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Il Calendario Gregoriano -3
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Il calendario gregoriano
Papa Gregorio XIII introdusse il moderno calendario esattamente 400 anni fa per correggere l'errore del calendario giuliano, che stava via via accumulandosi e, soprattutto, per mantenere la Pasqua in primavera
Grazie in gran parte alla sua instancabile difesa del calendario, Clavio si guadagnò un posto rispettabile nella storia della scienza, tanto che il cratere più grande della Luna porta il suo nome. Egli scrisse ben cinque difese del calendario gregoriano. La prima, edita nel 1588, fu una risposta alle critiche di Maestlin. L'opera definitiva di Clavio sul calendario è però un volume di 800 pagine, la Romani calendarii a Gregario XIII P. M. restituii explicatio, edita nel 1603.
Gran parte della difesa di Clavio contro Maestlin è ripetuta, spesso alla lettera, in questo trattato.
Clemente VIII, che divenne papa nel 1592, si era unito a Clavio nella spiegazione e giustificazione del nuovo calendario al mondo cristiano. L’Explicatio e il copioso risultato di quest'impegno congiunto. Si tratta di un'opera tecnica imponente.
Il dotto di Edimburgo Alexander Philip, autore di uno dei pochi testi importanti sul calendario in lingua inglese, scrisse che Clavio, «come una seppia», aveva in realtà oscurato il suo argomento nell'«oceano d'inchiostro con cui lo avvolse».
In questa critica c'è qualcosa di vero, in quanto Clavio è talvolta prolisso e ripetitivo; raramente però è inaccessibile e altri studiosi hanno sottolineato la sua leggibilità.
Egli fu, di fatto, uno fra gli autori scientifici di maggior successo nel tardo Rinascimento. Tutti i trattati di Clavio sul calendario furono ristampati e raccolti nel tomo V dei suoi Opera mathematica, che fu edito nel 1612, anno della sua morte.
Il tomo V comprende anche una ristampa del Calendarium Gregorianum perpetuum, la pubblicazione ufficiale sulle riforme edita nel 1582 dalla Chiesa e firmata dalla commissione per la riforma del calendario sotto Gregorio XIII.
Nel volume è riprodotta anche la bolla papale «Inter gravissimas...» (Fra le preoccupazioni più gravi del 24 febbraio 1582, con la quale si annunciava a tutti i prìncipi cristiani che il nuovo sistema sarebbe cominciato ufficialmente il 15 ottobre di quell’anno.
Essa prescriveva l'abolizione di dieci giorni dal calendario : «Per riportare perciò l’èquinozio di primavera alla sua data anteriore, che i padri del Concilio di Nicea fissarono al dodicesimo giorno prima delle calende di aprile [21 marzo], prescriviamo e comandiamo per quanto riguarda il mese di ottobre dell'anno 1582 che siano tolti dieci giorni, dal terzo giorno prima delle none [il 5 ottobre] al giorno prima delle idi [ 14 ottobre] compresi . »
Clavio e gli altri membri della commissione evitarono, in questa abolizione di giorni, di scompigliare i giorni della settimana; al giovedì 4 ottobre 1582, ultima data del calendario giuliano, seguì perciò immediatamente il venerdì 15 ottobre.
Nella sua difesa contro Maestlin, Clavio spiegò che nella scelta del mese non c'era niente di misterioso; ottobre era semplicemente il mese con meno feste religiose, e perciò un'omissione di giorni in quel mese comportava un minimo di scompiglio per la Chiesa.
Il mese di ottobre era secondo lui anche quello che presentava meno problemi per il mondo degli affari.
. . . continua . . .