Uomini Illustri
La Colonia Italiana di Pittsburg
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La Colonia Italiana di Pittsburg
“ La colonia italiana di Pittsburg é in gran parte composta di meridionali con prevalenza di calabresi e siciliani, Trovai molti conterranei che mi fecero grande festa, e ricevetti un biglietto da un vecchio medico, il dottore Giovanni Vecchio da Melissa (Catanzaro) il quale scusandosi di non pater venire egli stesso perché infermo, mi pregava di andare io da lui, per concedergli di poter abbracciare un conterraneo prima di morire. Mi recai immediatamente a visitarlo, ed ebbi la lieta sorpresa di trovarlo in mezzo a molta gente tutta di Melissa; cosicché anche nel dialetto io potei avere per un momento l’ illusione di trovarmi nel piccolo paesetto, tante volte veduto e visitato.
Il dottore Vecchio mi fece molta festa; egli aveva conosciuto mio padre. Per quanto il suo aspetto discretamente florido e le decise negazioni dei famigliari lo smentissero. mi disse che sentiva l’imminenza della morte e mi era proprio assai grato della visita perché tornando in Patria avrei portato alla terra natale il suo ultimo saluto. Lasciai quella casa veramente commosso. Il dottore Vecchio oggi non é più; mentre io scrivo queste pagine egli riposa nel cimitero cattolico di Pittsburg, ed i camini di quella industriale città fumano sulla tomba dell’esule morto in terra straniera con un desiderio infinito della Patria che dure necessità di vita gli avevano fatta abbandonare»
Da "Fra gli Italiani degli Stati Uniti d’America", p. 184.
I miei conterranei
In un angolo, muti, cogli occhi lucidi di pianto, io vidi effettivamente alcuni dei miei conterranei, di coloro coi quali avevo trascorso la mia fanciullezza in quella semplicità che affratella in Calabria i fanciulli ricchi ai fanciulli poveri, ed è forse la base prima di quel grande amore che fa ritrovare all’estero ad un calabrese un fratello in ogni calabrese che incontra. Li vidi e corsi ad abbracciarli. La commozione generale non aspettava che una scintilla per esplodere e quella fu la scintilla d’amore. Quanta gente mi abbracciò ! Quante lacrime del più puro patriottismo bagnarono le mie gote e caddero sulla mia uniforme? Io non so! La sirena di bordo mi sottrasse col suo richiamo di partenza agli amplessi, ma io sentivo sulla mia persona perdurare I’ impressione della carezza e ve la mantenni religiosamente con ogni cura per tutto il viaggio. Solo il 22 settembre, quando giunsi in vista della nostra terra, io sciolsi il voto e mi parve che da me si partisse l’amplesso dei mille petti e delle mille braccia fraterne e corresse più rapido del mio pensiero alla costa per abbracciare in una sola caldissima stretta il mare e la terra della Patria. E mi parve di aver adempiuto ad una missione! Benedetto viaggio che mi ha permesso di conoscere l'anima Italiana lontana dall' Italia e quindi reale com'è, libera dalle passioni che qui imperversano e ci turbano, ma la cui eco laggiù arriva affievolita o purificata attraverso l’idea di patria cosi profondamente sentita dagli italiani che dalla patria debbono vivere lontani.
Da "Fra gli Italiani degli Stati Uniti d‘America", p. 314.
Le notizie e gli scritti sul Generale Domenico Siciliani sono stati tratti dal libro “ CIRO’ DOTTA – Figli illustri di Cirò e Cirò Marina, edito da Studio Immagine Futura, Belvedere Spinello, Luglio 1992