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Leonardo Paletta U Brigant di duji Calabriji
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LEONARDO PALETTA
U BRIGANT
DI DUJI CALABRIJI
Editore Mediterraneo
Dedicato ai miei antenati
Che furono costretti a fare una guerra di resistenza durata
Dieci, dodici anni
Contro gli invasori che se fossero definiti barbari
Si farebbe loro un complemento
E mentre i miei cari passarono alla storia come briganti,
quella masnada di tagliagole
si impose come
“liberatore” di un popolo che non aveva nessuna necessità
Di essere Liberato”
Che furono costretti a fare una guerra di resistenza durata
Dieci, dodici anni
Contro gli invasori che se fossero definiti barbari
Si farebbe loro un complemento
E mentre i miei cari passarono alla storia come briganti,
quella masnada di tagliagole
si impose come
“liberatore” di un popolo che non aveva nessuna necessità
Di essere Liberato”
Prefazione
Le righe che seguono, anche se scritte con una buona dose di fantasia, ma con tanto amore per la mia Patria perduta, vogliono rappresentare la realtà dei popoli delle mie terre nell’epoca immediatamente antecedente l’occupazione piemontese e nell’epoca immediatamente susseguente.
Nell’epoca antecedente l’occupazione piemontese, nonostante una povertà diffusa nel Regno delle Due Sicilie, dovuta soprattutto allo spadroneggiare dei cosiddetti nobili signori, si poteva godere di un diritto sacrosanto per l’uomo di tutti i tempi.
Il diritto alla sopravvivenza.
Si lavorava tanto, ma alla fine si riusciva, spesso con l’aiuto di orgogliosi ribelli all’ordine costituito, i cosiddetti “Briganti”, a vivere con dignità e ad essere cittadini orgogliosi di un paese che non conosceva emigrazione di sorta per sfamarsi.
Al contrario erano i cittadini di altri Stati che venivano a lavorare nelle nostre terre per procurarsi quel tanto che potesse servire a sfamare sé stessi e la propria famiglia. Non a caso alla fine del romanzo a pag. 134, in apposito riquadro, inserisco un dialogo tra Ferdinando IV di Borbone e Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, dove il primo, con un parafrasare che ci ricorda Eduardo De Filippo, evidenzia la miseria in cui versano i popoli toscani costretti ad emigrare “negli Stati” napoletani per sopravvivere…, ma è lo stesso Alessandro Manzoni che a suo modo ci racconta della fame, delle pestilenze e delle sofferenze delle genti del nord ben più gravi e più acute di quelle sicule napoletane.
Era con orgoglio che si sosteneva quella povertà, sicuramente meno povera che in moltissimi altri Paesi Europei dell’epoca e, soprattutto, che in tutto il resto della penisola italiana.
Ciò che il ricco signore derubava, veniva soppiantato da quell’arrotondare proficuo attraverso le terre demaniali che il Re metteva a disposizione, veniva, cioè vanificato da persone non piagnoni che sempre attive trovavano il modo di cavarsela in ogni situazione senza dover ricorrere mai all’emigrazione.
Nell’epoca immediatamente susseguente l’occupazione piemontese, dove tutto ciò che era piemontese fu, purtroppo, importato da noi, mentre tutto ciò che era nostro fu derubato e/o dilapidato dai tiranni massacratori in pochissimi anni, seguì il periodo della fame, delle miserie e dei morti ammazzati dal nuovo regime che per giustificare i misfatti, si inventò la “Scuola Lombrosiana” con a capo uno scellerato individuo, ebreo di Verona, con l’odioso fine di dimostrare e riferire al mondo che i miei avi erano sottosviluppati mentali e “atavicamente” portati a fare violenze e quindi “giustamente” repressi con ogni sorta di violenza.
Si perse, dunque, quel sacrosanto “diritto alla sopravvivenza” che mai ci aveva lasciato prima d’allora.
Le teorie di Lambroso, oggi smentite da tutto il mondo scientifico, sono state fatte proprie da Adolf Hitler che le utilizzò alla pari dei piemontesi per giustificare l’esistenza di una razza eletta che tutto poteva contro gli altri che erano voluti inferiori o dannosi!
Lo stesso Hitler ebbe a copiare i luoghi di concentramento già ampiamente e spietatamente sperimentati dai piemontesi sulla pelle dei duo siciliani, dimostrando con il senno di poi che NULLA si inventò Hitler, essendogli bastato, semplicemente copiare le atrocità commesse dai piemontesi su di noi.
E l’Italia di oggi che fa?
RIAPRE IL MUSEO LOMBROSO A TORINO.
VERGOGNAAA!
Abbiamo cominciato, dunque, ad emigrare e fino ad oggi, sono quasi trenta milioni i duo siciliani che hanno lasciato le loro terre ed i loro affetti per andare ad edificare altrove nel mondo e comunque sempre distinguendosi per bravura, genialità, forza di volontà, attitudine a ricoprire cariche le più importanti nel Paese ospite.
Ancora oggi la cosiddetta Italia gode delle rimesse degli emigrati e poco importa se qualcuno come me è costretto a fare l’esulo alla veneranda età di sessant’anni.
Sono però fiducioso, verrà il giorno in cui i nostri popoli scopriranno le vere verità risorgimentali ed i veri fini che hanno mosso i piemontesi, inglesi e francesi a distruggere il nostro Paese ed allora non ci saranno più freni.
La mia pur modesta opera mira al raggiungimento di questo scopo.
Tutti insieme pretenderemo e riavremo ciò che con la violenza e gli inganni ci hanno sottratto.
La cosiddetta Italia, allora, se non vorrà inutili scompigli dovrà necessariamente applicare la legge “italiana” n. 881 del 25.10.1977 (pubblicata nel Supplemento ordinario della G.U. del 7 dicembre 1977 n.333) che ratifica la Convenzione Internazionale stipulata nell’ambito dell’ONU il 16.12.1966 e che prevale sul diritto interno italiano (Cass. Pen. 21.3.1975).
Leonardo Paletta