Uomini Illustri

GIUSEPPE GANGALE di Pasquale Spinella

GIUSEPPE GANGALE

di Pasquale Spinella

 
Nell' opprimente panorama culturale dell' Italia degli Anni Venti - mentre si va preparando l'infausto connubio tra il regime fascista e il Vaticano, e mentre gli ambienti universitari subiscono l' influsso ipnotico del verbo di Giovanni Gentile - ad una "missione di resistenza spirituale" si dedica il calabrese Giuseppe Gangale, direttore, a partire dal giugno 1924, della rivista “Conscientia” e fondatore, nei primi mesi del '27, della casa editrice “Doxa”.
Inizialmente la rivista settimanale, che si propone innanzitutto di promuovere l' unita di indirizzo delle forze evangeliche italiane e la “conoscenza del cristianesimo genuino tra la massa[1]” e che manterrà sempre costante I'impegno di presentare “ il Cristo come l' unico mezzo per quella rinascita spirituale di cui l'Italia ha bisogno per la sua salvezza[2]” - si caratterizza per un acceso anticlericalismo e un certo favore per il movimento fascista[3]. Ma, quando la sua direzione viene affidata al filosofo e teologo Giuseppe Gangale, “Conscientia” registra un deciso cambiamento di rotta.
Infatti, fin dal suo primo articolo[4], il Nostro sostiene la necessita di procedere “0Itre l'anticIericaIismo” e di insistere, piuttosto, sull‘ idea della stretta connessione che egli sa scorgere tra Riforma religiosa e rinnovamento morale e civile della Nazione, tra la Protesta e la piena maturità ideale e politica: “... bisogna ..., innestato a un largo movimento politico-sociale lo Spirito di Riforma, creare, nel paese, una corrente che abbia la forza e l' ampiezza del vecchio socialismo e del nuovo fascismo e popolarismo, ma anche la religiosità che il socialismo non ebbe, l'umanitarismo che il fascismo non ha, e la libertà di movimento che non ha il popolarismo[5]”.
Inoltre, subito dopo l' assassinio di Matteotti, Gangale abbandona definitivamente la propria iniziale posizione di apprezzamento per la "rivoluzione" fascista (“nel fascismo il programma ...é   impulso di rivalorizzazione e di rinnovamento che riunisce e affratella...”[6]), e, convinto delle affinità ideali di "cattolicismo" e fascismo, e persuaso che quest' ultimo, contrario ad ogni principio e ad ogni ideale protestante, rappresenti la restaurazione, e non la rivoluzione, opera una coerente scelta antifascista: “Ben speso è il ….. sangue [di Matteotti]: altro sangue nostro dovrà scorrere ancora, perché venga finalmente distrutta la mala pianta che disonora il nostro Paese, ... perchè l' evento civilizzatore si compia[7].
Giuseppe Gangale nasce nel 1898 a Ciro’ Marina, da famiglia cattolica. Compie gli studi liceali presso il Collegio italo - albanese di S. Demetrio Corone ( la madre è di origine greco - albanese ), trascorrendovi “otto anni di vita solitaria”, durante i quali prova una forte “ripugnanza istintiva verso la vita studentesca d'anteguerra, arraffatrice di diplomi, serenante e gaudente, microspecchio della tranquilla epoca giolittiana e liberaIe[8]”.  Prestato il servizio militare dal 1916 al 1918, si iscrive alla facoltà di Filosofia di Firenze, dove (prima di laurearsi con una tesi sui "Pensieri" di B. Pascal) fra tanti professori “che camminavan sulle macerie del vecchio mondo cattolico, senza bisogno di ricostruire una casa al loro spirito, [e che] si dicevano scettici, si dicevano relativisti, si dicevano razionalisti, si dicevano idealisti [9]...”. il giovane studente calabrese ha modo di incontrare, di sfuggita, anche Gaetano Salvemini, che “... anziché studiare tranquillamente, come faceva allora ogni professore universitario per bene, sudava delle camicie alla Camera per moralizzare I' immoralizzabile  e resisteva a tutto contro tutto ,... e oggi appare ….  uno di quegli spiriti "protestanti" d'un protestantesimo etico e metodologico[10].
Nel biennio 1921/'22, a Firenze, Gangale segue i corsi di perfezionamento di Storia delle Religioni e di Religioni Orientali, tenuti da V. Macchioro, modernista convertito al valdismo, e dal sacerdote modernista U. Fracassini. Nello stesso 1922, sempre a Firenze, costituisce, contro l' invadenza della Chiesa papale, le "Centurie anticlericali", e poi, a Napoli, entra in collegamento con la "Federazione studenti per la cultura religiosa".
Nel gennaio del '23, Gangale aderisce alla Massoneria e diviene maestro della Loggia "Tommaso Campanella" di Catanzaro[11]; nel giugno dello stesso anno pubblica un articolo[12]  in cui, denunciata l' assenza di veri e propri partiti nella nostra regione, descrive la presenza in Calabria, da un Iato, di una massa popolare “ dalla natura ribelle che deriva da un concetto assoluto e sempre presente della giustizia e del diritto” e, dall' altro, di una borghesia professionistica “ che regge la vita calabrese ...ed é di marca ideologicamente massonica, ma  ….  non erompe in eccessi ateistici, [bensì] è piena di pensosità filosofica e mistica”: una condizione spirituale, insomma, che, agli occhi del Nostro, appare propedeutica ad una nuova forma di religiosità e ad un rinnovato moto di progresso morale e civile.
Pochi giorni dopo aver ricevuto il battesimo presso la Chiesa Cristiana Evangelica Battista, nel giugno 1924 Gangale viene incaricato della direzione della rivista settimanale  “Conscientia”, sulle cui pagine condurrà per un quinquennio un serrato, spesso polemico, confronto ideale, su temi riguardanti la libertà religiosa, la mancata Riforma in Italia. L' attualismo gentiliano, I' alleanza tra fascismo e "cattolicismo" etc., insieme ad intellettuali della statura di L. Basso, A. Banfi, P. Gobetti, G. Miegge, R. Murri, G. Prezzolini, A. Tilgher e tanti altri.
Tra il 1924 e il 1925, il testo dei “ Provvedimenti per le associazioni segrete ” - emanati da Mussolini riguardo I' incompatibilità tra l' affiliazione massonica e gli incarichi pubblici, e culminanti nel decreto di scioglimento della Massoneria - viene pubblicato su  “ Conscientia[13]” senza commento alcuno. Ma, proprio nell' anno del Concordato, in un breve saggio[14] , Giuseppe Gangale, nel tracciare la storia dell' incontro tra protestantesimo e massoneria nell' Italia dell' Otto e Novecento  e, chiarendo, al tempo stesso, le ragioni della propria affiliazione a Palazzo Giustiniani , riprende e fa proprie idee sostenute in precedenza anche da altri collaboratori di “Conscientia” in varie recensioni alla “Filosofia della Massoneria” di G. A. Fichte: scopo della massoneria è quello di  “risollevare a coltura umana universale I ' unilateralità delle classi sociali, mediante l' educazione all' amor di patria ed al sentimento cosmopolitico, tra loro non in contrasto[15]”,”Io scopo finale, più universale dell' Umanità ….   è poter giungere ad una Ecclesia puramente morale, ad uno Stato assolutamente giusto[16]”.
Nel corso del 1924, Giuseppe Gangale ritorna spesso sul tema della mancata Riforma in Italia, (della mancanza, cioè, nel nostro paese di una grande riforma religiosa capace di far presa sull' anima popolare) già dibattuto, attraverso diverse formulazioni, dagli hegeliani di Napoli.
L' incapacità del governo fascista di normalizzare il paese, nonostante le continue misure liberticide, e la generale scarsa consapevolezza della necessità di tutti i conflitti ideali e di tutte le liberta, secondo il Calabrese denunciano una crisi morale che, parte di una più vasta crisi europea collegata alla crisi del protestantesimo, è dimostrazione del fatto che il popolo italiano, avendo “nelle vene troppo Cinquecento[17]”, non si è ancora affacciato alla modernità. In altri termini, secondo il direttore di “Conscientia” il Risorgimento è fallito perché è stato una rivoluzione liberale e non una rivoluzione protestante: perché I' Italia non è stata educata alla coscienza della propria missione nazionale.
Scrive, infatti, Gangale: “ L' incapacità spiritualmente rivoluzionaria del popolo nostro é nella sua educazione cattolica …..  L' Italia s'e esaurita (non solo religiosamente) col cattolicismo …. Altrove la Riforma si attuava integrale totale. In Italia, invece, ….  trovava Roma a contrastarle il passo ...; non solo la Riforma è mancata in Italia, ma anche il rinnovamento sociale, economico, morale d'Italia è mancato. E' indubbio che questo fatto c'e e che è un unico problema[18]”.  E a B. Croce, che giudicava velleitario il tentativo di diffondere in Italia Io spirito calvinistico, egli controbatte che Io spirito calvinistico è già presente in Italia, “nella volontà di lotta per il mito della civitas proletaria Dei[19]
Dopo I' assassinio di Giacomo Matteotti ad opera di sicari del regime, in applicazione del decreto legge sulla stampa del 10 luglio 1924 gli articoli di Gangale su “Conscientia”, anche a cagione della polemica sostenuta sia contro l' attualismo gentiliano (al quale viene imputata “la materialistica affermazione ed esaltazione della forza bruta e la statolatria tipicamente anticristiana[20]” di cui si alimenta il fascismo), sia contro la Riforma Gentile e l' introduzione dell' insegnamento religioso nella scuola, vengono sottoposti a speciale sorveglianza. Ma è soltanto a partire dall’ "anno giubilare" 1925 (con il suo discorso alla Camera del 3 gennaio B. Mussolini sospende, di fatto, ogni garanzia liberale statutaria, e G. Gentile presenta il "Manifesto degli intellettuali fascisti') che alcuni numeri della rivista vengono sequestrati dalle autorità fasciste, cosi come avviene anche per “Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, collaboratore assiduo di “Conscientia” ed editore di “Rivoluzione protestante” di Giuseppe Gangale.
Ma il sempre più soffocante controllo esercitato sulla stampa dal regime fascista, se pure riesce ad interrompere la feconda collaborazione fra Gangale e Gobetti, tuttavia non ottiene l' interruzione del dialogo ideale fra questi due intellettuali, a costante confronto tra loro, nonostante le divergenti posizioni, per esempio, sul concetto di "liberalismo" o sulla questione religiosa. E' vero, infatti, a questo riguardo, che per Gangale  “ la Rivoluzione liberale non ebbe solo il difetto di essere un metodo senza contenuto, ma anche quello di non essere voluta (e anche di non essere non voluta) dalle masse italiane[21]”; ed è vero che, mentre il teologo calabrese organizza il proprio pensiero intorno al "mito" di Calvino, da parte sua Gobetti auspica una cittadinanza laica, ritenendo che “all’ assenza di una Riforma in Italia non si può riparare con un tardivo fenomeno di imitazione”. Tuttavia è altrettanto vero che entrambi riconoscono con profonda convinzione “una esigenza di protestantesimo come noviziato di libertà, di serietà morale, di educazione moderna[22]”.
L'improvvisa sospensione delle pubblicazioni di “Conscientia” , all' inizio del '27, non arresta l' impegno profetico di Giuseppe Gangale, che, nello stesso anno, dà vita alla casa editrice “Doxa”. Essa pubblica, fino al 1934 (anno in cui il "calabrese che voleva protestantizzare l' Italia" deve riparare in Francia, cosi come, già dal '25, avevano dovuto fare il suo amico e collaboratore P. Gobetti e i tanti intellettuali della "Concentrazione antifascista[23]", numerosi titoli : Calvino, L’ Apocalisse della cultura, il Dio Straniero e Revival. Saggio sulla storia del protestantesimo in Italia dal Risorgimento ai nostri tempi, dello stesso Gangale; I' inchiesta Cristo-Dio, cui rispondono, tra gli altri, Antonio Banfi, Adriano Tilgher e Giovanni Miegge; le Poesie di Lutero e i Poeti della Riforma: traduzioni di opere di Lutero, Kierkegaard, Schweitzer, Tillich, etc. Sono, questi volumi, le ultime espressioni di un' esperienza di protestantesimo militante, prima del nuovo, quasi esclusivo, impegno condotto da Gangale fino all' anno della morte (1978) e dedicato allo studio e alla conservazione del patrimonio culturale delle minoranze linguistiche. Estremi tentativi -come scrive D. Dalmas- di mostrare “alle più o meno riluttanti minoranze cui si rivolse, compiti e mete diversi da quelli che credevano di doversi porre[24]”.
 
 
 
 
[1] Archivio Storico della Tavola Valdese. Cat. XII, cart. 17, Whittfnghill.
[2] II Testimonio, A. XXXVIII, nov. 1921, pag. 425.
[3] “L' atteggiamento assunto dal giornale in favore del fascismo” é deprecato in una lettera che F. Falconieri, collaboratore della rivista, invia il 28 novembre 1922 al pastore valdese D. G. Whittinghill, direttore della casa editrice “Bilychms”.
[4] G. G.: Oltre l’anticlericalismo “Conscientia”, 19 agosto 1922.
[5] G. G. : Le vie per una Riforma “Conscientià”, 21 ottobre 1922.
[6] G. G. : Fascismo e altri partiti, “Conscisntia”, 3 marzo 1923.
[7] G. G. : Dopo il misfatto i vivi e i morti, “Conscientia” 21 giugno 1924.
[8] G. G. : Ti Giobbe dell'Ottocento, “Conscientia” 16 gennaio 1926.
[9] G. G. : La nostra genesi, “Conscientia” 4 febbraio 1925.
[10] G.G. : Didascalie settimanali. Salvemini, “Conscisntia” 13 giugno 1925.
[11] Sui rapporti tra protestantesimo italiano e massoneria cfr. A. G. Gamberini / Protestanti nella Massoneria italiana del Primo il Novecento,"'Bollettino della Società di Studi Valdesi", 1972, n. 132, e A. Comba, Patriottismo cavouriano e religiosità democratica nel Grande Oriente italiano, "Bollettino della Società di Studi Valdesi", 1973, a 134; sulla massoneria in Calabria cfr. Rosalia Cambareri, La Massoneria in Calabria dall’Unità al Fascismo, Cosenza, 1998.
[12] G.G. : Studi regionali. Stati di spirito in Calabria, “Conscientia” 16 giugno 1923.
[13] Cfr. “Conscientia” a. III, 11.32, 9 agosto 1924, e “Conscientia” a. IV, n.3,l7 gennaio 1925.
[14] Giuseppe Gangale: Revival. Saggio sulla storia del protestantesimo in Italia dal Risorgimento ai tempi nostri. Doxa. Roma, 1929.
[15] Arnaldo Belluini: Recensione a G. A. Fichte, Filosofia della Massoneria, Genova, 1924
[16] A.Poggi: Il valore morale della Massoneria secondo Fichte.
[17] G. G.: Protettori e protetti, “Conscientia”, 28 giugno 1924.
[18] G. G.: Determinazioni programmatiche, “Conscientia”, 15 marzo 1924.
[19] G. G.: Nota a Benedetto Croce, “Conscientia”, 12 luglio 1924.
[20] G. Marone, Anime religiose. Presentazione, “Conscientia”, 12 gennaio 1924.
[21] G. G.: Perdigiorni della Lega, “Conscientia”, 13 dicembre 1924.
[22] Postilla di P. Gobetti ad un articolo di A. Cavalli su “Rivoluzione liberale”, n. 39, 4 dicembre 1923.
[23] In una lettera del 3 maggio 1928 (conservata presso l' archivio U.C.E.B.I.), il pastore Whittinghill spiega cosi tale improvvisa decisione: “... qui a Roma ….  la nostra libertà é cosi limitata che non ci è permesso di muovere critiche né al Vaticano né al presente governo ….. Diversi dei nostri pastori sono stati intimiditi durante le funzioni...”.
[24] D. Dalmas (a cura di): Giuseppe Gangale, profeta delle minoranze. Società di Studi Valdesi. 2002.