse diversi brani musicali. Il ruolo della commissione era quello di amministrare i guadagni della banda, costituendo un fondo cassa con cui acquistare divise e strumenti e soprattutto pagare l'ingaggio dei maestri di musica, veri e propri liberi professionisti. Durante l'inverno i membri della commissione si occupavano di procurare i contratti per le feste dei periodo primaverile-estivo.
Il maestro Manente rimase a Ciro fino alla festa di S.Cataldo (10 maggio) del 1926. Durante quell'anno egli percepì un assegno mensile di 60 lire più l'uso dell'abitazione nella quale si svolgevano anche le prove. Allo scadere del contratto, anche in seguito a divergenze avute con la commissione, il maestro lasciò il paese per ritornare a Diamante. A Ciro rimase la figlia Giuseppina che nel frattempo aveva sposato uno dei componenti della banda, Lorenzo Cavallaro, suonatore di clarinetto e sax contralto, e anch'egli fabbro. A Giovanni Manente subentrò il maestro Castronuovo, pugliese, che diresse la banda fino al 1930 e, successivamente, il maestro Argento che rimase in carica fino al 1932, quando abbandonò la direzione in seguito ad un dissidio riguardante l'acquisto di nuovi strumenti per una tournée in America.
Nel 1935 si chiuse il periodo più intenso dell'attività bandistica a Ciro. Per una serie di motivi convergenti, la grave crisi economica e la conseguente drastica riduzione della richiesta musicale, la banda venne sciolta. La commissione si trovò fortemente indebitata tanto che ad uno dei componenti, il suonatore di basso Casabona, che si prestò come garante, fu sequestrato un appezzamento di vigna del valore di 4000 lire.
Solo alla fine degli anni '40 si tentò di ridare vita alla tradizione bandistica di Ciro. Fu per iniziativa di Lorenzo Cavallaro, imparentato con Michele Cavallaro e genero del maestro Manente. E fu anche per un bisogno di attività musicale che tutti gli originari componenti avvertivano. Attraverso una paziente opera di ricostruzione, Lorenzo Cavallaro riuscì a ricucire i brandelli di un tessuto culturale lacerato dai profondi mutamenti e dai gravi avvenimenti che si erano succeduti. Racconta la moglie Giuseppina Manente: "Lorenzo predispose tutto quanto riguardava l'insegnamento; dalla teoria musicale, che durava sei mesi, all'impostazione strumentale. Per insegnare loro il "passo" li condusse fuori dal paese, all'Arenacchio, allora disabitato.
Alla fine di una giornata di prove rientrarono in paese suonando. Tutti al loro passaggio applaudirono offrendo da bere, da mangiare e lanciando confetti".
Dalle testimonianze raccolte risulta che il complesso bandistico di Ciro abbia suonato nei maggiori centri della Calabria e sia arrivato anche in Puglia e Basilicata. Oltre all'accompagnamento processionale è ampiamente documentata anche una sua attività concertistica di piazza con un repertorio operistico comprendente brani tratti da: Guglielmo Teli, La forza del destino, Rigoletto, Norma, La gazza ladra, Carmen, Lucia di Lammermoor, ecc.. Il numero dei componenti della banda variò nel corso degli anni da un minimo di circa 40 ad un massimo di circa 80 elementi. L'organico strumentale fu sempre molto ampio per garantire una ricchezza timbrica ed un robusto impatto sonoro. Esiste una foto della banda del 1929: al centro, con la bombetta e i baffi, si trova il maestro Cosimo Castronuovo affiancato da alcuni componenti della commissione. Racconta Giovanni Giordano: "Ritornavamo da Rossano dove avevamo suonato per la festa dell'Achiropita e ci dissero che dovevamo andare a suonare a Crotone per l'inaugurazione del porto, ma contemporaneamente ci fu richiesto di accompagnare, a Carfizzi, il funerale del dott. Tassone, morto in un incidente di caccia.

Così venticinque elementi furono mandati a Carfizzi e i restanti 50 circa, raffigurati nella foto, furono destinati alla festa di Crotone".

Giovanni Giordano ricorda di aver "debuttatto" nella banda in occasione della festa di S.Giuseppe nel 1918. Tale festa, che cade il 19 marzo, apriva a Ciro la stagione musicale. La conclusione della stagione avveniva invece con la festa della Madonna del Rosario, dopo la vendemmia ad ottobre. Trattandosi anche della scadenza economica più importante per un paese come Ciro, che basa la propria economia sulla coltivazione dell'uva e sulla produzione del vino, la festa del Rosario era la più attesa anche dalla banda che preparava un repertorio concertistico particolarmente vario ed articolato.

D'inverno la banda si dedicava alle prove, organizzando anche qualche concerto, e curando l'apprendistato dei giovani musicanti che avrebbero debuttato in occasione della festa di S.Giuseppe. La presenza della banda nella vita pubblica del paese era tuttavia ininterrotta.

A volte gruppi di musicanti davano luogo a momenti di commistione con le forme più originali dell'espressività musicale contadina.

Racconta ancora Giovanni Giordano: "D'inverno andavamo, sette, otto componenti della banda, a fare serenate, a suonare musica da ballo per i matrimoni, organizzavamo delle farse matrimoniali in musica in cui un'asina faceva la parte della sposa e per Pasqua suonavamo anche la cozzupara agli amici ed ai parenti.

Articolo di Antonello Ricci, in Suonosud, gennaio - marzo 1990, p.58-61

Tratto dal libro “ Cirò Frammenti di storia<2 – Studio Immagine Futura Belvedere Spinello ( pag. 55-58)