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Il calendario gregoriano
Papa Gregorio XIII introdusse il moderno calendario esattamente 400 anni fa per correggere l'errore del calendario giuliano, che stava via via accumulandosi e, soprattutto, per mantenere la Pasqua in primavera
Il piano di riforma adottato da papa Gregorio si armonizza molto bene col sistema giuliano e controlla con tanta efficacia lo spostamento della data dell'equinozio che il calendario non perde neppure un giorno sul Sole in un periodo molto superiore a duemila anni. Il piano che è alla base del calendario civile gregoriano fu escogitato non da Clavio o da un altro membro della corri missione ma da un professore di medicina dell’Università di Perugia, che purtroppo non visse abbastanza per vedere realizzato il suo progetto. Si chiamava Luigi Lilio (o Giglio), latinizzato in Aloisius Lilius. Clavio lo presentò come il primus auctor del nuovo calendario. Prima che il calendario divenisse universalmente noto come calendario gregoriano era spesso citato come calendario liliano. Lilio non solo sviluppò la nuova intercalazione. ma costruì anche la tavola delle epatte, che Clavio in seguito modificò per conformarla, alle nuove regole sugli anni bisestili.
Fu Lilio a raccomandare l'abolizione di 10 giorni dal calendario, o tutti insieme o scaglionati in un periodo di 40 anni a cominciare dal 1584, nel corso dei quali non ci sarebbe stato il normale inserimento, ogni quattro anni, del giorno intercalare. Lilio lasciò alla commissione la scelta fra leste due possibilità. A quanto pare fu Clavio a decidere che i giorni dovessero essere tolti tutti assieme nel mese di ottobre del 1582.
Lilio lavorò per circa dieci anni alla messa a punto dei particolari della sua riforma. Lo sviluppo di un metodo comodo e abbastanza esatto di computo della Pasqua assorbì la maggior parte dei suoi sforzi. Un problema assai più semplice fu l’elaborazione di un sistema di intercalazione che si approssimasse meglio alla durata dell'anno tropico. Alla sua morte, nel 1576, il suo Compendium novae raoinis restituendi Calendarium, che è storicamente il documento più importante su questo argomento fu presentato manoscritto da suo fratello Antonio Lilio papa Gregorio. Esso fu fatto allora circolare per eventuali correzioni all'interno di un gruppo internazionale di ecclesiastici e dotti eminenti. Il lavoro di Lilio fu elogiato per la sua precisione e semplicità e, fra le numerose proposte era chiaramente quella che aveva maggiori probabilità di essere adottata .
(In una nota pubblicata nel 1974 nel «Journal for thè History of Astronomy», Noe! M. Swerdlow, dell'Università di Chicago, disse che a quanto pareva il trattato di Lilio era andato perduto. Aggiungeva che «Non è però impossibile che il Compendium sopravviva, ancora da scoprire, in manoscritto». Recentemente Swerdlow mi scrisse una lettera in cui mi diceva che Thomas Settle, del Polytechnic Institute di New York, aveva sentito dire che una copia stampata dell’opera poteva trovarsi alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Una copia è conservata di fatto alla Nazionale dove è catalogata di autore anonimo. Eppure nella prima pagina di quell’opuscolo Lilio afferma esplicitamente la paternità dell’opera. Avuta la conferma dell'esistenza del Compendium a Firenze, lo cercai anche in molte altre città italiane. Il raro trattato, di cui curiosamente gli studiosi non citano mai in quali biblioteche sia disponibile, si trova anche nella Biblioteca comunale degli intronati di Siena e nella Biblioteca Vaticana. Ciascuna di queste copie fa sempre parte di collezioni di opere sul calendario pubblicate separatamente e scritte da contemporanei di Lilio, il più notevole fra i quali è Alessandro Piccolomini.)
. . . continua . . .