Faccende Liliane

Risposta alle errate affermazioni in replica alla disamina su Luigi Lilio

Risposta alle errate affermazioni in replica alla disamina su Luigi Lilio e Calendario Gregoriano

 

Quando si elude il senso nobile di fare Cultura, unica via atta a rinnovare, migliorare conoscenza sui territori, nobilitandoli, l’impegno viene profuso a giudicare, e con inusitato acredine, verso chi nemmeno si conosce. Nessuno ha chiesto a VIZZA di giudicare, questo forse è il principio del gioco di rete, perché, di fatto, le argomentazioni addotte a replica della mia relazione permangono oltremodo lacunose.

Mi occupo di cultura e comunicazione, di queste, come sempre, ho teso e tenderò a rendere chiarezza e bellezza, anche in Cirò, che non significa togliere alcunché, semmai immettere visione di Bene Comune a stimolo intellettuale. Fino a prova contraria viviamo in uno stato di diritto in cui si esercita libertà di parola e pensiero, assennati se possibile, e non devono essere lesivi, né tangere la dignità della persona e suo nome, come VIZZA ha inteso, e non educatamente, né professionalmente, fare.

Le narrative saranno sempre diverse, per stile e metodi, ma con chi ha creduto di avere a che fare visto le sue esternazioni? Conosce per caso la sottoscritta, Dott.ssa CARNEA?

E a prova che sicuramente le narrative saranno sempre diverse, riporto per esempio: “Basti ricordare che il calendario, cosiddetto “Gregoriano”, perché voluto dal mio predecessore Gregorio XIII, attualmente in uso in tutto il mondo, fu elaborato nel 1582 dal P. Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano. (S.S. Papa Benedetto XVI, Discorso in visita alla Pontificia Università Gregoriana, 6 novembre 2006).

La mia disamina, in cui non faccio minino riferimento al VIZZA, ma si è sentito interpellato, disamina in cui esplicito pubblicamente tra l’altro apprezzamento per il tanto lavoro che si è cercato di produrre, in Cirò, sulla figura di Luigi Lilio, ma, proprio a ragione di maggiore valorizzazione della elevatezza di Lilio, non reputo bastante l’impegno e sollecito esplicitamente, con la passione che mi contraddistingue, a approfondirne conoscenza, lo esplicito chiaramente con lectio in video, e nell’articolo pubblicato.

Saper ascoltare e saper leggere aiuta a una comprensione chiara, l’intelligibilità di testo e video è esplicita. Abbraccia necessario richiamo a più settori del percorso storico che conduce alla figura di Lilio, un metodo analitico che consiglio, atto ad aprire orizzonti alla buona conoscenza che non può essere ridotta a un ‘tweet’, o a un ‘è così e basta’, piuttosto conduce a un più nutrito sistema di elaborazioni concettuali, storiche, e analisi da, necessariamente, congiungere a capacità critica. Alla ‘teoria del faro” ho fatto riferimento esplicito, ed è un metodo scientifico che aiuta a capire, ma certo può essere cosa complessa. Complessa sicuramente, ma non rapportabile al grado di confusione cui la replica del VIZZA ha inteso gettare la questione, alimentando storture con inappropriati commenti social, attribuendomi sue interpretazioni, tese a screditare la mia persona e professionalità. E ricordo a VIZZA che S. Nicodemo da Sikròs, nello studio dalla sottoscritta ampiamente trattato, è documentato: S. Nicodemo non è nato a Cirò.

Vengo a DIRIMERE le questioni cui ha voluto replicare il VIZZA, con la serietà che mi contraddistingue, e contraddistingue i miei lavori. Evito di elencare auto-incensazioni biografiche a favore di tifoserie, le mie produzioni intellettuali sono pubbliche e consultabili, note anche ai tanti che nessun merito hanno, se non arrampicarsi a beni e capacità di altri.

Ho esortato nell'argomento trattato, ed esplicitamente ad una più completa conoscenza, ho esortato a dirimere e non a cercare una improbabile contestazione nei cui punti vado a replicare. Non mi dilungo, questioni saranno sicuro oggetto di argomentazioni improprie atte a confondere, e a divulgare, a favore di ‘tifo’ ricercato, un sostegno altamente qualificato alla claque, ma solo a quella, poiché non supportati intellettualmente da oggettivi elementi di ragionevolezza.

Superficiali e inconsistenti, a mio avviso, rimangono le argomentazione addotte dal VIZZA a replica alla mia composita relazione e che non sanano la quaestio disputanda su Luigi Lilio, permane una tesi l’attribuzione dei suoi natali.

In sintesi rispondo ai singoli punti elencati:

  1. Della data 1575 come inizio lavori della commissione ne riportano diversi studi, cito Agostino Borromeo: “Per risolvere il problema del calendario, G. XIII nominò una commissione in data non posteriore al 1575. Nella fase iniziale essa fu presieduta dal vescovo di Sora, Tomaso Giglio, cui successe, a partire, sembra, dal 1576, il cardinale Sirleto. Ne facevano parte giuristi, teologi e matematici: fra questi ultimi il domenicano I. Danti e il gesuita tedesco Cristoforo Clavius”. (Gregorio XIII, in Enciclopedia dei papi, III, Roma 2000, pp. 200-202). Se, come replica VIZZA, la Commissione è istituita nel 1572 e Luigi Lilio muore nel 1574, bisogna supporre che egli, L. Lilio, fosse ancora vivo. Perché dunque avrebbe mandato il fratello Antonio in Commissione a rappresentarlo? Come la mettiamo?! Si risponde da solo.

2/5- Circa espressione: ‘attenzione, il Papa non nominò, né incaricò Aloisius Lilius’. Ne tratta Giovan Francesco Pugliese, affermando che invitò L. Lilio, quindi una sorta di nomina, incarico, ne riporto ampiamente nella relazione. Lo storico di Cirò, Giovan Francesco Pugliese, da cui tutti apprendiamo qualcosa, e a cui tutti dobbiamo tanto, dico tutti, poiché è il suo testo la fonte storica che riporta della storia di Cirò, compreso Giano Lacinio. A Giovan Francesco Pugliese è necessario dare giusto apprezzato riconoscimento, essere grati, poiché ci ha trasmesso il Suo sapere storico, spunti essenziali che, naturalmente,- bisogna aggiornare alla luce del cammino naturale cui la storia conduce.

3- Degli studi di Romano Gatto ne ebbi relazione dal caro prof. Pietro De Leo, anch’egli presente nella circostanza del convegno svoltosi in Cirò. E per amor di verità, l’amico, Prof. De Leo, mi confidava, che sarebbe stato necessario approfondimento della storia e persona di Lilio perché ancora non compiutamente conosciuto per chi fosse, e di dove fosse. Ed è il mio stesso intendere, argomentato. Romano Gatto, so bene quindi che non fu presente al convegno, ma nella sua relazione chiarisce, e ne riporto in relazione dettagli, che i miglioramenti di Clavius, non interessarono l’architettura del ciclo delle epatte ideato da Lilius, ma il calcolo.

4- Rimane certo complessa e un po’ ingombrante la figura di Copernico ma tant’è la complessità tant’è l’opportunità che la si calcoli. Ed è nota l’avversità a Copernico dalla Chiesa in quel tempo e per quali motivi che non mi soffermo a ripetere.

6- Circa il monumento funebre e l’attribuzione del nome alla persona genuflessa. Con la bolla “Inter gravissimas”, riportata da VIZZA: “Pertanto mentre anch’io, fiducioso nell’aiuto divino connesso alla mia carica che benché indegno mi ha concesso, pensavo di occuparmi della faccenda con la dovuta diligenza e preoccupazione, mi fu portato dal mio figlio diletto Antonio Lilio, dottore in arti e medicina, il libro scritto tempo prima dal suo fratello germano Luigi”, mi sembra chiaro, il Papa narra semplicemente l’epilogo della riforma e indica nome di A. e L. Lilio. Da ciò non può derivare l'attribuzione alla persona genuflessa, la materialità del 'portare' è semplice indotta interpretazione. La trovo una mera, superficiale interpretazione. E non certamente Carlo Francesco Mellone, autore del basamento, non l’erroneamente, citato da VIZZA, Rusconi, sconfessa il papa, ma riproduce semplicemente un monumento celebrativo. Ricordo che la Commissione aveva il suo Presidente che, in genere, negli ambienti, è colui che consegna gli atti.

7- Hypsichronaeus è e rimane, a mio avviso, una qualità, caratteristica della persona, certamente elevata, definizione non quindi riconducibile a Cirò, essendo Hypsichròn frazione di Cirò che, ripeto, a quei tempi era ben conosciuta con la sua denominazione Cirò, dallo stesso papa Gregorio XIII. Ne esplicito chiaramente in relazione.

VIZZA poi aggiunge: “che Lilio sia nato a Cirò è un fatto oramai appurato da tempo immemore”, immemore, lo trovo concetto di arbitraio, e non attribuibile a quanti lo fanno nativo di altre località, ne ho trattato. E prosegue VIZZA: “Hypsichronaeus citato da Clavio significa da Cirò o cirotano, poiché Hypsichròn nel 1500 era il nome da cui è derivata la parola Cirò”. Mi dispiace, è l’errore topico, mera interpretazione non supportata da elementi di ragionevolezza che criteri scientifici richiedono, e ampiamente chiarito nella mia disamina, tanto più che Cirò, antica Chone, già nel 1579, godeva della sua denominazione riportata dallo stesso Gregorio XIII a conferma erezione del Convento dei Minini in terra Cirò.

Di Casopero, e lettera ad Alvise Baldassarre, come chiama Lilio, riportata sempre dallo storico Giovan Francesco Pugliese, e ripeto a Lui dobbiamo molto, ne ho trattato e alla stessa relazione rimando.

E mentre evidenziavo, ponendo analogie di definizione Hypsichronaeus con altre località che hanno stessa definizione, mera comparazione atta a sollecitare riflessione, non attribuzioni, auspicando ragionamenti alti, e che considerassero l’improbabilità di attribuzione di luogo in quell’intendimento, il suo uso non può essere legato al luogo d’origine poiché al tempo era nota la definizione di Cirò. VIZZA riporta la relazione finale della Commissione con le firme autografe dei membri che ne fecero parte: “Io Antonio Lilio dottore di medicina e delle arti, fratello di Luigi, calabrese”. Domanda: forse Antonio Lilio non chiarendo, non conosceva il suo luogo d’origine, e ne dà generico riferimento di 'calabrese'? Manca esplicitamente il 'da' dove.

Circa il linguaggio ecclesiastico, e ne conosco qualcosa è, di consuetudine, molto preciso, mai approssimativo. Lo stesso Gregorio XIII quando concede, e lo riporto nella disamina, atto fondativo del Convento dei Minini scrive: terra di Cirò, Umbriaticensis diocesi. Anche qui si commenta da solo.

Ergo: tali argomenti, aimè, non assurgono ad alcuna determinazione del luogo di nascita di Luigi Lilio, mera interpretazione supportata da postille di induzione alla determinazione voluta. Ciò non rientra affatto nella determinazione della storia che deve essere approfondita.

8- Circa i cognomi, la risposta non è implicita. I cognomi non erano di uso corrente al tempo in cui nasce Lilio. A cosa si deve il suo? Patronimico, toponimico, titolo? Ne ho trattato ampiamente. Ma la risposta non c’è, non si dà.

9- Circa il ‘Se Clavio non lo avesse citato’. Clavio lo cita con gratitudine Lilio, riconoscendolo essere autore della riforma, il riferimento è alla sua gratitudine, chiara onestà intellettuale. È scontato che il papa lo citasse posponendolo però al nome di Antonio. Ho rimarcato, e volutamente, la stima di Clavio a Luigi Lilio. Si commenta da sola la capziosa interpretazione al riferimento.

Ho piacere quando si sollecitano questioni, è auspicabile alimentare sano intendere cultura a favore del territorio e rispetto per la propria gente, che si deve poter volere edotta, per cui ho sempre dato mia disponibilità, tuttavia non posso avere alcun diletto, alcuno, quando si sollecitano questioni operando con l’intenzione precipua di dare discredito alla persona che ne tratta e al suo nome.

Si pensa davvero che denigrando lavori e mia Persona, si renda più credibile chi agisce nei termini di nocumento? Credo di essere stata CHIARA!

Lo scrivevo già, l’argomento Luigi Lilio è un italico matematico mistero, e va riletto. La sottoscritta mai manca di rispetto, il mio stile è coerente, ma certamente si è chiamati a interrogarsi su questioni che, nonostante replica posta da VIZZA, non è esaustiva per dirimere la Quaestio disputanda, quale attualmente rimane la tesi su Luigi Lilio.

Ho precipuamente sollecitato ad approfondire argomento, ponendo questioni ragionate, manca innanzi tutto lo sguardo a testo e contesto. Manca il cosa sappiamo della genialità di Lilio prima della riforma del calendario, chi è costui, e ciò che viene addotto come comprova di natali non ha supporto documentale, ma mera interpretazione.

Comunque, e in genere, bisogna avere rispetto della Persona/e prima che della scienza. La verità è luminosa, e gradualmente si arriva a palesare splendore. Occorre farsi persuasi di un dato: le parole rivelano gli uomini, l’agire rivela i grandi uomini. E, con Girolamo Savonarola, la verità è la perfezione del nostro intelletto e la purezza della coscienza, è la disposizione necessaria per ricevere la verità, quanto più l'uomo è purificato dagli attaccamenti terreni, tanto più conosce e abbraccia le verità e allontana le falsità da se stesso.

Dott.ssa Maria Francesca CARNEA