Uomini Illustri

Scritti Aromolo

I fratelli Giglio

Con Luigi Giglio (latinamente Lilio) si completa la triade luminosa: accanto a Gian Teseo Casopero, poeta e giuresperito, e a F rate Elia Astorino, filosofo e scienziato, paniamo Luigi Giglio, matematico e astronomo. In ciascuno, facoltà diverse si sviluppano eminentemente, in modo che la grandezza dell' uno può integrarsi con quella dell ’altra, penetrando in tutte le manifestazioni dello scibile umano. Calabria, terra feconda! E' pur vero che in te l’ingegno schizza dalle pierre. Luigi, o Alvise Baldassare, e Antonio Giglio nacquero in Ciro’ verso il 1510. Eugenio Arnoni ne "La Calabria illustrata" afferma che Luigi e Antonio appartenevano "a nobile e ricca famiglia, la quale ancora oggi si mantiene nel suo lustro antico". I Giglio di oggi, i quali possiedono il vecchio castello feudale, non sono oriundi del luogo, ma di un paese vicino.I fratelli Giglio invece appartenevano a modesta famiglia di Ciro’. L’Arnoni avrà avuto cattive informazioni da persona malamente edotta su l’argomento, a tal punto da non conoscere il lavoro del Pugliese e un po’ di storia locale. Sarebbe inoltre vana la discussione sul luogo di nascita di Luigi, se potessimo fare delle affermazioni , senza darne ragione. Il cardinale Noris, nel trattato sul Ciclo Ravennate, lo suppose veronese e nella stesso errore cadde il Montuola nella sua “Istoria dei matematici". Il Moreri, nel suo dizionario, lo equivoco con Lilio Gregorio Giraldi ferrarese, e il sua annotatore can Lilio Gregorio veronese. Il marchese Maffei poi, nella Verona Illustrata parte II, la disse di Umbriatico, e il Cantù nella Storia Universale ( Documenti, Archeologia, Belle Arti , Cronologia ) lo chiamò medico calabrese, ricordando anche il fratello Antonio. Altri infine lo ritennero romano o affermarono non conoscersi con sicurezza il luogo di nascita (Cfr Tiraboschi - Storia della lett.). Col Maffei cominciamo ad essere nella verità, poiché dice che Luigi era “da Umbriatico, luoga Episcopale in Calabria" . Oggi Ciro’ fa parte della diocesi di Cariati, ma a quei tempi dipendeva da quella di Umbriatico. Nelle balle pontificie perciò i fratelli Giglio non potevano essere chiamati se non Umbriaticenses, cioè della diocesi di Umbriatico. Il 1769 D. Carlo Maria Nardi pubblicava a Lucca il libro "Carminum Specimen. Concinnis Adnotationibus scritisq: ac proficuis parergi s exornatum", nel quale dimostrava che Luigi Lilio era di Ciro’ 0 Zirò nella diocesi di Umbriatico. Nelle “Vicende della Letteratura delle due Sicilie" di Napoli Signorelli troviamo inoltre i nomi dei componenti la Congregazione degli astronomi, che discussero la proposta di Luigi Lilio su la riforma del calendario. Fra questi nomi appare anche quella di Antonio Lilio di Ciro’,fratello di Luigi , che era morto prima dell’esecuzione del progetto. A ciò aggiungiamo ancora la lettera diretta da Gian Teseo Casopero a Luigi stesso il 28 gennaio del 1532, lettera che, pubblicata dal Pugliese nel suo lavoro e da noi più giù riportata, basta ,da sala a distruggere ogni dubbio e ogni equivoco. 
Da "Verso la Gloria", pp. 27-32. I
 
Luigi Siciliani
“Lasciando da parte la questione, armai superata, se l’artista puro sia anche lui un tantino poeta, noi affermiamo che Luigi Siciliani fu sopra tutto poeta e, come tale, artista. la sua fisionomia di po­eta non poteva essere compresa a pieno mentre egli era in vita perché molto complessa e vibrante celatamente sotto un'apparente lastra di marmo. La sua é la fisionomia di uno di quei poeti che, essendo veramente tali, richiedono una lunga serie di anni per essere capiti e pienamente sentiti. Eugenio Donadoni, recensendo ”L’Altare del fauno" (Di libro in libro, n. 11 del 30 novembre 1923), scrisse: "Questo faticoso lavoro di bulino e di scalpello - in tanta pigrizia clamorosa e faconda - ap­parirà degno di considerazione e di Iode. Ma dovranno passare molti anni, almeno cinquanta". L' insigne critico, se non ebbe modo di poter intendere a fondo l’ anima del poeta, ebbe però la felice intuizione della durevole gloria di lui e, aggiungiamo pure, dell ’impossibiIità di uno studio serio e obiettivo delle sue opere, oggi in cui i suoi nemici sono molti , specialmente nel campo della critica togata. Del Nostro non era, d' altra parte, facile precisare in vita il carattere di poeta originale, che, passando dalle battaglie letterarie alle glorie delle armi e alle lotte politiche,faceva perder di vista quella nota ipocondrica e nostalgica che, però, non isfuggiva all'amico che con lui poteva parlare con schietta intimità. Lo studente erudito puntiglioso dispettoso feroce e, nello stesso tempo, fer­vente pascoliano preannunziava già il poeta classico di stirpe e di educazione, il burbero deluso che beffardamente vive di nostalgico rimpianto, fra l’amarezza e la noia sconsolatamente celate sotto l’apparente freddezza.
Da "Luigi Siciliani", poeta e traduttore, pp. 5-7.