Fiabe Racconti Leggende

La Storia di Tano - parte tredicesima

Parte tredicesima

Intanto TANO si era avvicinato ad una cassa appoggiata ad un muro interno della casa e corrugando la fronte, dice: “credo che ti sbagli, al labirinto ancora non abbiamo avuto accesso. Vieni a guardare: questa cassa si muove e si nota un passaggio segreto”.
TARCONIO si avvicina e con grande meraviglia nota anche lui una fessura. Così i due spostano la cassa ed appare un cunicolo. Una folata di vento proveniente dall’interno li investe.
TANO: “muoviamoci prima che i soldati ritornano”.
Così dicendo si infilano per il budello, non prima di aver rimesso a posto la cassa.
E’ un vero labirinto. Proseguendo i due incontrano tante diramazioni. E’ il panico.
Ad un tratto TANO ha una intuizione e dice: “ma se noi prima siamo scesi per le stradine del paese ora, per arrivare al castello, bisogna salire. Come è il sopra è il sotto; alle stradine di sopra all’esterno probabilmente corrispondono le gallerie del labirinto. Quindi dobbiamo prendere solo gallerie che salgono e non che scendono”.
“Intuizione giusta – risponde TARCONIO – ma mi spieghi anche dove stiamo andando?”
E TANO: “questo non lo so ancora, ma sicuramente ci manca di capire cos’è la ‘parola di guerra’”.
Così facendo i nostri due ARRE’TIANI proseguono in salita, finché non arrivano in una grande sala con una feritoia che guarda il mare in lontananza. E prima della feritoia notano con grande meraviglia un… cannone orientato proprio verso il mare.
A quel punto TANO esclama: ”ma questa è la ‘parola di guerra’: cannone in dialetto si dice cannunu e quindi siamo nel rione (o ruga) chiamato proprio così. Qui dobbiamo trovare le indicazioni per proseguire”.
Ma la fatica di tutto quel percorso in salita e per giunta anche in galleria li ha spossati, non ce la fanno più e trovato un anfratto si sdraiano per riprendere le forze.
Dopo un breve riposo ancora è TANO a parlare: “il rione cannunu è vicino al castello dove tengono prigioniera ZIRA, deve esserci una galleria che collega questo posto con il castello, ma c’è da risolvere ancora il terzo enigma, la terza chiave che può consentirci l’accesso al castello”. Ripensa alla terza frase:
“INTERPRETA AL CONTRARIO CIO’ CHE A TANTI APPARE CHIARO”
“E’ un rompicapo - mai riusciremo a decifrarla continuò TANO – ma se non sappiamo nemmeno l’oggetto della frase”.
In un angolo, sulla sinistra della feritoia in realtà c’è un buco. Guardano meglio e si accorgono che dà accesso ad un’altra galleria, però murata. Allargano il buco in modo da attraversarlo agevolmente e si trovano in una altra breve galleria. Al termine di questa una porta…
TARCONIO a questo punto rompe il silenzio e dice: “qui sulla terra è un insieme di porte, tante tantissime porte. E dire che su ARRE’T non ne abbiamo nemmeno una!”.
Detto questo aprono la porta e… si trovano in una stanza piena di ragnatele illuminata a mala pena da piccolissime feritoie poste in alto su una volta a botte in mattoni rossi. E’ una stanza arredata con mobili vecchissimi: sembra che sia stata abbandonata improvvisamente, come se chi la abitava fosse improvvisamente scappato o non fosse mai tornato. Fatto è che non c’è nemmeno la porta d’ingresso… “chissà da dove entravano?” dice TANO. TARCONIO intanto fa un giro per la stanza accorgendosi che sulle pareti tutte in pietra squadrata a vista sono appesi dei quadri, mentre TANO cerca qualche indizio per andare avanti: tasta il pavimento alla ricerca di passaggi, le pareti, infine apre dei cassetti di uno scrittoio e trova un rotolo vecchio e ingiallito dal tempo. Lo apre e si trova davanti una mappa, forse la pianta di Cirò; non presenta scritte, solo segni che individuano case e strade.
Intanto TARCONIO chiama TANO perché ha notato un quadro particolare. Appena TANO lo raggiunge TARCONIO gli dice: “guarda questo quadro…” TANO si avvicina ancora un po’, poi esclama: “ma sembra ZIRA… è incredibile la somiglianza. Ma cosa ci fa un quadro di ZIRA in questo posto? – e osservandolo ancora più da vicino – guarda! alle spalle di ZIRA , nel quadro è raffigurato un paesaggio con tre colli ed in alto, ancora, c’è una pianta con quattro torri tutte diverse l’una dall’altra: la prima in alto a sinistra a forma pentagonale con cinque lati, la seconda in alto a destra quadrata, la terza in basso a destra circolare e piccola, la quarta in basso a sinistra circolare e più grande della precedente”.
TANO ricordandosi della mappa di Cirò, trovata prima in un cassetto dello scrittoio, la prende freneticamente e l’accosta al quadro e rivolgendosi a TARCONIO: “non noti niente”.
“Niente… il castello mi sembra uguale, ha sempre quattro torri. Cosa dovrei vedere?” – risponde TARCONIO.
“Vedi – continua TANO - sulla mappa del paese la torre quadrata si trova a sinistra in alto, mentre sul quadro la stessa torre si trova a destra. Ma quale sarà la posizione giusta?”.
“Non mi chiedere altro – risponde TARCONIO – sono già confuso di mio”.
“Allora – continua ancora TANO – quando eravamo sulla torre del rione ‘a BANNERA abbiamo  visto ZIRA nella torre quadrata del castello. Ora dal momento che siamo sulla parte opposta  del castello dovrebbe risultare giusta la mappa di Cirò e non la mappa raffigurata sul quadro. Ma perché il pittore ha invertito la pianta, la mappa?”.
A quel punto TANO ripensa ancora alla terza frase:
“INTERPRETA AL CONTRARIO CIO’ CHE A TANTI APPARE CHIARO”
“Comunque abbiamo almeno la mappa del castello” dice TANO.
E TARCONIO: “Veramente è carta straccia se non riusciamo ad entrarci… nel castello”.
TANO gli risponde: “mi sembravi molto più ottimista all’inizio della nostra avventura”.
Detto questo TARCONIO fa per rimuovere il quadro e nello stesso tempo si apre un’apertura nel pavimento.
“Bene… sempre più in basso… non abbiamo ancora toccato il fondo… - ironizza TARCONIO, e continuando - lo sai come la chiamano questa apertura? … catarrattu. Nelle case in genere dava accesso alla stalla che era sempre sotto ed indovina un po’ da dove deriva questa parola? ”.
“Ma dalla lingua greca … naturalmente. Deriva tutto da lì” risponde TANO.
Continua