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Storia di Tano-Parte prima

Parte Prima

Questa è l’avventura di un ragazzo per noi strano,
forse straniero, forse saturniano,
ma comunque venuto da un posto molto lontano,
Aveva un nome, forse italiano: TANO,
E per non prenderlo proprio in giro,
Gli hanno dato anche un cognome: CIRO,
Viveva su un pianeta perfetto,
Ma che, comunque, gli stava stretto.
 C’era una volta un pianeta chiamato ARRE’T’ (dietro in dialetto), dove tutto, o quasi tutto, era il contrario di quello che noi conosciamo.
Il pianeta ARRE’T era di un tondo perfetto: una sfera (e noi sappiamo che la nostra terra è una sfera, ma non perfetta; difatti è una sfera schiacciata sui poli). Lo avvolgeva, a distanza di 30 Km un morbido strato di materia luminosa dello spessore di 33 Km. Che aveva diverse proprietà: illuminava il pianeta, lo proteggeva da attacchi esterni di meteoriti, comete, generava con ARRE’T gli esseri che popolavano il pianeta. Insomma senza questa componente non sarebbe esistito nemmeno ARRE’T e non ci sarebbe stata vita. Ah! Dimenticavo, la materia luminosa si chiamava con un nome assai particolare, ma non troppo: OLE’IC.
OLE’IC ogni tre dei nostri giorni diventava trasparente lasciando intravedere lo spazio, l’Universo con tutte le stelle, i pianeti, le galassie.
E tutto era così dalla notte dei tempi.
I colori delle cose animate ed inanimate, rispetto alla nostra Terra erano al contrario. Ad esempio il tronco di un albero invece che marrone lì era azzurro.
Già! Proprio così.
Pensate: non c’erano guerre, ma pace. Insomma un mondo veramente strano per noi! Diversamente dalla terra qui non c’era bisogno di concorrere l’uno con l’altro.
Non c’era moneta. D’altra parte a che serviva? Tutti avevano tutto.
La cosa più curiosa è che non esisteva quasi la gravità. E voi penserete come funziona questo mondo se non c’è gravità? Come in tutti i nostri sogni si vola liberi nel cielo arancione.
Scommetto che è sempre stato il vostro sogno eh?
Qui poi l’altra cosa felice e bella è che gli abitanti di questo pianeta nascevano già grandi e man mano rimpicciolivano fino a diventare giovani, ragazzi, bambini e poi neonati.
Infine si dissolvevano, volando via come bolle di sapone.
Il cielo era arancione, il mare era rosso. L’erba era viola.
Il mare… non c’era mare. C’erano invece bolle di acqua dolce che vagavano nell’aria tersa.
I laghi…  non c’erano laghi. C’erano invece bolle di acqua frizzante che appena toccate esplodevano lanciando in ogni direzione bollicine. Le bolle venivano utilizzate per irrigare i campi, ma ce ne erano sempre delle nuove che si ricostituivano nell’aria. L’umidità saliva e ad una certa quota si riformavano le bolle.
Le stagioni non esistevano: non esisteva  l’inverno, l’estate, la primavera, l’autunno. Esisteva la temperatura ideale: quella per cui ti basta coprire il corpo con un solo indumento.
Le case… le case erano fatte di legno perché non bisognava difendersi dai terremoti, dai nemici e dalle avversità atmosferiche. Erano tutte fatte con curve sinuose e non già con assi dritte, anche se a volte qualcuno si divertiva a farle anche squadrate. D’altra parte a che servivano un pavimento orizzontale, o una parete dritta, o un tetto inclinato. Erano deliziose casette curvilinee. Come anche le fabbriche, gli uffici amministrativi e tutti gli altri fabbricati.
 Su ARRE’T’ la gente era ospitale, gentile e premurosa. Ognuno offriva all’altro quello che aveva e viceversa. La solidarietà era così comune e diffusa. Tutti nascevano già con questo principio in testa… perché nascevano già grandi e senza l’idea della competizione! Non crescevano. Al contrario decrescevano. Come andare verso la felicità del bimbo.
Le malattie non esistevano, solo per gli incidenti esistevano degli ospedali in cui si medicavano le ferite o si creavano arti ed organi amputati o mancanti. Già, perché riuscivano a ricreare una mano, un piede o qualsiasi altra parte del corpo.
I carnivori non esistevano. Tutti, animali e umani, si cibavano con quello che offriva ARRE’T’ e OLE’IC. C’era abbondanza di cibo: si coltivava di tutto perché le bolle d’acqua potevano innaffiare i campi a piacimento, semplicemente spingendole con un dito e facendole esplodere lì dove serviva.
Non esistevano la Superbia (sfoggio della propria superiorità rispetto agli altri), l’Avarizia (mancanza di generosità, colui che è taccagno, ma in origine indicava la tendenza all'accumulo eccessivo ed ingiustificato, la tesaurizzazione), l’Invidia (desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie), l’Ira (il lasciarsi facilmente andare alla collera), l’Accidia (la pigrizia, l'ozio, la poca voglia di fare, l'apatia, il disinteresse verso gli altri, verso se stessi, e verso la vita).
La ricchezza non esisteva. Erano tutti ricchi. Perché avevano tutto. Il loro desiderio era conoscere… e conoscere prima di diventare piccoli e scomparire. Per questo tutti erano attrezzati con sistemi informatici per dialogare con altri simili ed altri mondi e altre realtà. Avevano, per questo, degli oggetti piccoli da polso, che funzionavano da computer, da telefono, da citofono, da radar, insomma da tutto e che si chiamava OTIM. Pensate che addirittura materializzava i desideri con ologrammi. Si, come quelli che vedete  al cinema a tre dimensioni. Con la differenza che queste immagini sembrano proprio vere.
 Tutti formavano una grande famiglia dove non esisteva potere e sottomissione.
Solo… pace.
. . . Continua . . .

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