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La Storia di Tano - parte settima
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Parte settima
continua . . .
E di rimando TARCONIO: “ certo, la perfezione va raggiunta dopo tanti sacrifici, bisogna conquistarla e qui sulla Terra non l’hanno ancora raggiunta; anzi, ti posso dire che ancora è ben lontana, però bisogna anche apprezzare gli sforzi che in molti fanno. Per questo faremo bene a fidarci delle persone giuste”
In quel preciso istante l’astronave su cui viaggiano TANO e TARCONIO ha dei sobbalzi violenti. TANO è impaurito, ma TARCONIO subito lo rassicura:” devi sapere che la Terra possiede un'atmosfera caratterizzata da una struttura piuttosto complessa e suddivisa in più strati, che in ordine di altezza sono: troposfera, quella più vicina alla Terra, poi la stratosfera, mesosfera, ionosfera, esosfera. Ecco perché, al passaggio dallo spazio all’atmosfera terrestre, l’astronave ha questi sobbalzi. Ma tranquillo, il nostro saggio SYCRO NIP ci ha dato il mezzo giusto”.
Il tempo di dire questo che l’astronave si stabilizza appena incontra la troposfera. Ed ecco, per magia diremo noi terrestri, ma non per gli ARRE’TANI, l’astronave si trasforma in una bellissima mongolfiera coloratissima con TANO e TARCONIO nel cestello. “Certo ora dovremo cavarcela da soli, è difficile avere l’aiuto di SYCRO NIP” – dice TARCONIO.
Intanto la mongolfiera, dolcemente e senza alcun rumore, sorvola L’Italia dalla caratteristica forma a stivale.
“Sai perché si chiama Italia” questa parte d’Europa? – chiede TARCONIO a TANO.
“No! Lo sai che ho perso parecchia della mia memoria durante l’incidente del buco nero” – risponde TANO.
“Bene. Ha a che fare con la Calabria, proprio lì dove stiamo scendendo. Devi sapere che Il nome Italia viene usato per la prima volta dai greci, da una persona che si chiamava Erodoto. Con tale nome si indicava la parte meridionale della penisola, l'antico Bruttium (attuale Calabria), poi il nome si estese ad indicare i connazionali della Magna Grecia, che venivano detti Italiótai. Da lì si passò, nel corso dei secoli, a chiamarla poi “ITALIA” quando dopo tante guerre sanguinose la si unificò. L’artefice di questa unificazione fu un certo GARIBALDI, un secolo e mezzo fà. Poi alcuni non sono convinti che il nome Italia derivi dai Greci (ma dagli Etruschi o addirittura dai Semiti). Ma sai perché? Perché ognuno rivendica il proprio luogo o vuole negare l’identità di una Regione. Già questo è un sentimento che si chiama invidia. E ti ripeto: questo non è un pianeta perfetto”.
La mongolfiera procede nella sua discesa e ora si possono vedere distintamente le montagne, le colline, le strade e i paesi anche se sono ancora dei puntini. E’ tutto così nitido e bello. E’ una giornata di pieno sole e la Calabria si distingue perfettamente con le sue coste bagnate dal mare, i laghi artificiali della Sila, l’Aspromonte.
Scendendo ancora le città ed i paesi si distinguono ancora più distintamente, ma per conoscere tutti i nomi dei luoghi si affidano oltre che alla memoria di TARCONIO anche ad OTIM.
Vedono Catanzaro un tempo chiamata dagli Arabi Katàntarkèo (che significa: sotto la terrazza);
vedono Cosenza città bruzia chiamata in antichità Consentia, nome che diedero i Bretti alla loro capitale nel 356 a.C. Consentia deriva dal "consenso" espresso dalle altre città del Bruzio affinché diventasse la loro capitale e dai Lucani , dai quali i Bretti si erano ribellati e liberati a seguito di una guerra;
vedono Reggio Calabria chiamata ai tempi dei Greci Rhègion (capo del Re) e poi Febèa, Rhegium (sotto i latini), Rivàh (sotto i saraceni), Reggio prima dell’unità d’Italia e Reggio di Calabria dopo per distinguerla da altre “Reggio” (come Reggio Emilia);
vedono Vibo Valentia dal doppio nome in cui Vibo deriva da Veip o Veipone (significato incerto) e Valentia perché i Romani vi insediarono una colonia chiamata così. E si chiama così da quasi duemila anni;
e infine vedono Crotone per cui una leggenda narra che il nome Crotone derivi da "Kroton", (figlio di Eaco) che morì ucciso per errore dal suo amico Eracle. Questi, per rimediare all'errore compiuto e per onorare l'amico che lo aveva ospitato, lo fece seppellire con solenne cerimonia sulle sponde del torrente Esaro e poi vicino alla tomba fece sorgere la città a cui diede il suo nome.
Ma poi ecco che compare il territorio di Cirò, sulla costa orientale della Calabria, destra per intenderci. E’ al centro tra i comuni di Cirò Marina, Melissa e Crucoli.
“Ma questi cirotani, abitanti di Cirò, come sono?” chiede curioso ma un pò intimorito TANO.
E TARCONIO: “E’ bene che tu sappia, caro TANO, che… ma forse è meglio dirti come si chiamano reciprocamente quelli di Cirò e quelli di Cirò Marina: quelli di Cirò dicono dei marinoti: “marinoti nivuri e cioti, vena la sira e li pia lu’ motu” (marinoti, neri e scemi, arriva la sera e prendono a muoversi). Di rimando i marinoti, che non sono da meno (d’altra parte derivano da Cirò): “cirotani, cirotani scorcia cani, ‘mpila piducchji e sona campani” (i cirotani scuoiano cani, infilano pidocchi e suonano le campane). Pensa che bene si vogliono. Ma, tant’è: questi sono i terrestri”.
E aggiunge: “la storia di Cirò è antichissima. Ma te la racconterò un’altra volta. Ora sappi che il nome Cirò deriva dal più antico (ai tempi dei Greci) YPSICRON, che significava “luogo alto”, poi trasformato in PSICRO’, quindi in ZIRO’ ed infine in CIRO’. E prima di Cirò esisteva vicino ad essa, forse ad “un tiro de schioppo o de pietra” (come si diceva nel Medioevo) la più antica Krimissa. E comunque non dobbiamo perdere tempo!. Pensiamo alla nostra missione”.
Intanto su OTIM (la strumentazione da polso) compare ancora più dettagliatamente il territorio di Cirò e scorrono sul monitor le varie località. Sono tante.
Bisogna conoscerle perché potrebbe servire nella ricerca di Zira.
TANO: “come fanno a registrare tutte queste località. Immagino che tutta la Terra sia piena di nomi di località”.
TARCONIO: “Già. Loro la registrazione delle località la chiamano TOPONOMASTICA. Non posseggono OTIM che permette di connetterti con l’intero pianeta ARRE’T e con l’Universo intero. Però ci sono i lati positivi: ad esempio riescono, ma non sempre, attraverso il significato dei nomi a ripercorrere a ritroso la storia, anche in mancanza di documenti. Difatti poco rimane dopo sanguinose guerre, terremoti, incendi.”
TANO: “E che significa veramente TOPONOMASTICA?”
TARCONIO gli risponde: “deriva come al solito dall’antica lingua greca e da questa a lingue ancora più antiche; è una parola composta: TOPOS che significa luogo e NOMASTICA che significa denominare. Quindi il significato è: denominare un luogo."
Sotto di loro si distinguono precisamente anche le case, gli alberi e da quella altezza si possono distinguere ancora i profili delle montagne: la Sila, il Pollino, l’Aspromonte su un fondale azzurro mozzafiato. Al di sotto un’ombra minacciosa, che su ARRE’T non ci sarebbe stata, li insegue inesorabilmente.
TANO, sempre più curioso, chiede: “e quella cosa scura che cosa è?”.
“Ma è la nostra ombra proiettata sulla Terra, qui c’è un solo punto luminoso che è il sole” risponde TARCONIO.
La mongolfiera intanto scivola via silenziosa verso una zona denominata “castedduzzu”, una collina a forma di castello.
“che non sia proprio questo il posto dove tengono prigioniera ZIRA” – pensa TANO.
Ma poi, vedendo il posto si accorge che non c’è anima viva.
Intanto un po’ più lontano si comincia a intravedere Cirò. Chissà perché, ma ai due sembra un posto familiare. I profumi della campagna nel mese di maggio sono così intensi che si avvertono da lassù, soprattutto la ginestra, i fiori d’arancio misti a tanti altri e la vista di quel verde intenso è spettacolare; l’inverno scorso avrà portato forse tanta pioggia. Ogni tanto si scorge qualche casa sperduta nella campagna.
TARCONIO interrompe quel piacevole volo dicendo: ”forse è meglio evitare il paese, è lì che tengono prigioniera ZIRA”.
Continua