I Vostri Ricordi

Salvatore Astorino

Salvatore Astorino
A  www. Ciroaltra.it
 
Vi trasmetto il  profilo biografico di mio zio Salvatore Astorino, , uomo di ingegno, eroe partigiano, ma soprattutto uomo di grandi qualità umane e morali  , nato a Ciro’ il 21 novembre 1907 che, nella prima metà del secolo scorso ha brevettato, insieme a Mario Dottore un  “Carburatore ad alcol e benzina applicato su motore Fiat 108”  e, durante la seconda guerra mondiale, fece parte della Brigata partigiana “BRIGATA SILVA” con nomina nel C.N.L.  di Longare ( Vicenza) guadagnandosi attestato di “ PATRIOTA” rilasciato dal Maresciallo Alexander, comandante supremo alleato delle forze del Mediterraneo Centrale.
Non ho molti elementi per tracciare un profilo compiuto sull’eroe partigiano che ha salvato tanti italiani dalle rappresaglie naziste e partecipato al salvataggio dello stabilimento sotterraneo di Costozza, sorto per ordine del Ministero della produzione bellica germanico (RUK) per la produzione di gruppi completi di propulsione per aeromobili. I miei sono meravigliosi ricordi, che ancora mi emozionano, legati ad una persona che proteggeva i suoi affetti con smisurato trasporto.
Molte notizie e fatti mi sono stati raccontati da mia nonna Margherita, dai miei familiari e dai parenti, per cui posso ripetere ciò che, a suo tempo, mi è stato detto.
Era un uomo etichettato “ scapolone”, arrivò tardi al matrimonio, dotato di particolare fascino che raccoglieva, consolava e custodiva i sospiri di tante belle donne.
Lavorava nella sua officina con impegno e passione per undici mesi all’anno, ma non ha mai rinunciato alle sue vacanze rigorosamente italiane che duravano un mese circa.
Il ritorno dalla vacanza era particolarmente atteso dai nipotini che colmava di affetto e giocattoli.
La svolta della sua vita è stata determinata dalla casualità.
Era solito frequentare con assiduità casa Arcuri , notaio e sindaco di Cirò e cugino di mia nonna Margherita.
Tale antenato era legato a “ Donna Elvira” di origine venete, signora dal carattere e dal linguaggio straripante, che propose a mio zio di andare a trovare i parenti della moglie e con l’ occasione portare loro dell’olio, che al nord scarseggiava..
Zio Salvatore colse al volo la proposta e plano’ su Padova e, successivamente, per sfuggire ai bombardamenti, con la famiglia Agostini Novello, sfollo’ a Costozza di Longare in provincia di Vicenza, dove gli Agostini avevano dei parenti.
A Costozza mio zio conobbe Bruna Carli ( parente dei Novello) , una ragazza molto bella, dotata anche di viva intelligenza, che lo porto’ all’altare.
Eravamo in piena guerra, ed ogni forma di comunicazione fu annullata per cui a Cirò non si sapeva niente di mio zio.
Mia nonna Margherita pregava continuamente per ricevere la grazia di rivedere suo figlio. Ricordo che anche d’inverno , in piena notte, mentre pioggia e vento si alleavano per trasformarsi in Tregenda, la nonna apriva la finestra per rivolgere alla Madonna della Catena la supplica di rompere le catene che legavano in prigionia mio zio in una terra tanto lontana.
Un bel giorno mentre mi trovavo nella sede del PCI, che era ubicata presso il cine – teatro, la radio, su iniziativa della CRI, comunicava l’elenco dei “dispersi” che erano ancora in vita.
Il nome di mio zio era in quell’elenco e fu accolto da un lungo commovente applauso.
La Madonna della Catena aveva fatto il miracolo tanto invocato da mia nonna.
Il rientro di mio zio a Cirò avvenne nell’immediato dopo guerra utilizzando una FIAT Balilla a 3 marce.
Arrivo’ da solo e tra le cose che lo accompagnavano c’era una coperta in dotazione ai partigiani a ricordo della sua attività svolta nella Resistenza ed una grande fotografia di mia zia Bruna che io, con molto orgoglio, ho portato nelle case dei parenti per farla conoscere.
Ben presto mio zio riorganizzo’ l’officina meccanica nei locali a piano terra di un fabbricato di proprietà del Barone Susanna su Corso Lilio ( vàgghiu ‘e Susanna)  e, per il prestigio e per la fama che gli avevano attribuito, molti ragazzi dei paesi vicini arrivarono per frequentare l’officina.
Si  formo’ così una vera scuola di meccanica, frequentata da elementi provenienti da Savelli,  Bocchigliero, Pallagorio, San Demetrio Corona e da tanti cirotani.
Sono stati molti i ragazzi che hanno conseguito una specializzazione come motoristi, tornitori, saldatori, autisti ecc.
Ricordo con lucidità l’atmosfera che aleggiava attorno al maestro e con i discepoli in religioso silenzio mentre tutti attorno ad un cavalletto si procedeva al montaggio di un motore in corso di revisione. I pezzi mancanti e/o usurati venivano realizzati da mio zio con materiale di fortuna e, per un lungo periodo con metallo recuperato dall’incrociatore “ Lince” affondato sulla costa di Punta Alice. Considerati i tempi erano momenti di grande scuola.
Ricordo, anche, che mio zio si è cimentato con il motorismo sportivo, ottenendo lusinghieri risultati.
Infatti, in occasione di una corsa  automobilistica “ Il Giro della Calabria” ha preparato ed adattato la Fiat 1400 di Diego Porti, pilota dilettante che si classifico’ primo nella sua categoria, scatenando la incredulità del Sig. Monaco, risultato battuto anche se campione italiano.
Altri momenti gioiosi li colgo pensando ai momenti in cui ci si trovava tutti a tavola.
Era l’occasione di vedere mio zio brillare in battute ironiche che non risparmiavano nessuno.
A tavola si vivevano le gioie di una aggregazione numerosa legata da profondi affetti.
Era un desco arricchito da pietanze preparate da una cuoca straordinaria che era mia nonna Margherita, con mia madre in un ruolo di religioso supporto, e dal numero dei conviviali, come minimo una diecina.
Infatti oltre al mio nucleo familiare erano presenti la Nonna, zio Salvatore, mia cugina Rina e, non mancava quasi mai,  qualche altro gradito amico di famiglia.
Una bella festa in cui mio zio lasciava la sua severità in officina per indossare la tuta del mattatore.
Fu Lui ad affibbiarmi il nomignolo di “ MASTRUFINU” per i continui perché che ponevo in officina.
Allorquando trasferi’ la sua famiglia a Cirò ha abitato nel palazzo del marchese Terranova.
Mia zia Bruna, mal sopportava la noia di un ambiente privo di iniziative e, ciclicamente organizzava delle feste in famiglia ed allargava gli inviti anche alla sana borghesia del paese.
E’ stata una ventata innovativa in un ambiente socialmente represso che i cirotani non hanno saputo cogliere ne’ imitare.
Il contagio non è avvenuto, la breccia non si è aperta e le famiglie sono rimaste arroccate a difesa del sacro isolamento.
Ne consegue che, mia zia, al sorgere dell’estate si trasferiva con i suoi bambini a Costozza per trascorrere nel suo ambiente un sereno periodo di riposo.
Zio Salvatore in tali circostanze, pativa la malinconica assenza dei suoi ragazzi ed io ero il nipotino più coccolato.
La sera dopo aver cenato a casa di mio padre uscivamo insieme per prendere il gelato in piazza, sentire il giornale radio al bar con le ultime notizie delle immancabili vittorie dell’esercito americano in Corea.
A tarda sera si andava a dormire nel tetro palazzo Terranova e con gesto rituale,mio zio, posava sul mio comodino la sua pistola “ SMITH E W”: “pensa alla tua autodifesa” diceva.
Successivamente ne’ ho ben compreso il fine.
Infatti, dopo poche settimane, mio zio mi ha informato che partiva per Costozza ad abbracciare i suoi cari ed io sono rimasto il solo custode del palazzo ed elevato a ruolo di Samurai con una pistola mai usata ed in compagnia di una fifa incontenibile.
Il rituale si è ripetuto per alcuni anni ed alla fine sono riuscito a sconfiggere le mie paure.
Zio Salvatore, dopo una parentesi a Cirò Marina, dove aveva traslocato la sua attività in locali messigli a disposizione da Basile Carmine, si è trasferito definitivamente a Costozza, saldando il suo nucleo familiare.
Da uomo versatile quale era, in terra veneta, si è inventato agricoltore con specializzazione in viticoltura, emergendo anche come fine vinificatore.
E’ stato un uomo di ingegno che riusciva a far bene ogni cosa: sapeva suonare anche il sassofono, ha gestito il Servizio di posta in società con il fratello e la ditta Romano sulla linea Cirò Marina – Stazione – Cirò ( Autista Crudele Nazzareno) ; Cirò – Umbriatico – Torre Passo – Verzino ( autista Lombardo Nicodemo)
Ero molto legato a mio zio oltre che per gli affetti di sangue anche per la sua elevata personalità.
Più volte sono stato, in passato, nel Veneto per riabbracciarlo, ma i ricordi più struggenti sono legati a Roma.
E’ in questa straordinaria città che mio padre e mio zio si sono legati in un abbraccio di profonda ed intensa fraternità sapendo che era l’ultimo loro incontro.
Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita nella splendida “ Villa Trento” oggi “ Villa Carli” di proprietà della moglie circondato dall’affetto dei suoi cari.
I miei ricordi su mio zio, geniale inventore ed eroe partigiano finiscono qui’. Spero di aver dato l’immagine dell’uomo a cui ero legato da un profondo affetto e sconfinata ammirazione, sentimenti dovuti solo ad uomini di grande qualità e di grande tensione morale.
Catania 18/5/2011
Mario Astorino