Uomini Illustri

Giuseppe Gangale Filosofo Glottologo Poeta

 

 

GIUSEPPE GANGALE

 

Filosofo, moralista, glottologo e Poeta

 

Filosofo, moralista, glottologo, personalità poliedrica pervasa da quello “spirito nomade” che costituiva per lui il tratto distintivo della “razza” calabrese[1]. Gangale è uno degli intellettuali europei più interessanti del suo tempo[2]. Caratterizza Gangale una vocazione irriducibilmente minoritaria, che si strumenta dapprima nell'adesione a un credo protestante di stampo neocalvinista e successivamente in un'appassionata e rigorosa disamina delle minoranze etniche e linguistiche sparse per l’Europa.
La sua travagliata vicenda esistenziale, che lo farà approdare, dopo svariate peregrinazioni, ai  “paesi della mezzanotte”[3] - diventerà addirittura cittadino danese nel 1958 - ebbe inizio nella Marina di Ciro’, dove nacque il 7 marzo 1898, da Giovanni Luigi e Maria Teresa Polizzi, una colta maestra d'origine albanese[4].
Compiuti gli studi liceali nel Collegio italo - albanese  “S. Adriano”di San Demetrio Corone, si trasferì a Firenze per seguire i corsi di filosofia, laureandosi nel 1921 con una tesi sui Pensieri di Pascal. Subito dopo si specializza in Storia delle religioni con Vittorio  Macchioro[5], che saprà trasmettergli, insieme a un approfondimento delle conoscenze hegeliane, la metafora di una Calabria come “terra del rimorso” e la passione per le leggende folcloriche.
Concluso il soggiorno fiorentino il giovane studioso fa ritorno a Ciro’. Sono mesi difficili questi per Gangale. Mesi di crisi e di incertezze motivate anche dalla "tentazione" di un ritorno definitivo a Ciro‘[6]. Approdo della crisi è un articolo di stampo modernista pubblicato in quell’estate del 1922 su “Conscientia” e intitolato  Oltre l’anticlericalismo[7] che gli vale un invito da parte del direttore, Carmelo Rapicavoli a trasferirsi a  Roma per lavorare esclusivamente al giornale.
“Conscientia”, una delle riviste culturali più autorevoli degli anni Venti, aveva iniziato le sue pubblicazioni il 31 gennaio 1922 rivolgendosi “a tutti coloro che ritengono  l’avvenire d’Italia strettamente connesso con la sua rinascita spirituale”[8] e doveva il suo nome al monito luterano “non deponere coscientiam”.
“ La rivista”, dirà in seguito Gangale, che ne  divenne direttore nel 1924  “ non sistemò’ nulla, non fece elaborazioni dottrinali, si limitò ad esprimere una passione protestante” con il solo scopo di creare “ uno stile austeramente protestante[9]”. Attraverso “ Conscientia” Gangale precisa quindi “uno stile”, ma anche un “metodo” che si concreta in uno “stato di perpetua protesta” che prende a bersaglio di volta in volta l’umanesimo, D’Annnuzio e il dannunzianesimo, l’estetica classica crociana”[10].
Il periodico, che si avvaleva dell’assidua collaborazione di Alfredo Poggi, Ludovico Limentani, Felice Momigliano, Vittorio Macchioro, Mario Vinciguerra, Lelio Basso, Antonio Banfi, ospitava anche articoli di Piero Gobetti, con cui Gangale - che firmerà nel 1925 il Manifesto degli intellettuali di Benedetto Croce - intrattenne fraterni legami, cementati dalla comune aspirazione a un’ “altra Italia”, fondata su basi moderne[11]. Fu intatti proprio Gobetti a pubblicare, per i “quademi” torinesi, l`opuscolo di Gangale Rivoluzione protestante[12], una sorta di premessa a quello che sarà il capolavoro della sua maturità politica e religiosa, Revival, del 1929, in cui si delinea in modo completo una storia del protestantesimo in Italia da Sismondi alla stessa “ Conscientia”[13]. Dopo Revival inteso come “risveglio”, protestantesimo diventerà sinonimo di “gangalismo”,  “a patto però - come ha precisato Cavaglion - di interpretare l`ismo come una funzione polivalente, capace di tener uniti credenti e non credenti, religiosi laici come Gobetti o atei confessi “[14].
La rivista non aveva però vita facile. Dopo la bastonatura a morte inflitta dai fascisti a Gobetti, cui Gangale dedicò un toccante e durissimo necrologio[15], col giro di vite della censura di regime “Conscientia” venne sequestrata più volte, fino alla decisione di autosospendere le sue pubblicazioni, il 20 gennaio del 1927. Gangale quindi iniziò a collaborare al periodico genovese  “Pietre”[16], fondando al contempo a Roma la casa editrice Doxa, che editò, oltre ai saggi di Gangale, altre opere di rilievo europeo[17]. Ma anche l’attività editoriale divenne sempre più difficile, e nel 1934 Gangale, incapace di “deponere conscientiam” si vide costretto a imboccare la via obbligata, comune a numerosi intellettuali italiani in quegli anni, dell`esilio volontario[18].
La prima tappa lo condusse in Svizzera, dove avvenne l’incontro-scontro con Karl Barth [19], ma è l`anno appresso, a Berlino, che avviene l’incontro fondamentale con Gerhard Rohlfs, celebre studioso delle minoranze linguistiche, che lo spingerà a iscriversi ai corsi di filologia dell’ateneo tedesco, dove Gangale avrà la prima intuizione della linguistica come condizione di ogni sistema filosofico e religioso. Siamo al secondo snodo della vicenda gangaliana: il teologo si reincarna in glottologo[20].
Pur vivendo in questo periodo in Germania, dove ricopre l’incarico di lettore di italiano e collabora parallelemente con Rohlfs per l`insegnamento del dialetto albanese in Calabria, Gangale viaggia continuamente: in Alto Adige si dedica all’apprendimento del ladino e del romancio e fa la prima esperienza “sul campo” del problema delle minoranze, mentre in Olanda affronta la questione dell’olandese come lingua minore. Compie anche numerosi viaggi nei Paesi scandinavi e nei Paesi baltici, per affinare lo studio dei dialetti minoritari estoni, retici, finnici e faraoesi[21]. La vocazione minoritaria ha trovato nuova linfa nel problema della lingua, intesa come struttura, e nei rapporti linguistici, e quindi dialettici, tra maggioranza e minoranze. A ben vedere, non ci sembra proprio che il “secondo GangaIe” differisca molto dal “primo Gangale", se non per gli strumenti di cui si materia un unico metodo
Agli studi politici degli unni Venti , annota in proposito Cavaglion, subentrano adesso eruditissimi saggi di filologia, di linguistica e dialettologia. Era, a ben guardare, una lenta marcia di avvicinamento che lo avrebbe, nel secondo dopoguerra. ricondotto alla regione delle Madri, nella prediletta e non dimenticata Calabria"[22].
Nel 1937 Gangale ottiene la cittadinanza tedesca. Nel 1940 è professore di retoro - mancio all`università danese di Aarhus. Poi e per sette anni in Svizzera, a Coira, incaricato ufficialmente dal governo dello studio del problema della lingua romancia. Nel 1948 è nuovamente a Copenaghen, dove viene assunto dall’Istituto di glottologia dell`università per occuparsi dell’albanese. Nel 1958 si stabilisce definitivamente in Danimarca.
A partire dagli anni Cinquanta intraprende comunque svariati viaggi in Italia, soprattutto in Calabria, ma anche in Sicilia[23]. Incaricato di rintracciare i manoscritti perduti di Girolamo De Rada nella zona di diaspora arberisca meridionale, visita circa quaranta comuni albanesi, restringendo poi la zona di lavoro a sette paesi: Andali, Carfizzi, Marcedusa, Pallagorio, San Nicola dell’Alto, Vena di Maida, Zangarona. Sono questi i centri della diaspora albanese più arcaica e minacciata dall’estinzione, attraverso i quali Gangale rintraccia il perimetro culturale, etnologico e linguistico di una Arberia dal retaggio del tutto “genuino” da preservare a oltranza[24].
Nel 1963 fonda a Catanzaro il Centro greco - albanese di glottologia, che sposterà nel 1967 a Crotone[25]. Auspica anche la creazione di una cattedra di Sociologia delle minoranze linguistiche e di una biblioteca dialettale calabrese.
Nel 1977, quasi ottantenne , la morte lo coglierà l`anno successivo, il 13 maggio del 1978, aveva tentato di fondare a Ciro’ Marina l’Istituto di studi calabro - greci, e il comune aveva individuato nel palazzo di famiglia dell`illustre glottologo, a via Tirone, la sede più adatta. Ma il progetto, dopo alcuni mesi di trattativa, era destinato ad arenarsi. Con il fallimento del progetto, l’immenso patrimonio documentario e librario raccolto e redatto da Gangale giace a tutt’oggi disperso tra mille istituzioni[26], ancora in attesa di un riordino definitivo.
( Biografia tratta dal volume : CIRO’, CIRO’ MARINA Storia,Cultura, Economia, edito da Rubettino Editore, cap. “ La Cultura del Novecento “ di Antonella Cosentino e Anselmo Terminelli, Giuseppe Gangale.)
La pubblicazione è stata realizzata grazie all’intervento della Banca Popolare di Crotone Spa.
Per chi avesse interesse di approfondimento sulla vita e le opere di Giuseppe Gangale, consigliamo la lettura della “ premessa” al libro “ Poesie di Giuseppe Gangale, di Giovanni Giudice, edito da Rubettino,2003.
(Scheda libro consultabile cliccando sul titolo)
. Le sue opere:
-          Rivoluzione Protestante, Gobetti, Torino 1925;
-          Tesi ed amici del Nuovo Protestantesimo, Bilychnis, Roma 1926;
-          Calvino, Doxa, Roma 1928;
-          Cristo Dio Inchiesta ( con altr ), Doxa, Roma 1928;
-          Apocalissi della cultura, Doxa, Roma 1928;
-          Revival, Doxa, Roma 1932;
-          Tesi del Nuovo Protestantesimo con Presentazioni ed esempi, Doxa, Roma 1930;
-          Il Dio straniero, Doxa, Milano 1934.
I Periodici ai quali collaborò:
-          Conscientia, di Roma ( 1922 – 1927 );
-          Rivoluzione Liberale, di Torino ( 1924 );
-          Pietre, di Genova ( 1928 );
-          Bilancia Libraria, di Roma ( 1928 – 1929 );
-          Felna: Rivista in lingua romancia, ( 1948 – 1953 ). Sei numeri a Coira, dodici a Copenaghen.
( Cfr. pag. 17  “ Poesie di GIUSEPPE GANGALE Rradderi i Europes / Il ramingo d’Europa , Rubettino, 2003 )
 
 
[1] G. GANGALE, Revival, Doxa, Roma 1928: poi Sellerio, Palermo, 1981, p. 79.
[2] Sulla vita e l`opera di Gangale si possono consultare i seguenti volumi; ARTHUR BAUR, Wo stebt das Ratoromanische beute ?, Berna, 1955, pp. 47-53; ALBERTO CAVAGLION, Giuseppe Gangale e la cultura italiana negli anni venti,  postfazione alla riedizione di Revival, Sellerio, Palermo, 1991; ENRICO FERRARO, Cronologi vita e opere di Giuseppe Gangale,  manoscritto conservato nella Biblioteca comunale “F. De Nobili Grischuna Buchverlag,Coira,” di Catanzaro, inventario n. 55507; DANIELE GAMBARARA, Giuseppe Tommaso Gangale, in “Rivista italiana di dialettologia”, Genova, 1978: SERGI0 RIBET, Giuseppe Gangale, Tesi di laurea, Facoltà teologica valdese, Roma, 1971; PAOL0 SANFILIPPO, Giuseppe Gangale, araldo del nuovo protestantesimo, Ed. Lanterna, Genova, 1981; G. SCILANGA, Giuseppe Gangale nel Novecento italiano, in educare a …., annuario dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri “G.Gangale” di Ciro’ Marina, Ciro Marina, 1995, pp. 5-17; MARGARITA UFFER, Giuseppe Gangale. Ein Leben im Dienste der Minderbeiten, 1986.
[3] L`espressione é tratta dalla lirica Il sole di Punta Alice , che fa parte della silloge Sei canti d’amore per l’anima mia, inserita nella raccolta Rapsodie  barbaresche apocrife, adesso in G. GANGALE, Poesie, a cura di P SANFILIPPO, Sanfilippo Ed., Chiavari, 1987, p. 56. Il volume, pubblicato postumo, raccoglie le poesie, in larga parte inedite, che Gangale aveva composto nell’arco di un’intera vita in tre lingue, italiano, retoromancio e albanese. Delle Rapsodie, composte in lingua arbaresca, Gangale stesso ha curato la versione in francese e da questa é stata fatta la traduzione in italiano. Per un approfondimento sul Gangale poeta cfr., oltre alla prefazione di Sanfilippo alle Poesie: P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale ..., cit., pp. 7l-72; VITO BARRESI, Dai cieli boreali ai versi della musa, in “Il Crotonese”, anno VIII, n. 8, 27 febbraio - 5 marzo 1987; CORRADO IANNINO, Quel colpevole oblio decretato dai salotti letterari, in  “Il Crotonese”, anno VIII, n. 8, 27 febbraio - 5 marzo 1987.
[4] Sul periodo della fanciullezza e della prima giovinezza di Gangale cfr. A. CAVAGLION, Giuseppe GangaLe ..., cit., pp. 113-114; G. SCILANGA, Giuseppe Gangale ..., cit., pp. 9-10;  P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale ..., cit., p. 25. _
[5] Vittorio Macchioro, già collaboratore della rivista “Bilychnis”, fu poi collaboratore di “Conscientia”. E’ stato il maestro segreto del grande folclorista Ernesto De Martino. Per un ritratto di Macchioro cfr. G. GANGALE, Revival, cit., pp. 67-68. Per l`influenza hegeliana sul pensiero di Gangale cfr. GIORGIO BOUCHARD, prefazione a P. SANFILIPPO, , Giuseppe Gangale ..., cit., pp. 6-9.
[6] Gangale pensò anche di aprire una scuola popolare a Ciro’. Su questo punto cfr. A. TERMINELLI, Storia..., cit., laddove dice: “Vagheggio l`idea, sollecitato in questo dal dottor Salvatore Caridi, di aprire in Ciro’ Marina una scuola per chi avesse voluto continuare gli studi dopo le classi elementari. Si erano trovati persino i locali dove alloggiare la scuola, si erano compiuti tutti i passi dell`iter burocratico, ma circostanze di ordine diverso soffocarono questa brillante iniziativa».
[7] G. GANGALE, Otre l’anticlericalismo , in “Conscientia”, Roma, 19 agosto 1922.
[8] “Conscientia” era il quarto periodico, in ordine di tempo, fondato dalla casa editrice battista Bilychnis, che ereditava altre tre riviste: <<Bilychnis», “Seminatore” e “Testimonio”. Il citato programma di lavoro veniva riportato sotto la testata in quasi tutti i numeri. Per una storia sintetica di “Conscientia” prima della direzione Gangale cfr.P.SANFILIPPO, Giuseppe Gangale ... , cit., pp. 17-19.
[9] G. GANGALE, Revival, cit., p. 85.
[10] IVI, pp. 78 e 83-84
[11] Sul rapporto con Gobetti cfr. A. CAVAGLION, Gangale ..., cit., pp. 111-112 e P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale..., cit., pp. 47-49.
[12] G. GANGALE, Rivoluzione Protestante, ed. Piero Gobetti, Torino, 1925.
[13] Per un’analisi di Revival cfr. A. CAVAGLION, Giuseppe Gangale...., cit., pp. 117-122 e P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale...., cit., pp. 66-68.
[14] A. CAVAGLION, Giuseppe Gangale ..., cit., p. 121.
[15] Riportiamo di seguito il testo del necrologio: “Il dramma di Gobetti è consumato. Egli è proprio morto. Ci sentiamo più soli oggi. E sentiamo l`infinita tristezza della tragedia che è la nostra, sentiamo l’amarezza dell’avvenire di noi superstiti. Quale oscuro destino ci sospinge a combattere per un futuro che forse non vedremo, ci spinge a esaurirci i nervi e il cervello, a far ardere il nostro corpo da un’insanabile fiamma, ad essere dei Don Chisciotte precoci dal viso patito, dal vestito stinto, impugnanti come vessillo un pezzo di giornale in mezzo a una moltitudine che non ci comprende? Noi non sappiamo: cosi colui che è morto non sapeva”, (in “Conscientia”, 18 febbraio 1926).
[16] “Pietre”, fondato a Genova nel 1926 da un gruppo di studenti universitari per incoraggiamento di Carlo Rosselli e Giuseppe Densi, Fu l’ultimo periodico antifascista che si pubblicò in Italia. La rivista ebbe due serie distinte: la prima, di 14 numeri, dal marzo 1926; la seconda, di 5 numeri più uno mai pubblicato, dal dicembre 1927 al marzo 1928. Ne fu direttore Lelio Basso. Gangale vi collaborò nel 1928 sotto lo pseudonimo di Esperville con una rubrica intitolata “Giornale di un metafisico”.
[17] Nei suoi sette anni di attività, dal 1927 al 1934, Doxa pubblico, oltre a Revival, altre quattro opere di Gangale: Calvino, Doxa, Roma, 1928; Cristo Dio, inchiesta (con altri), Doxa, Milano, 1928; Apocalissi della cultura, Doxa, Roma, 1928; Il Dio straniero, Doxa, Milano, 1932. Doxa pubblicò inoltre opere di grande importanza, dal Rembrandt di Georg Simmel a L’ora di Soren Kierkegaard, alla Sociologia  di Ernst Troeltsch, alla Teologia della crisi di Karl Barth, e stampava anche un bollettino mensile, “Bilancia libraria”. Sull’attività editoriale di Doxa cfr. P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale ..., cit., pp. 61-62 e 77-78.
[18] Per il periodo dell`esilio cfr. E. FERRARO,  Cronologia ..., cit., che contiene molte informazioni sulle numerose peregrinazioni di Gangale e sui suoi studi di glottologia.
[19] Karl Barth, il grande filosofo e teologo fuoriuscito per motivi politici dalla Germania nazista, che definì Gangale “analfabeta del protestantesimo europeo», pur fornendogli anche dei buoni consigli, dovette avere la sua parte di responsabilità nell`accelerare la crisi in cui Gangale si dibatteva nel passaggio da teologo a filologo. Cfr. G. SCILANGA, Giuseppe Gangale ..,, cit., p. 12.
[20] BARRESI, Dai cieli boreali..., cit,
[21] E’ in questo torno di tempo che Gangale precisa il problema della letteratura italiana come problema della lingua, nella tensione tra mito letterario risorgimentale - unificante - e dialetti. E chiarisce, soprattutto, il rapporto problematico, dai risvolti fortemente politici, tra lingua maggioritaria e lingue più deboli dello stesso ceppo, elaborato sulla scorta dei rapporti tra lingua tedesca e lingue nordiche, nel clima di pangermanesimo culturale dell’epoca. Per un approfondimento cir. E. FERRARO, Cronologia ..., cit.
[22]A. CAVIGLION, Giuseppe Gangale,  ..., cit., p. 117.
[23] Sui viaggi in Sicilia cfr. P. SANFILIPPO, Giuseppe Gangale ...., cit., pp. 87-88, laddove dice; “Durante le prime visite in Italia, dopo la caduta del fascismo, compì soste in Sicilia per estendere studi anche nelle comunità greco - ortodosse dell’isola, interessandosi della loro lingua e volle indagare anche sui loro riti, la loro storia e i loro problemi vecchi e nuovi”.
[24] Cir. C. IANNINO, Vita e opere di Gangale filosofo, poeta, filologo, in  “ Il Crotonese”, anno VI, n.46, 29 novembre - 5 dicembre 1985 e V. BARRESI, Il villaggio dimenticato, Ed. Brueghel, Crotone, 1988, p. 124. Sulla questione linguistica italo - albanese cfr. G. GANGALE, Lingua arberisce restituenda, Centro greco albanese di glottologia, Crotone, 1976, in particolare laddove scrive, circa il ruolo delle minoranze linguistiche: “Con una espressione paradossale si potrebbe dire che il complesso di inferiorità dei linguisticamente vinti dovrebbe trasformarsi in un complesso di superiorità dei medesimi nel senso di ritenersi, malgrado tutto, in un villaggio di natura e tradizione albanese, come i soli legittimi eredi di terre loro assegnate e di villaggi da loro fondati”, p. 40,
[25] A cura del Centro sono stati tenuti due congressi: uno a Crotone, nel 1974, sulle minoranze linguistiche europee, e un altro simile a Melissa nel 1976.
[26] 94 La maggior parte del patrimonio si trova attualmente nella Biblioteca reale di Copenaghen, mentre nell’università della capitale danese si conserva l`imponente collezione di manoscritti retoromanci minuziosamente annotati da Gangale. Multi inediti, contributi e appunti, lezioni e studi sono invece sparsi per i comuni calabresi, soprattutto a Caraffa e a Guardia Piemontese, presse il Dipartimento di Filosofia dell`Università della Calabria, in Svizzera e presso l'Istituto Ladin Micurè de Ru di San Martin de Tor in Val Badia. Cfr. C. IANNINO, Vita e opere., cit.