I Vostri Ricordi
Fioravanti e Rizzieri
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FIORAVANTI E RIZZIERI
di Saverio De Bartolo
Questo mio scritto l’ho ritrovato tra i tanti appunti mentre riordinavo le carte. Mi è venuto subito in mente mio nonno e subito ho capito che era merito suo se io ho riconosciuto Fioravante e Rizzieri e l’arricchimento di conoscenze che questo mi ha procurato.
Mio nonno Saverio era ignorante, nel senso che non aveva studiato, ma aveva evidentemente il senso della conoscenza e dell’importanza della sua trasmissione. Questo e non altro è il motivo della dedica di questo modesto contributo alla sua memoria. Sul comodino ho un blocchetto di fogli colorati sul quale annoto le parole, le frasi, i proverbi, i detti nel mio dialetto. In certi periodi mi viene questa voglia insopprimibile di ricordare i modi di dire nella lingua della mia infanzia.
Forse per esorcizzare la perdita di quella identità che nel tempo sicuramente ha offuscato i suoi caratteri più qualificanti. In certi periodi i ricordi affiorano copiosi come un campo di margherite, grande è il disappunto quando non ho la possibilità di trascrivere le parole che mi tornano in mente per mancanza di carta e penna e vani sono gli sforzi di ricordarle quando ritorno a casa. Le parole sono svanite, evaporate.
Quelle che riesco a scrivere sul blocchetto poi le trascrivo in computer in un apposito file.
Cosa ne farò ancora non so, sono tante le cose che dovrei fare che non riescono a trovare forma concreta. Attualmente sull’ultimo foglietto c’e scritto Fioravante e Rizzieri.
Questi nomi mi affiorarono alla memoria qualche giorno dopo che un caro amico mi chiese in prestito il libro del Guerrin Meschino, nel quale avrebbe cercato un riferimento a una eventuale presenza o passaggio del Meschino nel territorio di Cirò.
Qualcuno dei vecchi cirotani avrebbe detto che anticamente il Meschino era passato da Cirò, forse confondendo la fantasia con la realtà. Il risultato è stato negativo, stando a quanto il mio amico mi ha riferito in seguito. Questo conferma che il percorso culturale della letteratura popolare passa per una fase di acquisizione dei personaggi fino a diventare personaggi della storia locale.
Il Meschino fa parte dei miei ricordi di infanzia, di quando seduti accanto al focolare, in attesa che la nonna facesse pasta e fagioli col pepe rosso, il nonno mi raccontava le storie del Meschino, di Genoveffa, della Cieca di Sorrento e di altre. Grande fu la mia sorpresa quando al mercato dei libri, trovai un libro bellissimo, nuovo, ben rilegato, edito di recente, scritto da Cesualdo Bufalino, dedicato al Guerrin Meschino.
Lo lessi in un batter d’occhio; mi ha portato alla commozione la storia parallela del puparo siciliano, metafora di vita di ciascuno di noi. Il libro lo portai a mio padre a Cirò in occasione delle ferie; se lo leggeva prima di fare il pisolino pomeridiano. Successivamente trovai il libro che ritenni originale, piuttosto malandato, ancora intonso, sulle bancarelle dei libri al "Mercatino delle cose d’altri tempi", che si tiene la prima domenica del mese nella piazza del municipio a Ferrara, autore ANDREA DA BARBERINO, titolo Guerino detto il Meschino, romanzo, A. Barion Editore, Sesto San Giovanni, Milano 1931. Lo portai a casa come un oggetto prezioso, tagliai le pagine fino all’indice finale e me lo lessi fino in fondo. In uno di quei momenti in cui affiorano più acutamente i ricordi, mi venne in mente mio nonno, e mi sono ricordato che parlava anche di Fioravanti e Rizzieri.
Ho scritto i nomi sul mio foglietto, che ho lasciato in evidenza. Era una sfida per richiamare altri particolari, ma non è affiorato alcun ricordo. Chi erano questi personaggi? Sicuramente erano della letteratura popolare. Ma il mistero che tuttora permane nella i mia mente è: mio nonno in che modo è venuto a conoscenza di questi personaggi se non sapeva leggere? Sicuramente si tratta di trasmissione orale della cultura popolare, ma in quali occasioni della sua vita ciò è potuto avvenire? Forse glieli ha raccontati suo padre, oppure li ha imparati parlando coi suoi compagni di lavoro (in gioventù é stato un mietitore apprezzato), oppure in America dove é stato emigrante per ben tre volte negli anni tra il ’10 e il 30 del secolo scorso.
Adesso rammento anche che portò una Bibbia, rilegata in pelle con scritte dorate, sulla quale ho fatto le mie escursioni di letture da ragazzo. A proposito di letture voglio ricordare un episodio significativo al riguardo. Un cirotano,
una persona adulta di cui ora non ricordo il nome, per verificare se proprio ero bravo, cosi mi disse, io ero appena un bambino delle elementari , mi chiese se avevo letto il libro di Genoveffa, e alla mia risposta affermativa mi interrogò fino a farmi dire tutta la storia.
In una mia escursione serale in un negozio di libri usati, una sera mi è venuto tra le mani un frammento di libro senza copertina, ingiallito, con le prime pagine stropicciate, che terminava a pagina 53. Sfogliando veloce, come al solito, le prime pagine, un nome mi si stampa veloce nella memoria, Fioravante. Torno indietro veloce e sotto il titolo I REALI DI FRANCIA trovo una nota ”Qui comincia il secondo libro delle istorie de' Reali di Francia, nati da Costantino imperatore, e chiamasi il Fioravante, e parte di Riccieri, primo paladino e d'altri baroni poi, che furono cristiani”.
Col libro in mano senza guardare altro andai dal libraio e chiesi il prezzo, lui lo guardò e non essendoci alcun prezzo segnato a matita da qualche parte, come è suo solito, mi chiese diecimila lire. Avrei pagato qualsiasi prezzo pur di averlo! A casa scoprii che l’autore era ANDREA DA BARBERINO, titolo I REALI DI FRANCIA, testo critico, a cura di Giuseppe Vandelli, volume II - Parte II, Bologna, Presso Romagnoli Dall’Acqua Libraio editore della R. Commissione pe' Testi di lingua, 1900.
Nella pagina precedente una autentica scoperta: si tratta di un libro della “Collezione di Opere inedite o rare di scrittori italiani dal XIII al XV secolo, pubblicata per cura della R. Commissione pe' testi di lingua, nelle provincie dell'Emilia, e diretta da Giosuè Carducci”.
La mia soddisfazione era al massimo. Quel pezzo di libro era ancora intonso, ho tagliato le pagina man mano che le leggevo, la lingua era di un italiano arcaico, non saprei dire di quale epoca, con continui rimandi a edizioni precedenti, numerose e sconosciute.
Arrivato alla fine, mi venne un dubbio. Se il libraio non aveva trovato il prezzo scritto a matita, probabilmente l’aveva scritto sulla copertina di fondo, per cui la mia fretta mi aveva fatto trascurare di cercare l’altro pezzo del libro. Cosi è stato, quando sono riandato a rovistare ho trovato l’altro frammento, con soddisfazione mia e del libraio.
Ho pagato in tutto ventiduemila lire. Altre trentamila le ho spese per farlo rilegare, dopo averlo letto fino alla morte di Fioravante. Poi il libro diventa noioso con una marea di personaggi e vicende. Finalmente mi venne la curiosità di sapere chi era Andrea da Barberino. Ho sfogliato l’enciclopedia della letteratura e con mio sommo piacere ho trovato quello che cercavo. Andrea da Barberino (Barberino in Valdelsa 1370 ca., Firenze, dopo il 1431) scrittore italiano.
Cantore di piazza, tradusse e rielaborò in prosa italiana, arricchendole di particolari avventurosi e realistici, molte storie dei romanzi cavallereschi francesi: I reali di Francia, Guerin Meschino, Supramonte, I Nerbonesi, Ugone d’AIvernia, Aiolfo del Baricone ecc. .
Calando le leggende carolinge e bretoni in strutture più facili e romanzesche, A. da B. divenne l’interprete delle esigenze di una società borghese (mercanti, artigiani) esclusa dall’alta cultura ma desiderosa di una propria letteratura narrativa, dalla quale trarre diletto e insegnamento; grazie a tali caratteristiche, la sua opera (soprattutto I Reali di Francia e Guerin Meschino) godette di eccezionale popolarità fino al sec. XIX. Penso che mio nonno sarebbe stato contento, se avesse avuto la possibilità, di avere questo libro tra le mani, ma la sua vicenda terrena era ormai conclusa.
Saverio De Bartolo
( Articolo apparso su Calabria Letteraria n. 7-8-9 –Luglio, Agosto, Settembre/2010)
Nonno Saverio
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