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Domenico Siciliani
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Domenico Siciliani
Il primo maggio 1879 veniva alla luce il generale Domenico Siciliani, di Mario e Antonietta Catanzaro, che occuperà un posto di primissimo ordine nella gerarchia militare dell’Esercito Italiano. Così la sua biografia è efficacemente delineata in un opuscolo anonimo " In Memoria di S. E. Domenico Siciliani":
"Discendente da una nobile ed antica famiglia, manifestò fin da giovanissimo spiccate attitudini per la vita militare e politica. Entrò nel collegio militare nel 1891 uscendo sottotenente effettivo dell’Accademia militare di Modena nel 1898. Tenente nel 1902, frequentò’ poi a Torino la Scuola superiore di guerra. Promosso capitano ai primi del 1911 partiva nello stesso anno per la Libia, partecipando attivamente alla guerra Italo - Turca, dove si distinse particolarmente alla presa di Derna, guadagnandosi nel campo la sua prima medaglia d‘argento al valore militare. Nel 1912 rientrava in Italia e nel 1913 ebbe l ’incarico di predisporre le opere di soccorso ai danneggiati del terremoto marchigiano e si meritò la medaglia d’oro di benemerenza al valore civile.
Alla vigilia dello scoppio della grande guerra mondiale del 15/18 partiva per il fronte con la 17a divisione mobilitata e il 24 maggio presso il monte Poré guadagnò la seconda medaglia al valore militare. Nel novembre del 1915 veniva promosso maggiore e l’anno seguente, promosso Tenente Colonnello, veniva inviato in Albania quale capo di S. M. In questo paese disimpegnò incarichi delicatissimi e predispose le difficilissime operazioni di sgombero dell’Esercito Serbo e riuscì a porre in salvo la vita stessa del Re Pietro di Serbia.
Rimpatriato nel 1917 e promosso colonnello ad appena 37 anni, venne destinato al Comando Supremo del R. Esercito. Nel 1918 veniva nominato Capo dell’Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questa veste era incaricato di redigere i bollettini di guerra. Il suo nome è legato al famoso storico Bollettino della Vittoria, da lui compilato il 4 novembre del 1918, con il quale con lettere lapidarie fu sancita la fine del 1° conflitto mondiale". Il Bollettino, del quale non esiste la minuta, fu compilato la mattina del 4 novembre 1918, alle ore 5, e secondo testimonianze familiari avrebbe collaborato alla stesura il fratello, il poeta Luigi Siciliani che per telefono gli avrebbe dettato parte del testo. Il Testo, a mio avviso, non fu scritto "a quattro mani". Lo stile del Bollettino non è infatti estraneo allo stile piano, lineare e fluido di Domenico Siciliani, come si può rilevare nelle sue opere e in innumerevoli articoli a carattere letterario, oltre che militare, da lui scritti. Ma riprendiamo la biografia del nostro "Cessata la guerra passava nel 1919 a dirigere l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell‘Esercito. Nel 1920 il maresciallo Badoglio lo scelse come suo esperto capo di S. M. e l‘anno seguente lo volle al suo seguito in una importante missione politico-militare negli Stati Uniti per fare presso gli Americani ed i connazionali l'esaltazione della vittoria e contribuire a dare con la sua parola e con la sua presenza un senso di sicurezza e tranquillità che significasse agli occhi dei connazionali e degli americani quali realmente fossero le condizioni dell’Italia dopo la guerra". In America si fermarono 60 giorni e percorsero più di 1.500 miglia in ferrovia e 2.500 in automobile, passando trionfalmente di città in città del grande continente nord-americano.
Osservatore acuto e attento il Siciliani descriveva in un libro intitolato "Fra gli Italiani degli Stati Uniti d’America" le sue impressioni di viaggio compiuto nel luglio-settembre 1921. Scorrono cosi sotto i nostri occhi estensioni sconfinate di praterie, campagne prodigiosamente fertili, boschi selvaggi con alberi giganteschi, deserti desolanti e aridi, colline di un verde smagliante, vigneti e frutteti rigogliosi, lo sfavillio di luci di mille colori di Broadway, l'Hotel Waldorf - Astoria, frequentato dal mondo elegante di New York, la scuola dei cadetti di West Point, le fantastiche cascate del Niagara, impressionanti per la massa d’acqua e la velocità di caduta, la sterminata metropoli di New York sede dei colossi della finanza mondiale, gli Stoks Yards di Chicago i più grandi macelli del mondo dove si macellano 50.000 capi di bestiame al giorno, i celebri stabilimenti cinematografici di Los Angeles, la collina di Fermont a Saint Louis detta la montagna degli Italiani per il gran numero di connazionali che vi abitano. Ed è soprattutto su costoro che l ’autore si sofferma con ammirazione ed affetto. Nelle numerosissime colonie di Italiani residenti in tutti i centri americani, anche piccoli, incontra questo popolo forte, buono, lavoratore, legato con profonda nostalgia alla patria lontana, che è riuscito in pochi decenni di duro lavoro a raggiungere un alto grado di benessere e a vivere prosperamente. Rientrato in patria fu nominato aiutante di campo del Re Vittorio Emanuele III e nel 1926 assunse il comando dei cacciatori delle Alpi.
Nel 1928 venne nominato vice-governatore della Cirenaica. In quel periodo la Cirenaica era funestata dalla guerriglia dei Senussi, guidati da Omar El Muktar ostile all’occupazione italiana della sua terra. La guerriglia costò agli Italiani una serie di sanguinose perdite. Il Siciliani si adoperò per avviare la Cirenaica verso un’era di pace e i suoi sforzi furono coronati inizialmente dal successo.
Il leggendario capo della rivolta,"il vecchio e capace guerriero Omar el Muktar, nemico costante dichiarato degli Italiani, onesto, povero, asceta, quasi considerato come un santo che godeva di un prestigio enorme sui suoi correligionari", si sottomise a condizione che il governo italiano facesse tornare dal confino di Ustica, Reda, il fratello dell’Emiro ldris. Ma Omar non mantenne l`impegno preso e ritornò all’aperta ribellione che più tardi il generale Graziani stroncherà con energiche misure. Omar, catturato finirà impiccato il 16 settembre 1931.
Di questa sua esperienza in Libia Siciliani scrisse un libro con acute osservazioni e impressioni della sua permanenza in colonia. Narratore esperto, nella narrazione che procede svelta e fluida descrive l’anima di questo popolo che non presenta alcun mistero per lui e le sconfinate, aride distese del deserto libico il cui territorio gli era perfettamente noto. Promosso generale nel 1930 assunse il comando del R. Corpo delle Truppe Coloniali con sede a Tripoli. Nel maggio del 1935, dopo una permanenza in Libia di circa 7 anni, resse il Comando della Divisione “Fossalta" a Bologna e nel gennaio del 1937, promosso generale di corpo d'armata, fu prescelto a reggere il comando del corpo di armata di Roma. La morte lo colse all’alba del 6 maggio del 1938 nella Capitale.
Domenico Siciliani non fu soltanto un brillante ufficiale ma anche un laureato erudito e oratore brillantissimo, apprezzato scrittore. Affabile, scherzoso, amava gli inni patriottici, attaccato alla sua terra, era sempre disponibile verso i suoi concittadini che fiduciosi si rivolgevano a lui. Ha lasciato numerose pubblicazioni d’indole militare, storica e culturale oltre a innumerevoli articoli su giornali e riviste.
OPERE
Fra gli Italiani negli Stati Uniti d‘America, Stab. poligrafico per amministrazione della guerra, Roma,1922.
Paesaggi Libici, Cacopardo, Tripoli l934.
La Battaglia del Piave.
La guerra Giugurtina.
La conquista di Cufra.
La conquista militare, dalla Nuova Antologia, 1 Maggio 1937- XV, Roma.
L’Esercito coloniale Italiano , estratto dagli atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Napoli, 11-17 ottobre 1934- XII, vol. IV.
Come scrissi il Bollettino della Vittoria, in Rivista di Storia, n. 1, 1938.
BIBLI0GRAFIA
ALIQUO’ LENZI LUlG - ALlQUO’ TAVERNITI FILIPPO, Gli scrittori calabresi, Tip. Editrice Corriere di Reggio, Reggio di Calabria, 1955, p. 255-256.
ANONIMO, ln memoria di S. E. Domenico Siciliani, opuscolo.
Le notizie e gli scritti sul Generale Domenico Siciliani sono stati tratti dal libro “ CIRO’ DOTTA – Figli illustri di Cirò e Cirò Marina, edito da Studio Immagine Futura, Belvedere Spinello, Luglio 1992