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La Storia di Tano - parte seconda

Parte seconda
  Continua (2)
ARRE’T si trovava al di la di ogni nostra fantasia. Poteva essere vicino alla costellazione di Orione o alla Costellazione del Sagittario. Poteva essere in un’altra galassia, ma ve lo assicuro: ESISTEVA!
Il piacere di ognuno era appagato dalla conoscenza continua e man mano che si cresceva; anzi no, scusate, che si decresceva, calava anche il piacere della conoscenza e cresceva quello del divertimento.
Gli esseri intelligenti come Tano nascevano così: un raggio ∆ (delta) partiva da OLE’IC non appena affiorava da ARRE’T una massa biancastra, che si chiamava OVO. Essa si fondeva e confondeva con le bolle del mare. Allora, e solo allora il raggio colpiva OVO (grande all’incirca un metro e trentatré) e lo modellava.
Tutti, al momento della nascita erano già grandi e formati con il dono della conoscenza già infusa e della memoria di tutto quanto era già stato scoperto.
E così nacque Tano: in un giorno oh! Pardon, non ci sono giorni, ma un triplo giorno. Prima un raggio ∆ (delta) modellò il corpo, poi venne il turno dei 5 sensi, poi della memoria e della conoscenza, infine della coscienza. Come se prendesse forma prima nell’insieme e poi a poco a poco la vita cominciasse un nuovo ciclo.
Tano ebbe il tatto e cominciò a toccarsi per tutto il corpo senza però averne coscienza.
Poi l’olfatto e sentì una sensazione nuova in quello che ancora non conosceva che fosse il naso.
Dopo venne il turno dell’udito e sentì quelli che ancora erano rumori senza alcuna associazione a oggetti e simili o altro.
Quindi il gusto: ma anche questo era un mistero per Tano. Cosa stava succedendo? Si formarono gli occhi e gli si dischiuse davanti un mondo sconosciuto.
Chi era? Da dove veniva? Cosa sarebbe successo?
Ebbe paura.
Ma ecco che cominciò a ricordare: in pochi secondi immagazzinò nel proprio cervello, grazie al raggio ∆ che continuava, milioni e milioni di qubit ed a Tano si dischiuse tutta la storia del suo pianeta.
Incredibile!!
Si guardò intorno e tutto gli sembrò familiare e normale.
Ma lui chi era?
E non finì qui.
Avvertì un gran numero di regole inderogabili. Queste regole mantenevano l’ordine su ARRE’T, ma non fuori da esso.
Tano non sapeva di avere un nome. Ma ecco apparire sulla superficie luminescente di OLE’IC una scritta formata da tante stelline ancora più luminose, come se fosse un lontano fuoco di artificio: TANO. Lo riconobbe subito come suo.
 Ma parliamo ora al presente. Ci farà sentire più vicini a Tano. Egli, ora, è come se fosse vicino a noi. Forse uno di noi.
 Subito dopo senza che avesse il tempo di distogliere l’attenzione da quello spettacolo, compare su OLE’IC un altro nome: TARCONIO. Si gira sul fianco e vede per la prima volta un suo simile. Sono nati nello stesso luogo e nello stesso tempo.
Gli lancia un sorriso, subito ricambiato.
E su OLE’IC continua la danza dei fuochi d’artificio, ma anche bolle che salgono fino a fondersi con la superficie generatrice.
Tano e Tarconio si alzano e scrollato il torpore prendono coscienza di ciò che sono e di ciò che li circonda. Sanno di dover andare verso una meta conosciuta, lì su ARRE’T.
Vedono milioni di bolle che vanno, vengono, si fondono, si rispecchiano l’una con l’altra in un fantasmagorico scenario surreale. Bolle che rispecchiano, con la loro estrema lucentezza tutto ciò che le circonda. A volte qualcuna lascia spargere l’acqua contenuta al suo interno; e quest’ultima a sua volta sale per compattarsi ancora sotto forma di bolla, secondo un ciclo senza fine.
E’ fantastico vedere come sia tutto estremamente leggero tra milioni di colori.
Appena alzati, ancora ignudi e senza alcuna malizia (che invece contraddistingue i terrestri), vedono in lontananza delle colline con andamento dolce, ricche di una vegetazione lussureggiante.
Bastano pochi movimenti e fuori da quella infinità di bolle sono su ARRE’T (quella che noi chiamiamo terra). In lontananza vedono un agglomerato di case, subito riconosciuto, dall’aspetto già familiare.
Mentre camminano, dobbiamo dire in maniera davvero buffa. Già perché a loro, dal momento che su ARRE’T non c’è gravità, basta un piccolissimo movimento per muoversi. Mentre per noi sulla terra occorrerebbe un’ora di jogging faticoso per pareggiare i conti.
Il paesaggio è incantevole con piante di ogni tipo e campi coltivati, senza recinzioni, allietato da gruppi di bambini vocianti e allegri che sciamano da un parco di divertimenti all’altro e da persone che portano a passeggio bimbi ancora più piccoli.
E, ancora, piccole bollicine che ogni tanto salgono verso OLE’IC fino a scomparire per la lontananza e confondersi con altrettanto scintillii, testimonianza di altre nascite, in un ciclo senza fine.
Tano e Tarconio, intanto, raggiungono un piccolo agglomerato da case molto strano per noi, ma noto a loro, come se fossero cellule o bolle collegate ad un grande ambiente dove avvengono gli incontri e si socializza, tramite dei corridoi flessibili. E il tutto sembra come un gigantesco albero con dei rami a cui sono attaccati dei frutti colorati.
Di tutti i colori.
. . .  Continua . . .