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Il Calendario Gregoriano -6

Il calendario gregoriano

Papa Gregorio XIII introdusse il moderno calendario esattamente 400 anni fa per correggere l'errore del calendario giuliano, che stava via via accumulandosi e, soprattutto, per mantenere la Pasqua in primavera

 Nel 1582 papa Gregorio XIII intro­dusse il calendario che prende il nome da lui; è questo il sistema di divisione del tempo di uso generalizza­to in tutto, il mondo. Prima dell'avvento del calendario gregoriano, la civiltà  occidentale  dipendeva da un sistema introdotto da Giulio Cesare e chiamato calendario giuliano. Per più di sedici secoli questo sistema era rimasto in uso nonostante l’accumularsi della discrepanza fra la lun­ghezza media del suo anno, di 365,25 giorni, e quella dell'anno tropico, l'inter­vallo compreso fra due passaggi successivi del Sole apparente per l'equinozio di pri­mavera. Nel 1582 l'errore nel sistema giu­liano aveva raggiunto circa 11 giorni. Que­sto divario suscitò nel papa una preoccu­pazione particolare: se fosse rimasto in uso il calendario giuliano, la Pasqua avrebbe finito con l'essere celebrata d'estate. Papa Gregorio convocò un gruppo di eminenti astronomi, matematici ed ecclesiastici cui affidò il compito della riforma  del calendario Giuliano. La commissione dovette affrontare un problema che si pone inevitabilmente a tutti i calendari civili: per ovvie ragioni un calendario de­stinato a essere usato nella vita quotidiana deve avere un numero di giorni intero. Uno fra i membri principali della commis­sione, l'astronomo tedesco Cristoforo Clavio, della Società di Gesù, espose que­sto problema succintamente: «Annum civilem necessario constare ex diebus integris». Questa richiesta fondamentale è all’origine di tutte le difficoltà insite nella costruzione di un calendario esatto. Essa è anche la ragione principale dell’impossibilità di creare un calendario perfetto, un calendario che non si trovi mai in errore, neppure di un singolo giorno. In linea di principio il calendario gregoriano è semplicemente una versione leggermente modificata del calendario giuliano. La commissione decretò che si eliminassero dieci giorni dell'anno 1582 per riportare la data dell'equinozio di primavera al 21 marzo; nel corso dei secoli tale data era infatti regredita all’11 marzo. Per impedire lo spostamento della data dell’equinozio fu adottato un piano che prevedeva l’eliminazione del giorno intercalare degli anni bisestili che si sarebbe dovuto aggiungere al calendario giuliano nel qua­dro della riforma gregoriana - ogni tre anni centenari su quattro (negli anni centenari non divisibili esattamente per 400): per esempio nel 1700, nel 1800 e nel 1900. Queste correzioni, promulgate con la bolla papale del 24 febbraio 1582, scatenarono una serie di polemiche, aizzarono discus­sioni furiose fra gli scienziati e indussero l'uomo della strada a chiedersi se gli uccel­li, col nuovo calendario, avrebbero saputo quando volare a sud per l'inverno. Per farsi un'idea del numero enorme di trattati che furono scritti pro o contro la riforma è sufficiente sfogliare la grande bibliographie Générale dell'Astronomie pubblicata nel 1887 da Jean-Charles Houzeau e Albert-Benoìt Lancaster.

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